Come operatore dell’informazione, ho il privilegio di visitare altri luoghi suggestivi e incantevoli. Nel programma operativo della Regione Puglia (FESR-FSE 2014/2020), inerente la tutela dell’ambiente e la promozione delle risorse naturali e culturali (il Comune di Erchie, nel brindisino, ha vinto il bando ed ha varato un progetto articolato ed interessante) vi sono delle tappe di grande fascino. Ad Avetrana – giornalisti, blogger, press tourism e opinion leader – visitiamo il Torrione medievale, la cinquecentesca Torre Colimena, ma anche la Salina dei Monaci e la Palude del Conte.
LA SALINA DEI MONACI. Sotto un sole cocente e un cielo terso, ammiro il mare pugliese. Sulla spiaggia c’è gente che fa i primi bagni. Adiacente sorge l’antica salina che da oltre tre lustri è area naturale protetta. La famosa Salina dei Monaci di Bevagna costituisce, sostanzialmente, un raro esempio di archeologia industriale. Vi sono piante tipiche e una fauna di grande interesse che va dagli uccelli migratori ai fenicotteri rosa, dalle garzette ai cavalieri d’Italia. Quest’ultimo dettaglio mi incuriosisce oltremodo. Infatti, questa peculiarità faunistica si trova anche nel mio paese, Serradifalco (in Sicilia), nel Nisseno, dove esiste il lago Soprano.
LU TRUDDU. Al cronista che ammira la struttura imponente del trullo Cosimo Mazzeo “Pizzichicchio” di San Marzano non sfugge, inoltre, la discreta somiglianza con i nuraghi sardi. Tempo addietro ne ho visti diversi nell’isola “cugina”. Con il nostro impeccabile autista, Franco Carrozzo, che con il pullman ci consente i vari spostamenti, arriviamo in questo posto veramente suggestivo ed intriso di mistero. Lu Truddu, come viene chiamato il sito, che è una costruzione rurale, veniva realizzato nelle campagne e utilizzato “come deposito, ma anche come ricovero durante l’inverno e come residenza delle famiglie contadine in estate. Nella fase di raccolta e di lavorazione di alcuni prodotti”, spiega con entusiasmo il professor Antonio Cavallo, la nostra preziosa guida. Una struttura realizzata con pietre irregolari “allocate a secco”, di forma tronco-conica a gradoni.
PIZZICHICCHIO. Provo l’ebbrezza nell’entravi dentro. Questo truddu venne utilizzato, ci informano, dal brigante Pizzichicchio. Il vano è piccolo, sebbene dall’esterno si veda una struttura più maestosa ed imponente. Emana un certo fascino e un alone di mistero. Nella parte superiore c’è una guardiola di vedetta e un terrazzo agibile. Vi salgo sopra assieme ad altri colleghi giornalisti. Ci sono anche nicchie occultabili tra le pietre, “capaci di contenere armi e vettovaglie” si legge in una nota stampa. Lecci e olivastri la fanno da padrona, una macchia mediterranea incantevole. Lo studioso locale, in merito alla struttura, chiosa: è un unicum.
LA MASSERIA CUTURI. Poco dopo ci trasferiamo presso la magnifica Masseria Cuturi, di proprietà della famiglia padovana Paolo Rossi Chauvenet e Lorenza Cracco. La figlia Camilla e il professor Cavallo raccontano e spiegano. Il bosco è vasto più di 35 ettari. Nelle circostanze vi sono oliveti, due boschi (individuate due aree di interesse archeologico). Sono state inoltre rinvenute tombe scavate nella roccia e “probabilmente risalenti al periodo messapico e magno-greco”. L’azienda agricola rappresenta veramente uno scrigno naturale ed affascinante “avvolto dai profumi della macchia mediterranea”. Accanto, sorge il Monte dei Diavoli. “Nel prossimo futuro, Masseria Cuturi vuole diventare un Hub, un incrocio di culture, un centro internazionale di ricerca sui benefici che derivano dalla dieta mediterranea”, raccontano al cronista. Camilla asserisce: “Vorremmo che la nostra esperienza vitivinicola in Veneto potesse trovare piena espressione anche nella valorizzazione di un vicino così prezioso come il Primitivo, per farlo conoscere in tutto il mondo”.
LA DEGUSTAZIONE. Prima del pranzo, gustoso ed abbondante, Agata Rodi illustra brevemente il progetto per la valorizzazione di questo territorio e poi ci presentiamo nella rustica e gradevole sala. Mi farà enormemente piacere ricevere l’elogio per il mio breve intervento da parte del professor Paolo Rossi Chauvenet, proprietario della splendida struttura. Laboratorio e degustazione “Dalla terra alla tavola” in collaborazione con VinOlia. Intrattenimento musicale con un trio eccellente: Anna Maria Saracino (brava cantante, sensuale ballerina, che suona anche il sax contralto), il figlio Flavio e il fratello Antonio, entrambi polistrumentisti di straordinaria abilità esecutiva. Cantano e suonano, si balla. Anna Maria coinvolge me ed altri colleghi. Pizzica e suoni trascinanti, in un turbinio di emozioni e di allegria. Ballerò anche con la signora Lorenza Cracco ed Agata Rodi. La Puglia è anche questa trascinante magia contagiosa.
SAN MARZANO E SAVA. A San Marzano visitiamo il santuario Madonna delle Grazie. Alcuni giovani del servizio civile ci raccontano le notizie principali. E’ presente anche l’assessore alla Cultura, Antonio Caprino. Lo splendido esempio di arte rupestre si presenta come una cripta che insiste su un avvallamento della gravina circostante. Gli albanesi hanno valorizzato questi posti. Giovanni Colonna (presidente Confguide Brindisi e Taranto) sul pullman ci aveva fornito alcuni interessanti dettagli. Ad esempio, che questa Madonna era definita dell’abbondanza e che il santuario è meta di pellegrinaggio (coinvolge molti fedeli). A Sava, immediatamente dopo, incontriamo padre Luigi Prudenzano. L’anziano sacerdote, spigliato e affabile, dà cenni sul santuario Madonna di Pasano. Ha uno stile barocco e bizantino. Per l’amministrazione comunale è presente la giovane assessora Verdiana Toma.
MUSEO DELL’OLIO. Assai interessante è anche la visita del Museo dell’Olio con frantoio nel semipogeo. Ad accoglierci, tra gli altri, anche il sindaco di Sava, Dario Iaia. Questa struttura è collocata al centro della cittadina tarantina, sotto al palazzo municipale. Il museo comprende una sezione storica che descrive l’evoluzione della coltivazione dell’olivo, una sezione attrezzi e strumenti, un’altra sezione di immagini antiche… E’ presente anche il dinamico sindaco di Erchie, Giuseppe Margheriti, assieme alla moglie. Alcune donne impegnate nell’associazionismo hanno preparato squisite pietanze locali. Tutti noi apprezziamo non solo la bontà culinaria, ma soprattutto l’ospitalità genuina e generosa di questo popolo.
MICHELE BRUCCHERI
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