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Pina Traini

C’è un filo silenzioso ma tenace che attraversa gli ultimi ventotto anni di storia vaticana: è la voce, mai sopra le righe, di Pina Traini, giornalista professionista originaria di Ascoli Piceno. Dal 1997 lavora all’interno della Sala Stampa della Santa Sede, dove ha vissuto da vicino i pontificati di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Oggi è operativa nel Dicastero per la Comunicazione, in servizio presso la Sala Stampa della Santa Sede, nel settore della comunicazione istituzionale.

Dal Piceno al cuore della Curia
Il legame con la sua terra d’origine resta forte, nonostante la distanza e gli impegni. Pina Traini è anche l’anima di una delle realtà culturali più vivaci del centro Italia: l’associazione “Il Portico di Padre Brown”, da lei fondata e presieduta, che promuove da anni eventi culturali di alto livello, sulle linee direttrici della Bellezza e della Spiritualità, avendo come “nume tutelare” lo scrittore e teologo inglese G.K. Chesterton.

“L’associazione è nata 15 anni fa – racconta – per coniugare la riflessione culturale con l’attualità, stimolando una partecipazione viva e una cittadinanza consapevole. Ricordo in particolare due iniziative: la riscoperta e la valorizzazione della misteriosa Sindone di Arquata e il lavoro sulla Giornata della Memoria, vissuta come una sorta di laboratorio di conoscenza della cultura ebraica, nell’ambito di una riflessione interculturale e del dialogo interreligioso”.

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Una carriera iniziata quasi per caso
La sua carriera vaticana comincia in modo inaspettato. “Arrivavo dall’esperienza del settimanale Il Sabato, avevo curato l’ufficio stampa per EurHOPE, in occasione della visita di Papa Giovanni Paolo II a Montorso. Poi mi chiamarono per un colloquio in Sala Stampa. Non ero poliglotta e pensavo di non avere chance. Invece, apprezzarono la mia esperienza giornalistica. Così iniziai questo cammino”.

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Pina Traini con Joaquín Navarro-Valls

Accanto a lei, all’inizio, c’era Joaquín Navarro-Valls, storico portavoce di Giovanni Paolo II. “Un uomo che ha dialogato con i grandi della Terra. Da lui ho imparato moltissimo”.

Tre Papi, tre anime
“Giovanni Paolo II è stato il Papa del Gesto. Lo ricordo in mille occasioni: al Muro del Pianto, con il casco da minatore, con il naso da clown… ma anche giovane tra i giovani, come al Giubileo di Tor Vergata del 2000, quando, cantando insieme ai tre milioni e mezzo di Papa boys, esclamò: ‘Chi sta con i giovani, resta giovane’.”

“Benedetto XVI era il Papa della Parola: un teologo di finezza straordinaria, uomo di dolcezza disarmante, ‘un umile lavoratore nella vigna del Signore’, come lui stesso si definì. Pianista e appassionato di musica, amava teneramente i suoi gatti. Il suo addio in elicottero nel 2013 fu per tutti noi un momento di smarrimento profondo”.

“Francesco, infine, è stato il Papa della prossimità, della vicinanza, dell’inclusività. La sua preghiera solitaria in Piazza San Pietro durante la pandemia resta uno dei momenti più intensi che io abbia mai vissuto. Il mondo intero si è raccolto in quel silenzio”.

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“Riservatezza non è chiusura”
Oggi Pina Traini lavora in Sala Stampa, dove si occupa del notiziario ufficiale dell’attività del Santo Padre, della redazione e dell’editing dei testi e dei documenti ufficiali, e del coordinamento delle informazioni provenienti dagli altri dicasteri. “La riservatezza vaticana non è chiusura, ma rispetto. Il Papa chiede trasparenza, ma c’è anche un valore nel silenzio, quando serve”.

Una delle esperienze più significative? “Lo sono tutte: dalla redazione di Encicliche e Documenti, alla preparazione e al racconto dei Viaggi Pastorali dei Papi, alle migliaia di incontri e testimonianze… Ogni gesto, ogni parola è importante. Ed è emozionante contribuire con il proprio lavoro, anche solo in parte, a un Messaggio di portata universale”.

“Non è questione di quote rosa”
È una delle (ormai diverse) donne con un ruolo operativo nella Curia. “Papa Francesco ha aperto molte porte, ma non si tratta solo di quote rosa. Si tratta di integrare visioni diverse, con pari competenza. È una sfida e un onore”.

Il futuro della Chiesa?
“Difficile, ma affascinante, pieno di sfide e carico di speranza. La Chiesa, mater et magistra, sarà sempre viva e vitale perché si fonda su Cristo, l’eternamente giovane. Viviamo un tempo complesso, ma anche ricco di opportunità. La Chiesa, se sa ascoltare e restare vicina alla gente, può ancora offrire senso e speranza. Il Vangelo è sempre attuale, ma va testimoniato con coerenza.”

Una vita al servizio della Parola
“Entrare ogni giorno in Vaticano è un privilegio. So che dietro le parole che scrivo può esserci la voce della Chiesa. E cerco sempre di vivere questo dono con gratitudine e umiltà”.

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Giornalista vaticana, voce discreta ma presente della comunicazione pontificia da oltre venticinque anni, Pina Traini ci accoglie con il suo stile pacato e riflessivo. In questa intervista esclusiva ci parla dell’importanza della preghiera, della devozione ai Santi – in particolare al giovane Carlo Acutis – e riflette sul valore del Giubileo, della fede vissuta nel quotidiano e della gratitudine che accompagna ogni suo passo.

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Pina Traini con Papa Giovanni Paolo Secondo

L’INTERVISTA
Pina, la sua vita professionale si intreccia da sempre con la dimensione spirituale. Che ruolo ha la preghiera nel suo quotidiano?
La preghiera è la mia bussola. È il momento in cui mi riconnetto con ciò che conta davvero, con Dio, ma anche con me stessa. Vivere in Vaticano non significa essere automaticamente immersi nella spiritualità: serve custodire ogni giorno uno spazio silenzioso dove lasciar parlare il cuore. Per me, quel tempo è la preghiera. È ascolto, è affidamento, è respiro profondo.

Ha una devozione particolare verso qualche Santo?
Sono molto legata a San Francesco d’Assisi, per la sua radicalità evangelica, e a Santa Teresa di Lisieux, per la sua spiritualità dell’“ordinario” vissuto con straordinario amore. Ma negli ultimi anni il mio cuore si è acceso in modo speciale per il Beato Carlo Acutis. La sua vita è un messaggio potente per i giovani: era un ragazzo normale, appassionato di tecnologia, ma innamorato dell’Eucaristia. Diceva: “L’Eucaristia è la mia autostrada per il cielo.” La sua fede semplice, luminosa e concreta è un faro anche per noi adulti.

Come sta vivendo questo Giubileo? È diverso da quello del 2000 con Giovanni Paolo II?
È diverso perché il mondo è cambiato, siamo più fragili, ma anche più consapevoli. Il Giubileo del 2000 fu un’esplosione di speranza, piena di energia giovanile – penso al grande evento di Tor Vergata. Oggi viviamo un Giubileo in un’epoca ferita: dalla pandemia, dalle guerre, dalla crisi dei valori… e non solo! Ma proprio per questo può essere ancora più autentico. Il Giubileo è tempo di grazia, di ritorno all’essenziale, ed il compianto Papa Francesco lo ha voluto impostare come un’occasione di rinascita nella misericordia.

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Cosa sono per lei i “valori veri” e come li applica nella sua quotidianità?
Onestà, ascolto, fedeltà, discrezione. Credo nella forza delle piccole cose fatte bene, nella coerenza tra ciò che si dice e ciò che si vive. Nel mio lavoro, cerco ogni giorno di dare dignità alla parola, perché ciò che comunichiamo costruisce o distrugge. Nella vita privata, cerco di vivere l’accoglienza, il rispetto, il perdono. I valori veri non fanno rumore, ma danno radici profonde.

C’è stato un momento in cui ha capito il senso della sua vita?
Non è stato un momento solo, ma una sequenza di piccoli sì. Quando ho iniziato a lavorare in Vaticano, non immaginavo dove mi avrebbe portato questo cammino. Ho capito che il senso della mia vita è servire, nel silenzio, offrendo professionalità, ma anche empatia e fede. Non sono perfetta, ma sento che il Signore ha voluto farmi strumento, e questo dà significato a tutto.

Se potesse dire “grazie” oggi, a chi lo direbbe?
Anzitutto a Dio, che ha creduto in me anche quando io dubitavo. Alla mia famiglia, che mi ha insegnato a credere nei sogni senza perdere l’umiltà. A tutti i maestri che ho incontrato, da Joaquin Navarro-Valls ai tanti colleghi silenziosi che mi hanno insegnato il valore dell’ascolto. E poi ai giovani: sono loro che mi fanno sperare, che mi costringono ogni giorno a rinnovare la mia fede in un futuro migliore.

Un’ultima parola per i lettori?
Non abbiate paura della profondità. Il mondo di oggi ci spinge alla superficie, ma è nella profondità che si trovano le vere risposte. Coltivate la bellezza, custodite la preghiera e non smettete mai di cercare il senso, anche nei giorni più bui. Perché, come diceva Carlo Acutis, “tutti nascono originali, ma molti muoiono fotocopie”. Viviamo da originali, nella luce del Vangelo.

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Pina Traini con il sindaco di Ascoli Piceno

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Osservare Pina Traini è come scrutare una finestra che si affaccia sul cuore silenzioso della Chiesa. Non ama i riflettori, eppure è sempre nel punto in cui accadono le cose essenziali. La sua è una presenza che non impone, ma accompagna; non cerca visibilità, ma senso. In un mondo che corre e grida, lei ascolta. In un tempo che consuma, lei custodisce.

Pina è una di quelle figure che trasformano il fare in servizio e il lavoro in vocazione. La sua professionalità non è mai sterile: è intessuta di rispetto, profondità e dedizione. La parola per lei non è uno strumento da usare, ma una realtà da onorare. Lo si avverte nel modo in cui parla, scrive, comunica: c’è sempre una soglia di silenzio da cui emerge qualcosa di vero, qualcosa che nasce dall’esperienza e dall’interiorità.

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La giornalista con Mogol

La sua fede non è mai esibita, ma vissuta. È la fede della gente semplice e forte, quella che cresce nei gesti quotidiani, che si alimenta nella preghiera, che si irrobustisce nel tempo. Il suo sguardo è limpido perché allenato a vedere in profondità, dove le apparenze si sciolgono e resta solo ciò che conta davvero.

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Pina Traini è una testimone del tempo che sa dare valore alla storia. È il ponte discreto tra la parola del Papa e il cuore delle persone. Una donna che ha scelto la strada dell’umiltà, della cultura, del servizio. In un’epoca affamata di autenticità, lei è la prova che si può essere fedeli al Vangelo anche dietro le quinte, facendo della vita un annuncio silenzioso, ma potente.

E in questo tempo in cui tutto sembra fluido e sfuggente, Pina ci ricorda che restare saldi nei propri valori non è debolezza, ma coraggio. E che c’è una bellezza che non si misura in like, ma in verità. Quella che lei, ogni giorno, senza clamore, continua a incarnare.

ILARIA SOLAZZO

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