In un’epoca in cui il rumore del mondo spesso sovrasta il silenzio della coscienza, don Cosimo Schena sceglie di mettersi in ascolto. Psicologo, filosofo e sacerdote noto al grande pubblico anche come “prete influencer” per la sua attività sui social network, Schena ha saputo intercettare – attraverso i nuovi linguaggi digitali – il grido silenzioso di migliaia di persone in cerca di Dio. Ne è scaturito un dialogo autentico, tanto profondo quanto diffuso, da cui prende forma il suo ultimo lavoro editoriale: “Dio è il mio coach. Consigli evangelici su misura per te” (Piemme, 224 pagine, pubblicato il 23 aprile 2024).
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Il volume si presenta come un compendio di riflessioni spirituali radicate nella quotidianità, nate dalla corrispondenza epistolare virtuale che don Cosimo ha instaurato con i suoi follower. «Mi sono reso conto – afferma l’autore – che sono soprattutto coloro che sono più lontani dalla Chiesa ad avvertire, in modo struggente, la sete di Dio. Il libro è un ponte, un tentativo concreto di raggiungere chi si sente ai margini, per ricordargli che non è solo».
Un vangelo tascabile per il nostro tempo
Più che un manuale di autoaiuto, “Dio è il mio coach” si configura come una “messa tascabile”, un breviario di consolazione accessibile e profondo. Ogni pagina raccoglie testimonianze, domande, dolori, atti di fiducia: una vera e propria corrispondenza spirituale che trova nella Parola di Dio una bussola per orientare la vita, anche nei suoi frangenti più oscuri. Con uno stile diretto ma mai banale, il sacerdote propone chiavi di lettura evangeliche per affrontare sfide, fallimenti e nuove partenze.
«La Chiesa – prosegue don Cosimo – deve oggi avere il coraggio di esplorare nuove vie di comunicazione per risultare davvero accogliente e inclusiva. Questo libro vuole offrire uno strumento concreto di prossimità e speranza».

Il dono dell’ascolto nella pastorale digitale
La notorietà social dell’autore, maturata attraverso poesie spirituali e campagne a difesa degli animali, ha generato un flusso costante di messaggi da parte di utenti da ogni angolo d’Italia. Più che follower, anime in ricerca: persone che hanno riconosciuto in lui una figura capace di ascolto empatico, privo di giudizio. A ciascuna di esse don Cosimo ha risposto, dando vita a un tessuto narrativo che si è trasformato in testo editoriale.
A rendere il progetto ancora più significativo è la prefazione di padre Lucio Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, che ne riconosce la valenza evangelizzatrice in chiave contemporanea.
Un libro universale, spiritualmente accessibile a tutti
La forza di “Dio è il mio coach” risiede anche nella sua versatilità. Letto da adolescenti, adulti, studiosi di teologia e semplici curiosi, è stato definito da chi lo ha acquistato come un “viaggio spirituale moderno”, un libro “che consola e accarezza l’anima”, un “vino da meditazione” da assaporare lentamente.
Maria Rosa lo descrive come “una carezza per l’anima e per il corpo”, mentre Roberta sottolinea come il testo riesca ad “avvicinare i lettori alla spiritualità senza cadere in derive moralistiche o dottrinali”. Silvia Solda ne apprezza la chiarezza: «Ci mostra come la fede possa liberarci da sensi di colpa e giudizi, se solo decidiamo di affidarci davvero». Non meno importante l’aspetto solidale: parte del ricavato della vendita dei libri va in beneficenza, rafforzando così l’impegno sociale del sacerdote.
Un mosaico di vita vera e parabole moderne
L’impianto narrativo del libro è costruito a partire dalla realtà, come conferma lo stesso autore: «Le parabole moderne presenti nel testo nascono da esperienze quotidiane, da fragilità condivise, da vite vere. È dalla concretezza che si può partire per offrire speranza autentica e duratura». Ogni capitolo diventa così una tessera di un mosaico spirituale che invita il lettore a riscoprire la bellezza delle piccole cose, e a vivere la fede come risorsa vitale per affrontare l’esistenza.

Il titolo, volutamente originale, richiama il linguaggio motivazionale per tradurre in forma contemporanea la figura di Dio come guida e alleato nel percorso personale di crescita e redenzione. Non una forzatura, ma un ponte semantico tra la sacralità della tradizione e l’urgenza dell’oggi.
Una guida spirituale per tempi incerti
“Dio è il mio coach” si propone dunque come un’opera inclusiva, capace di parlare sia al cuore del credente sia a quello dell’ateo in ricerca, accompagnando ciascuno nel proprio cammino interiore. Una sorta di bussola per ritrovare la rotta in un mondo che spesso confonde il successo con la felicità, e la performance con il senso.
Perché, come scrive don Cosimo: «Ogni giorno può essere il primo giorno di una vita nuova, se si accetta di avere Dio come compagno di viaggio».
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L’INTERVISTA
Il suo nuovo libro è stato definito una carezza per l’anima, un compagno spirituale tascabile, una guida concreta per affrontare le sfide della vita. Dio è il mio coach. Consigli evangelici su misura per te (Piemme, 2024) sta facendo molto parlare di sé. Abbiamo incontrato il suo autore, don Cosimo Schena, sacerdote, filosofo, psicologo e volto molto seguito sui social, per approfondire genesi, obiettivi e messaggio di questa opera.
Come nasce l’idea di “Dio è il mio coach”?
Nasce da un’esigenza concreta: offrire risposte reali a domande autentiche. Dopo anni di ascolto, dialogo e confronto con migliaia di persone, soprattutto attraverso i social, ho sentito il bisogno di raccogliere quelle riflessioni, quei messaggi, quelle richieste d’aiuto che quotidianamente ricevevo. È stato come dare voce a un’umanità in ricerca, che chiede una guida ma senza essere giudicata. Il libro è un’estensione di quel dialogo: vuole accompagnare, non istruire; suggerire, non imporre.
Il titolo è decisamente originale. Perché “coach”?
Perché oggi molti cercano un mentore, qualcuno che sappia motivare, incoraggiare, sostenere nei momenti difficili. E allora perché non pensare a Dio come a un coach? Non nel senso commerciale o modaiolo del termine, ma come a una guida solida, costante, capace di indicarci una direzione anche quando ci sentiamo smarriti. Il titolo vuole essere un ponte tra la spiritualità e il linguaggio contemporaneo.

A chi si rivolge il libro? C’è un pubblico specifico?
A tutti. Chiunque può trovarvi uno spunto, una risposta, una luce. L’ho scritto pensando in particolare a chi vive momenti di crisi, di transizione, di smarrimento. A chi sente il bisogno di ricominciare o semplicemente di ritrovare sé stesso. È un libro accessibile, non teologico in senso accademico, ma profondamente evangelico. Non c’è bisogno di “sapere” per leggerlo, basta voler ascoltare.
Molti lettori lo definiscono una “messa tascabile”. Era questo l’obiettivo?
In parte sì. Volevo che il libro potesse essere portato ovunque e aperto in qualsiasi momento, come si fa con una preghiera o con un messaggio ricevuto da un amico. Ogni capitolo è autonomo, una piccola parabola moderna. Non si legge tutto d’un fiato: si assapora, si riflette, si custodisce. È un invito alla lentezza in un tempo che corre.
Nel libro c’è molta vita quotidiana. Quanto è importante partire dalla realtà concreta per parlare di fede?
È essenziale. Il Vangelo stesso è un libro di vita, non un trattato astratto. Gesù parlava in parabole perché partiva dalla realtà, dai campi, dai mercanti, dalle famiglie, dalla malattia, dalla gioia. Ho cercato di fare lo stesso: partire dalle esperienze concrete per offrire uno sguardo più profondo, spirituale, capace di andare oltre l’apparenza. Quando la fede tocca la vita reale, diventa rivoluzionaria.
Hai ricevuto migliaia di messaggi online. Cosa ti ha colpito di più nel dialogo con i tuoi follower?
La sete. Una sete immensa di ascolto, di comprensione, di senso. Ma anche la paura di essere giudicati. Tantissime persone mi hanno scritto confidando cose che non avevano mai detto a nessuno. Ho capito quanto sia prezioso offrire uno spazio in cui sentirsi accolti. Non ho mai risposto con una verità “pronta”, ma con un accompagnamento, con una parola che potesse aprire alla speranza. È da quei dialoghi che è nato il libro.
Nel libro c’è anche una dimensione estetica: molti lettori lodano la bellezza materiale dell’opera. È stata una scelta voluta?
Assolutamente sì. La forma comunica quanto il contenuto. Un libro che vuole parlare di bellezza interiore deve anche essere bello da vedere, da toccare, da conservare. Il lettore deve sentirlo come un oggetto prezioso, non perché costoso, ma perché porta dentro qualcosa che ha valore. Anche la bellezza è una via per arrivare a Dio.
Hai ricevuto riscontri molto positivi. C’è un commento che ti ha particolarmente colpito?
Uno in particolare diceva: “Questo libro è come una luce in una stanza buia. Sembrava scritto per me”. È esattamente quello che speravo: che ognuno potesse trovarci qualcosa di personale, di intimo, come se quelle parole fossero nate per lui. Quando il lettore si riconosce, la missione è compiuta.
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In che modo i social possono diventare strumenti di evangelizzazione?
Se usati con autenticità e rispetto, sono un canale potentissimo. Possono portare il Vangelo là dove la Chiesa non arriva fisicamente. Il digitale non sostituisce il contatto umano, ma può essere un primo passo, un avvicinamento, un segnale. In fondo, è sempre questione di linguaggio: se cambiano i mezzi, anche il messaggio va tradotto, pur restando fedele alla sua verità.

Un messaggio per chi si sente lontano dalla fede, ma sta leggendo queste parole?
Non sei solo. Non devi essere perfetto per avvicinarti a Dio. La fede non è per i santi, ma per chi è in cammino. E ogni cammino, anche quello più incerto, ha bisogno di una guida. Se ti fermi un attimo, se ascolti in silenzio, sentirai che quella guida ti sta già parlando. E forse – chissà – potrai trovarla anche tra le pagine di questo libro.
***
Nel tempo frammentato in cui viviamo, dove tutto corre e poco si ascolta, Dio è il mio coach non è solo un libro: è un invito a fermarsi, a respirare, a ritrovare un dialogo autentico con sé stessi e con ciò che c’è oltre noi. Don Cosimo Schena ci consegna parole che non predicano, ma accompagnano; non impongono, ma illuminano. Con la delicatezza di chi ha imparato ad ascoltare prima di parlare, offre uno spazio sicuro, dove la fragilità non è debolezza ma punto di partenza per ricostruire.
In un’epoca in cui si cercano guru, life coach e soluzioni rapide per ogni ferita dell’anima, questo libro ci ricorda che il vero alleato del nostro cammino potrebbe essere già accanto a noi, in silenzio, aspettando solo che lo riconosciamo. E che, a volte, anche un post sui social può essere un seme di speranza se nasce da un cuore sincero.
Per chi è in cerca, per chi ha smesso di cercare, o per chi semplicemente ha bisogno di riscoprire la bellezza del quotidiano alla luce della fede, Dio è il mio coach è un compagno prezioso. E se desiderate che quella voce discreta continui a risuonare anche dopo l’ultima pagina, seguite don Cosimo sui social: lì dove il mondo scorre veloce, lui costruisce ogni giorno uno spazio di quiete, profondità e amore gratuito. E, forse, è proprio da lì che può iniziare un nuovo viaggio interiore.
ILARIA SOLAZZO
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