Giovanna Mulas
Giovanna Mulas

“Da oltre quindici anni sto vivendo un dramma, a Lanusei, con mio marito, poeta argentino e i nostri sei figli”. A parlarmi con il cuore in mano è Giovanna Mulas, classe 1969, di Nuoro. Una delle personalità più brillanti della cultura sarda, italiana, dal forte impegno civile. Un’autrice che ha già pubblicato più di venti libri, tradotti in varie lingue. Una ricca e prestigiosa carriera tra narrativa, poesia e saggistica. Stimata e apprezzata all’estero, vincitrice di diversi premi letterari.

“L’apogeo della mia vicenda – dichiara al nostro microfono – è stato toccato nel 2020 a Lanusei, in provincia di Nuoro. Dove risiedo, dove ho subito un’aggressione fisica violenta da parte di un gruppo di criminali del luogo. Persone sostenute da una fetta della politica locale deviata”. E aggiunge: “Da certa magistratura politicizzata”. E tuona: “Di chiara infiltrazione mafiosa. Sono stati, da me, denunciati con diversi articoli ad hoc, documentati”.

Giovanna Mulas prosegue: “In loco, è stato fatto di tutto per tacere la vicenda. Perché avevo chiesto aiuto diverse volte oltre che all’ex comandante della polizia municipale, anche a quei sindaci che si sono succeduti – non a caso cugini – prevedendo ciò che sarebbe accaduto. Ovvero la classica escalation di violenza. Ma nei nostri confronti non c’è stato un nulla di fatto”.

Fa una breve pausa e riprende: “Dirò di più: nel 2025 ho riscontrato il mio stesso sindaco, avvocato e in pieno conflitto d’interessi, nella difesa dei miei aggressori. Il succitato ex capo della polizia municipale locale (al tempo pure allertato più volte sulla violenza in crescendo) ha difeso lo stesso nucleo violento in Tribunale, tentando di screditarmi a dispetto del mio essere donna e della notoria serietà che contraddistingue il mio impegno nel mondo”.

Senza peli sulla lingua, continua: “Parlo di un’aggressione violenta nei miei confronti passata addirittura per ‘rissa’, sebbene un gruppo di uomini contro una donna. Mi salvai grazie solo all’intervento di mio marito e dei miei figli, accorsi scalzi e in pigiama alle mie urla di aiuto. Tutto è accaduto a fianco alla mia casa di famiglia”.

Parla dei reperti ospedalieri prodotti e sottolinea: “Un magistrato locale, nonostante donna, ha accusato me di stalkeraggio, a dispetto di ogni evidenza. Con l’imposizione di frequentare un sedicente ‘corso antiviolenza’ di due giorni, promosso da quei servizi sociali che denunciai a mezzo stampa nel 2015, per inadempienza verso baby squillo rilevate sempre a Lanusei”. Giovanna Mulas afferma: “Abbiamo a che fare, è palese, con infiltrazioni deviate nella stessa procura del piccolo tribunale di Lanusei, già preda di infiniti scandali e conflitti d’interesse, nido per una micro lobby avvocatoriale locale”.

Parole al vetriolo. Giovanna Mulas osserva: “A me e alla mia famiglia (mio marito, poeta e giornalista argentino, abbiamo sei figli) in oltre quindici anni è stato fatto di tutto. E oltre. Mi si creda: dalle violenze fisiche e psicologiche, alle minacce, freni d’auto alterati. Siamo vivi per miracoli. L’auto è andata distrutta. Ci sono stati diversi tentativi di discredito, in loco. Ma anche cyberbullismo, intimidazioni che continuano tutt’oggi”.

Continua al nostro microfono: “Parla la richiesta della legge Bacchelli a mio favore. Non lavoro in Sardegna e non per mia scelta. Lavoro all’estero e nel resto d’Italia. E così pure mio marito e i nostri figli, da oltre quindici anni”. “Ci hanno costretti a vivere di forti privazioni… Si pensi che significa tutto questo per una madre di sei figli, una dei quali affetta da forma tumorale rara, ergo in costante cura”.

Giovanna Mulas
Giovanna Mulas

“Pensate che significa tutto questo per la dignità di una professionista riconosciuta nel mondo, e vi prego di non prenderla come superbia… Sappiamo che la superbia a 56 anni lascia il tempo che trova, per fortuna – evidenzia Giovanna Mulas –. A parte la correttezza di pochi soggetti, ogni azione a Lanusei è tutt’oggi volta a farci lasciare il luogo, vero e proprio fumus persecutionis pure già denunciato a più riprese”.

“Qui c’è la nostra casa, seppure ultracentenaria… Unico nostro tetto e sicurezza. La stessa su cui sto lavorando perché post mortem divenga museo aperto a tutti, con la speranza che quel turismo culturale apporti ciò che noi volevamo apportare dall’inizio della nostra permanenza, e di cui siamo stati impediti”, asserisce. “Ora ho deciso di fare un’azione forte per difendermi dalle violenze quotidiane anche psicologiche di questi criminali, che richiami finalmente l’attenzione sulla gravità della vicenda e di conseguenza la corruzione che attanaglia il luogo e concentrata in elementi, sottolineo ancora, già tutti denunciati, del comune di Lanusei”.

È stanca, ma combattiva, Giovanna Mulas. Sono vilipesi i suoi diritti umani, non ne può più di questa reiterata violenza sulla donna. Intende scoperchiare “il vaso di Pandora”. Sta pensando allo sciopero della fame con un banchetto informativo “sulla grave vicenda davanti alla Regione Sardegna o, meglio, al Senato, davvero alla vista di tutti”.

“Le innumerevoli e gravi denunce sporte sono tutte ferme, molte stranamente scomparse dal database della procura del tribunale di Lanusei. La vittima, ovvero la sottoscritta, di oltre 15 anni di violenza subdola è passata come carnefice. Oltre al danno la beffa – tuona –. Siamo stati addirittura costretti – per porre un limite alle palesi ingiustizie – a denunciare lo stesso sindaco di Lanusei…”.

Già ambasciatrice della Pace nel mondo, pluriaccademica al merito – si legge nella sua biografia – vanta ben 53 primi premi internazionali vinti. È stata avanzata da tempo al Governo, apprendiamo, la richiesta del sussidio della Legge Bacchelli in suo favore. È firmata da giornalisti, scrittori, lettori, editori, cittadini semplici interessati al suo caso.

Speriamo che questa talentuosa scrittrice – fortemente impegnata sul fronte sociale e culturale, dal marcato impegno civile ed intellettuale – possa ottenere giustizia e i suoi diritti garantiti. Giovanna Mulas (ritenuta l’erede della grande Grazia Deledda) è una scrittrice sarda di notevole spessore. Una drammaturga e saggista. Una donna forte e combattente. Nella sua scrittura vibra l’etica. E il suo nobile proposito è sempre quello di creare consapevolezza. Darle “voce” oggi è far sentire il suo dolore che canta, la sua sete di giustizia.

MICHELE BRUCCHERI     

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