In un panorama letterario sempre più affollato, è raro imbattersi in un romanzo che riesca a fondere con naturalezza romanticismo, mistero, folklore e accuratezza storica. Eppure, è proprio ciò che fa Eva Santini con il suo nuovo lavoro, Un fantasma da amare. Ambientato tra le scogliere ventose dell’Irlanda e i sussurri del passato, il romanzo ci conduce in un viaggio che sfida le barriere del tempo e della razionalità.
Scrittrice poliedrica, autrice di romanzi, guide e libri per l’infanzia, Eva Santini conferma ancora una volta la sua capacità di intrecciare narrazione e cultura, emozione e ricerca, realtà e sovrannaturale. L’abbiamo incontrata per farci raccontare la genesi e le sfumature di questo nuovo lavoro, che non è solo un racconto gotico, ma anche un elogio all’amore che resiste, alla memoria che sopravvive e ai luoghi che parlano. 
L’INTERVISTA
Eva Santini, cosa l’ha spinta a scrivere un romanzo gotico ambientato in Irlanda?
I suoi paesaggi, la sua storia e il ricchissimo folklore celtico che offrono un terreno narrativo fertile. Quando ho iniziato a scrivere “Un fantasma da amare”, volevo creare un romanzo gotico ambientato in Irlanda che unisse due storie d’amore su piani temporali diversi: una nel presente e una nel passato, durante la vera Notte del Grande Vento del 1839, un evento storico poco conosciuto ma di grande impatto emotivo. Il mio obiettivo non era solo intrattenere, ma anche accompagnare i lettori in un viaggio letterario tra passato e presente, arricchito da elementi autentici della tradizione irlandese.
La protagonista Fiona Kelly è un personaggio moderno. Come si inserisce in un contesto così legato al passato?
Fiona è una giovane architetta irlandese che arriva a Doolin, un villaggio reale sulla costa atlantica, per restaurare una locanda storica. È razionale, concreta, ma costretta a confrontarsi con l’inspiegabile. Ho voluto costruire un personaggio che fosse uno specchio del lettore moderno: razionale, ma affascinato dall’invisibile. È grazie a lei che si intrecciano i due filoni narrativi – quello attuale e quello del passato – in un gioco di specchi emotivi e simbolici.
Il romanzo si intitola “Un fantasma da amare”, ma in realtà… non c’è solo un fantasma, vero?
Esatto! Il titolo è evocativo, ma volutamente ambiguo. Senza fare spoiler, posso dire che ho scelto di non limitare il romanzo a una sola presenza soprannaturale. In realtà, chi legge scoprirà da sé che le apparizioni sono più di una, e ciascuna ha un significato ben preciso, collegato alla storia e al territorio. Le leggende popolari irlandesi sono ricche di figure misteriose, e ho voluto rispettarle, reinterpretandole in chiave narrativa.
La Dama Nera ha radici nel folklore reale?
Assolutamente sì. La Dama Nera non è solo una trovata letteraria: rappresenta il simbolo di un amore irrisolto e di un dolore che attraversa i secoli. Questa figura che inserisco nel romanzo ha radici nel folklore irlandese (storie di nobili dame fantasma abbondano nella tradizione locale), ma l’ho reinterpretata a modo mio. Ho voluto trattarla con sensibilità, rendendola un elemento umano e profondo – non la classica presenza spaventosa – capace di emozionare e di far riflettere sul senso della perdita e del rimpianto.
Quanto è stato importante il lavoro di ricerca per questo romanzo?
È stato essenziale. Ogni mio libro nasce da una base di ricerca culturale e territoriale. Non riesco a scrivere senza conoscere a fondo i luoghi in cui ambienterò la storia. In questo caso ho studiato a lungo la vera Notte del Grande Vento del 1839, i miti locali (come la Banshee, o le leggende delle case infestate), e ho cercato testimonianze legate al villaggio di Doolin e alla contea di Clare. Questo per me è un modo per dare profondità al racconto e per far sì che i lettori possano viaggiare attraverso le pagine, incuriosirsi e magari… partire davvero. Una lettrice mi ha scritto su Facebook: “Letto in due giorni. Mi hai fatto venire il desiderio di visitare quei luoghi. Già mi sto organizzando”. Ecco, per me è la più grande soddisfazione possibile. 
Qual è la dinamica tra Fiona e Conor, il coprotagonista?
Fiona e Conor vivono una storia d’amore credibile, che cresce nel tempo. Lui è un artigiano del posto, schivo, ma profondo. Non c’è nulla di affrettato o idealizzato tra loro. Il loro rapporto evolve insieme al mistero che affrontano, e questo li rende vivi, reali. Le due storie d’amore – quella di Fiona e Conor nel presente e quella ambientata nel passato – si specchiano a vicenda, legandosi in modo emozionale e tematico.
Nei suoi libri c’è sempre anche una dimensione culturale oltre alla trama. È una scelta consapevole?
Assolutamente sì. In ogni mio romanzo cerco di offrire anche uno sguardo culturale e territoriale, che va oltre l’intrattenimento. Lo faccio nei romanzi, ma anche nelle guide turistiche e nei libri per bambini. Scrivere, per me, è anche trasmettere conoscenza e stimolare la curiosità. Ecco perché scelgo spesso contesti reali, carichi di significato, e cerco di trattarli con rispetto.
Che tipo di lettori potrebbe apprezzare di più “Un fantasma da amare”?
Chi ama i dark romance, i romanzi con fantasmi, le storie d’amore che attraversano il tempo, le leggende irlandesi e le atmosfere gotiche. Ma anche chi è curioso di scoprire luoghi misteriosi in Irlanda, attraverso una narrazione che intreccia emozione, storia e spiritualità. Non è una lettura “leggera” nel senso di superficiale: tocca temi come il lutto, la memoria, la rinascita. È un libro che parla al cuore, ma anche alla mente.
Qual è il messaggio più importante che vorrebbe trasmettere con la sua opera?
Che l’amore può assumere forme diverse, attraversare epoche, resistere a ogni ostacolo, perfino alla morte. Ma anche che per andare avanti, bisogna fare i conti con i “fantasmi” – reali o simbolici – che ci portiamo dentro. E che conoscere la storia di un luogo, le sue leggende, le sue ombre, può diventare anche un viaggio interiore.

Sta già lavorando a nuovi progetti?
Sì, ho più progetti aperti, sia di narrativa che di saggistica. Mi piace esplorare, cambiare registro, ma mantenere sempre un legame con la cultura e il territorio. Posso solo dire che ci saranno ancora sorprese… e forse qualche nuova ombra in arrivo.
Eva, è stato un vero piacere conoscere più da vicino il mondo di “Un fantasma da amare” e scoprire la passione che mette in ogni pagina. La ringrazio per il tempo che ci ha dedicato.
Grazie a lei per l’opportunità e per le domande così attente e stimolanti. Spero che i lettori possano davvero immergersi nella storia e lasciarsi trasportare dalle emozioni che ho cercato di infondere in ogni capitolo. A presto, con nuove avventure!
*
Dopo aver conversato con Eva Santini, si ha la netta sensazione di trovarsi davanti a un’autrice che non scrive semplicemente storie, ma crea esperienze narrative. La sua voce, delicata ma decisa, trasmette una profonda conoscenza dei temi trattati, un rispetto autentico per i luoghi che descrive e una rara sensibilità nel dipingere emozioni senza cadere nella retorica.
Un fantasma da amare non è soltanto un romanzo gotico ben costruito. È un’opera che riesce a evocare paesaggi, atmosfere e sensazioni con tale efficacia da rendere il lettore parte del viaggio, non solo spettatore. La scrittura di Eva Santini si muove con grazia tra i registri: sa essere evocativa, quando ci racconta la Dama Nera e le sue radici nel folklore; emozionante, nei dialoghi tra Fiona e Conor; riflessiva, quando tocca i temi universali della perdita, della memoria e della rinascita. 
Uno dei punti di forza di Eva Santini è la capacità di unire intrattenimento e contenuto. Ogni suo libro è frutto di una ricerca profonda, mai ostentata, ma sempre percepibile. C’è una cura per i dettagli che arricchisce la trama e dona spessore ai personaggi, rendendo le sue opere adatte non solo a chi cerca il romanticismo o il mistero, ma anche a chi desidera immergersi in una lettura colta, consapevole e intensa.
Con la sua visione narrativa che abbraccia luoghi, leggende e sentimenti, Eva Santini si conferma come una delle voci più interessanti della narrativa italiana contemporanea, capace di parlare al cuore e alla mente. E se i fantasmi, nella sua penna, diventano simboli da amare e comprendere, allora vale davvero la pena seguirli… e lasciarsi condurre nelle pieghe più segrete dell’anima.
ILARIA SOLAZZO
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