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Fernando Almena

Quando è nata in te la passione per la scrittura?

Il mio interesse per la scrittura è affiorato già a 15 anni, quando ero studente e ho cominciato a scrivere poesie. Ricordo di aver scritto, tra tutti, un breve poema legato alla morte del papa Pio XII, Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli. Ho continuato a scrivere poesie in modo saltuario fino a poco più di 17 anni. Inoltre, a 15 anni, per via di una rappresentazione teatrale che ho organizzato con alcuni alunni del mio corso di teatro del centro culturale, ho scoperto la grandezza e la magia del teatro e da qui ho cominciato a leggere opere teatrali e a interessarmi a questo genere…

Continua Fernando…

A 20 anni mi sono occupato di un’opera dell’autore più riconosciuto dei nostri classici teatrali e mesi dopo ho ottenuto l’incarico di direttore del gruppo del teatro universitario della scuola tecnica nella quale svolgevo il mio percorso. A 23 anni ho cominciato a scrivere opere teatrali e ho esordito con la mia prima opera breve. E così nacque in me la passione per la scrittura. Dal teatro per adulti, sono passato al teatro per bambini e dei bambini, a seconda che le opere fossero per adulti o per bambini. Ero convinto dell’importanza che loro attribuiscono a questo genere, come spettatori e soprattutto come attori. Sono stato vincolato al teatro durante l’infanzia e la gioventù, motivo per il quale sono stato eletto presidente della ASSITEJ in Spagna, associazione presente in più di 40 paesi, tra i quali l’Italia. Oltre alla scrittura teatrale mi sono occupato anche di narrativa, racconti, articoli, saggistica per adulti, racconti e romanzi per ragazzi e per giovani. Ho anche pubblicato un libro di poemi per bambini, genere che avevo abbandonato, ma che ho pensato fosse doveroso inserirlo tra generi da me coltivati.

Quando hai pubblicato il tuo primo libro?

Nel 1980, era un’opera teatrale, una farsa per adulti sui diritti umani, intitolata “rulli di tamburi per una scimmia libera”, all’interno della raccolta Ámbito Literario delle edizioni Víctor Pozanco. Barcellona.

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Copertina di un suo libro

Quale emozioni hai provato ogni volta che vedevi uno dei tuoi libri in vendita nelle librerie?

La soddisfazione di vedere una mia creazione, con quella vita che caratterizza ogni libro, che invita i lettori a condividere quel mondo e quei personaggi sorti dalla mia immaginazione. La gioia di vedere realizzato il desiderio che ancora una volta una mia opera arriverà ai lettori per mezzo di quel mondo magico che è la libreria.

Quali autori hanno influito di più sulla tua crescita culturale e professionale?

Credo di non essere un autore che ha subito influenze dirette; sicuramente ho subito influenze indirette che, senza dubbio, si sono radicate nella mia mente affinché la mia immaginazione si nutra della correzione letteraria necessaria con il fine di plasmarla nel momento in cui scrivo. Essere una persona con una formazione scientifica, tecnica forse mi ha affrancato da alcune servitù della formazione letteraria, e tutto ciò unito alla mia passione per la formazione delle lettere, ha creato un connubio, un’amalgama che ha dato i suoi frutti nel mio stile letterario. Ad ogni modo, pur sembrando presuntuoso, ho avuto l’immensa fortuna di possedere un istinto, un dono per la scrittura. Tra gli autori teatrali le cui opere ho apprezzato di più e con cui mi sono identificato maggiormente posso segnalare gli esponenti del teatro dell’assurdo, Alfredo Jarry, Antonin Artaud, Eugène Ionesco, Samuel Becket, Jean Genet, Arthur Adamov, Harold Pinter e gli spagnoli Miguel Mihura e Fernando Arrabal. Anche la farsa nel teatro è stato oggetto di grande interesse per me. Oltre a questi autori vorrei citare anche Calderón tra i classici, García Lorca, Enrique Jardiel Poncela, Antonio Buero Vallejo, Francisco Nieva, Dario Fo, David Mamet… Per quanto riguarda gli autori di teatro attuali preferisco non nominarne nessuno perché molti sono amici e colleghi. Nella narrativa, tra i classici Quevedo e Miguel de Cervantes e, autori più vicini, Giovannino Guareschi, Julio Camba, Camilo José Cela, Gabriel García Márquez, Mario Vargas Llosa… Inoltre nella letteratura per ragazzi il classico Perrault, Gianni Rodari, Montserrat del Amo, Juan Farias… Non citerò neanche amici vivi.

C’è molto di te in ognuno dei tuoi libri. Ma quale ti piace di più?

I libri sono come figli, si amano tutti allo stesso modo, anche se è luogo comune, con alcune differenze tra le loro qualità. Non sono in grado di deciderne uno. Posso tentare una selezione per tipologie: dal teatro per adulti, le opere all’interno del volume Ex, o l’irrefrenabile marcia del granchio – Viva Cardona – Made in Spain. Per quanto riguarda il teatro per ragazzi Mis queridos monstruos, rappresentata da 16 anni a Madrid il giorno di Halloween e l’opera Los pielesrojas no quieren hacer el indio, con numerose riedizioni. Nella narrativa per ragazzi Tartesos e Pocachica. Del genere umoristico, che è il mio genere preferito perché mi diverte scriverlo e perché incoraggia molto la lettura posso segnalare Marcelo Crecepelos, La ballena Fiolmena e El beso de la Princesa, quest’ultimo ha riscontrato grande successo in Spagna e in Sud America ed è stata tradotta in italiano, francese e turco.

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Un altro suo libro

Ti piace ascoltare la musica di sottofondo mentre scrivi? Di che tipo?

No, maggiore è il silenzio meglio è, aiuta la concentrazione con maggiore intensità. Hai un nuovo sogno nel cassetto?

Sì, desidero di vivere per continuare a scrivere e con maggior dedizione. Chi non ha sogni ha perso il rispetto e la fiducia in sé stesso.

Se potessi fare un regalo all’umanità, quale sceglieresti?

La cosa più semplice sarebbe affermare il solito messaggio che consiste nell’inculcare l’amore per la lettura o per la pace, ma il mio regalo è più complicato, ed è che l’umanità si risvegli e prenda coscienza del fatto che progredire è necessario, senza rinunciare ai valori che abbiamo ottenuto. Ci troviamo in un mondo in cui tali valori, a poco a poco, si stanno sostituendo, senza che ce ne rendiamo conto, come marionette, non ad un auspicabile miglioramento, ma per un cambio del linguaggio, il radicalismo, lo scontro tra i sessi, credenze e ideologie, le istruzioni derivanti dalle apparenze buoniste, la demonizzazione collettiva di una guerra e il silenzio presente in altre, la cultura della cancellazione, in breve, tutto quello a cui ci stanno portando o cercano di portarci i potenti, che hanno, come fine, l’illegittima pretesa di dominare il mondo, i mondialisti o globalisti che muovono i fili per tenerci sotto controllo, per farci mangiare dalle loro mani, e la perdita del bene a noi è più caro, la libertà. Il primo caso è la perdita della libertà di espressione e la consapevolezza dell’umanità che la maggior parte dei governi e i politici stiano accettando e appoggiando quelle istruzioni e che stiano facendo il loro gioco, come nella presunta agenda 2030, più sospetta che chiara per il cittadino, secondo la quale mostrano silenziosamente il loro interesse esibendo nel bavero la loro insegna invece di un fiore, che per lo meno sarebbe più poetico.

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Un altro suo libro

Che consiglio daresti a tutti coloro che vogliono perseguire una carriera importante come la tua?

Che rafforzino e sviluppino la loro immaginazione, che leggano, osservino, ascoltino prima di tutto ciò che genera in loro maggior soddisfazione e che stimola più fantasia, tutto ciò che può radicare nella mente per poi raccoglierne i frutti; che siano loro stessi e non altri che già sono stati scrittori e che bisogna superare; che scrivano con libertà alla quale non dovranno mai rinunciare e che sentano, pensino a quello che scrivono come ciò che potrebbe affascinare quel lettore, seduto dall’altro lato del tavolo mentre attende che il testo gli venga consegnato. E tanta deve essere la pazienza per pubblicare le sue opere quanta la rabbia per avere successo nell’intento.

Progetti futuri?

Sì, ne ho vari; scrivere articoli sui quotidiani online e una seconda parte di Marcelo Crecepelos, anche se non mi sono mai piaciute le seconde parti; sono molti i lettori che me la chiedono continuamente. Qualche racconto per i più piccoli.

ILARIA SOLAZZO

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