Il prossimo 28 marzo – alle ore 16.30 presso la Sala Consiliare “Mario Centini” del Comune di Nettuno – si terrà la presentazione del libro “Legate da un sottile filo rosso” di Anna Silvia Angelini, edito da Bertoni Editore. Si tratta di un’importante opportunità per riflettere e sensibilizzare sul tema cruciale della violenza di genere.
Il volume vanta la prefazione della giornalista Rai Vittoriana Abate, la postfazione della Consigliera di Parità del Comune di Teramo Monica Brandiferri e le intense immagini dell’artista Simona Battistelli, che ha dato un volto alle storie delle donne narrate nel libro: Michela, Maria, Claudia, Rossella, Lorella, Sonia.
Nel corso dell’evento verrà, inoltre, proiettato il trailer del libro, a cura del social media manager Francesco Avella. A Nettuno, all’insegna del motto “Uniamoci per dire un sonoro NO alla violenza!” porteranno i saluti istituzionali il sindaco della cittadina rivierasca Nicola Burrini, gli assessori Enrica Vaccari (Ambiente), Roberto Imperato (Cultura), Carla Giardiello (Pari Opportunità), nonché il consigliere comunale, avvocato Gianna Rossigno. Moderatore dell’incontro culturale sarà il giornalista di Canale 81 Lazio Raffaele Di Ronza.
Oltre all’autrice, interverranno lo psicoterapeuta Stefano Callipo, presidente dell’Osservatorio Violenza e Suicidio; la genetista forense Marina Baldi; l’avvocato Irma Conti, Garante Nazionale delle persone private della libertà personale; la criminologa e sociologa Gloria Mazzeo che ha scritto sui propri canali social: “Onorata di esserci, per professione, ma soprattutto per quel qualcosa in più che contraddistingue le Donne Intelligenti: la stima per le altre Donne che nella diversità dell’unicità imprescindibile, sono semplicemente ‘forze della natura’ accomunate dagli stessi ideali”.
Impegno sociale…
Angelini, presidente di AIDE (Associazione Indipendente Donne Europee) Nettuno, presenterà la sua toccante opera incentrata su un viaggio attraverso le storie di donne che hanno trovato la forza di spezzare le catene della violenza. “Legate da un sottile filo rosso” è infatti un libro testimonianza, che offre un potente esempio di coraggio e rinascita e dà voce a chi ha subito violenza, spronando le vittime alla denuncia di ogni sopruso fisico, emotivo e sessuale.
A tale scopo, i centri antiviolenza sono indicati come fondamentali punti di riferimento e sostegno. Nel testo si ripropongono, inoltre, elementi di valutazione sul femminismo contemporaneo e sui pregiudizi che tuttora condannano la condizione delle donne.
Anna Silvia Angelini ha portato la sua testimonianza a partire dal 2022 in sedi prestigiose come il Campidoglio e la sala Mechelli della Regione Lazio, nonché in varie città italiane. L’anno successivo ha parlato su questo tema delicato a Casa Sanremo, in occasione della 73ª edizione del Festival della canzone italiana.

La testimonianza
“C’è un momento nel quale devi decidere: o sei la principessa che aspetta di essere salvata o sei la guerriera che si salva da sé”. Questa è una delle citazioni più sintomatiche tratte da “Legate da un sottile filo rosso”: si tratta di una frase perentoria nella sua drammaticità, che colpisce in maniera inequivocabile. La parola “femminicidio” indica chiaramente il movente per cui una donna è stata uccisa: a differenza di un assassinio che può tragicamente verificarsi in altre circostanze (per esempio durante una rapina), con questo termine s’indicano le donne vittime poiché restie ad assecondare le aspettative che gli uomini hanno nei loro confronti.
“Legate da un sottile filo rosso” è un libro potente, che dovrebbe essere presente in tutte le biblioteche domestiche. È prezioso in quanto raccoglie testimonianze di prima mano da parte di donne vittime di violenza e che sono riuscite a liberarsi dal giogo. Le drammatiche esperienze di cui si dà conto fanno rabbrividire, ricordando come il maschio sappia essere, purtroppo, oppressivo e brutale, spingendo anche talvolta a un subdolo lavaggio della mente che – rovesciando le responsabilità – fa sentire le donne colpevoli.
Sono 13 anni che la dottoressa Angelini si occupa, con passione e responsabilità, del tema della violenza contro il genere femminile, e in questo suo libro riversa la sua preparazione e la sua voglia di denunciare questa terribile realtà, ancora troppo sottovalutata in Italia. Ogni donna intervistata dall’autrice mantiene l’anonimato ma, raccontando il proprio vissuto e il successivo ritorno alla vita, rende conto ai lettori della difficoltà di liberarsi da quelle catene invisibili e di come in certi casi le peggiori mostruosità siano nascoste in nuclei familiari apparentemente perfetti.
Il bisogno di “educare all’amore” è assolutamente fondamentale. Vi è un preciso percorso da seguire che richiede forza e coraggio, sintetizzato dal “filo rosso” del titolo, e che si pone come ‘indicatore di direzione’ per tentare di rieducare la società e indirizzare al rispetto della donna. Di grande impatto inoltre è la sintesi storica perfettamente delineata, che stimola ulteriormente la riflessione sulla necessità di una protezione della vittima fatta anche e forse soprattutto di informazioni chiare sul percorso da seguire, nella problematica e assai cacofonica società contemporanea.
In questa sua attenzione al mondo femminile, “Legate da un sottile filo rosso” si pone come uno strumento comunicativo di rilievo, nella consapevolezza che “È davvero importante far conoscere alle ragazze e ai ragazzi che il cammino verso la libertà e il rispetto di se stessi e degli altri, è stato ed è un cammino lungo, impegnativo e non scontato”.
L’intervista
Buongiorno, Anna Silvia, e grazie per essere qui con noi oggi. Il tuo libro “Legate da un sottile filo rosso” ha suscitato grande interesse. Puoi raccontarci qualcosa in più sulla sua genesi?
Buongiorno e grazie a te, a voi, per l’opportunità di parlare del mio lavoro. “Legate da un sottile filo rosso” è nato da un desiderio di esplorare il concetto di connessione tra le persone, in particolare tra donne. Nel libro, il filo rosso rappresenta quei legami invisibili, a volte sottili, che ci uniscono agli altri, ma che spesso non riusciamo a riconoscere. Ho cercato di intrecciare storie di vita, ma anche di resilienza. Ogni ‘personaggio’ è connesso ad un altro, anche se a volte sembra che le loro vite siano destinate a percorrere strade differenti e andare incontro a situazioni esplosive.
In questo libro si parla di un argomento delicato, il femminicidio, raccontato da chi ha ancora voce e ricorderà per sempre le ingiustizie subite.
Esattamente. Un testo importante che tutti, a mio parere, dovrebbero leggere per aprire finalmente gli occhi su vicende realmente accadute nel nostro Paese. Fino a che l’uomo violento non capirà quanto è incredibilmente imbarazzante il suo comportamento verso la donna, vi saranno questi drammi immani. I racconti delle vittime che si sono salvate dal femminicidio sono angoscianti e dolorosi all’inverosimile. Una pubblicazione, la mia, edita da Bertoni Editore, che tante donne hanno trovato non solo estremamente interessante, ma soprattutto utile. Sono certa che, con il passare degli anni, la nostra voce sarà ascoltata da tutti quanti e ovunque: in Parlamento e non solo!

Il tema del “filo rosso” sembra davvero affascinante. Può sembrare un concetto astratto, ma nel libro lo rendi molto concreto. Come hai sviluppato questo tema, e in che modo il filo rosso si manifesta nei vari ‘personaggi’?
Sì, è vero, il filo rosso può sembrare un’immagine un po’ poetica, ma per me è diventato un simbolo potente. Ogni ‘personaggio’ vive un’esperienza che lo segna in modo profondo, eppure queste esperienze non sono mai solitarie. Ci sono altri e altre che condividono o influenzano il percorso, anche se non sempre consapevolmente. Nel mio libro, questo filo rosso si manifesta in vari modi. Ogni interazione, anche la più piccola, lascia un’impronta, che poi si riflette sulla vita di ciascuno.
Pensi che il filo rosso possa rappresentare anche una metafora del rapporto con noi stesse?
Sì, assolutamente. Molti dei miei personaggi, a un certo punto della loro vita, si trovano a perdere il contatto con il loro filo rosso, con la propria essenza, a causa delle circostanze o delle scelte che fanno. Ma il libro dimostra anche che questo legame non si spezza mai completamente. C’è sempre la possibilità di riemergere, di ritrovare quella connessione, sia con gli altri che con la propria interiorità. In fondo, il filo rosso ci invita a non perdere la speranza di ricollegarci, anche quando sembra che tutto sia andato perduto.
In effetti, uno dei messaggi più forti del libro è proprio la speranza, anche nelle situazioni più difficili. Come pensi che i lettori possano entrare in contatto con questo aspetto attraverso le storie che racconti?
Ogni personaggio fa un viaggio unico, ma tutti affrontano sfide che, pur nella loro diversità, rendono umani. La speranza è un tema centrale, perché credo che sia una forza che ci permette di andare avanti, anche quando tutto sembra buio. Il messaggio che mi piacerebbe trasmettere è che, anche nei momenti di maggiore difficoltà, possiamo trovare il coraggio di risalire, riaprire il nostro cuore e riconnetterci con quello che davvero conta. Il filo rosso è proprio questo: una guida invisibile che ci aiuta a non smettere mai di cercare.
Parlare di speranza in un mondo così complesso è sicuramente una sfida. Come affronti, personalmente, la scrittura di tematiche tanto delicate? C’è una parte del processo creativo che trovi particolarmente gratificante?
La scrittura è sempre stata per me una sorta di catarsi. Quando mi trovo ad affrontare tematiche delicate e dolorose, non faccio altro che riflettere su me stessa, sui miei sentimenti e il mondo, attuale, che mi e ci circonda, giorno dopo giorno. La parte più gratificante è quella in cui vedo che i miei ‘personaggi’, (protagonisti di storie vere), prendono vita. La scrittura è un processo che mi sorprende continuamente. E, se posso dire, la parte più emozionante è quando sento che il libro riesce a toccare le corde del cuore dei miei amati lettori. Quando qualcuno mi scrive, privatamente, dicendomi che ha trovato una parte della propria vita nel mio testo, sento che il lavoro ha avuto un significato profondo.
Sembra che il processo creativo sia per te un modo per esplorare e comprendere meglio la vita stessa. Prima di concludere, c’è qualcosa che speri i lettori portino con sé dopo aver letto “Legate da un sottile filo rosso”?
Mi auguro che, leggendo il volume, tutti possano sentirsi meno soli e più connessi. Che possano riflettere sulle proprie relazioni, sulle proprie esperienze, e magari capire che anche nelle situazioni più difficili ci sono fili invisibili che ci legano agli altri. E soprattutto, che non perdano mai la speranza. Il filo rosso è un simbolo di resilienza, di continuità, e di quella forza che ci permette di andare avanti, sempre.
Grazie mille, Anna Silvia, per aver condiviso con noi il cuore del tuo libro e la tua riflessione sulla vita e le connessioni umane. È stato un piacere parlare con te.
Grazie a te, mia cara, per avermi dato l’opportunità di parlare di “Legate da un sottile filo rosso”. È stato un piacere.
ILARIA SOLAZZO
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