Pasquale Petix, nelle scorse ore, ha pubblicato un volume intitolato “Pensieri a margine del poemetto Santa Lucia” (In memoria del poeta Angelo Rizzo). Un testo sobrio e snello, ma profondo e acuto, come sempre. Si ricorderà, certamente, che lo scorso 18 gennaio, presso Palazzo Mifusd venne presentato il libro inedito del noto intellettuale serradifalchese, morto venti anni addietro.
Tra i relatori del partecipato ed interessante appuntamento culturale ci fu il professor Pasquale Petix, sociologo, con una lunga e prestigiosa attività di ricerca, insegnante nelle scuole superiori statali e all’Università. In questo testo raccoglie le sue parole donate in quell’occasione presso la sala conferenze di Palazzo Mifsud. Commentò l’opera postuma di Rizzo e oggi, noi, brevemente, riportiamo alcuni passaggi di questo volume.
In apertura evidenzia “l’onore di ricordare il professor Angelo Rizzo”. Sottolinea, inoltre, che era un poeta che sollevava questioni, sollecitava domande, cercava i “perché” della sofferenza umana. “Voleva capire – aggiunge – i motivi, attuali e antichi, delle tante ingiustizie che rendono pesante la vita di tante persone”.
Pasquale Petix spiega che “il componimento è nato come acqua sorgiva nel pensiero creativo di Angelo Rizzo, come atto di ribellione dinanzi allo scempio che si parò davanti agli occhi dei visitatori del campo santo di Serradifalco”. Poi precisa: “Proprio da questo scenario raccapricciante, il poeta prediligendo i versi in dialetto – con rispetto, ma anche con l’ironia tipica dei siciliani – fa risorgere i morti. Li richiama nel mondo dei vivi per fare un cungressu”.
“Ricordo con chiarezza – scrive Pasquale Petix – con quanta passione pedagogica trasmetteva il suo eloquio sommesso, riflessivo e descrittivo”. Di Angelo Rizzo, scrive ancora, “avevo sempre ammirato la sua ricerca poetica, la sua erudizione, l’amore per il dialetto”. Rimarca poi che nel dialetto si trova il genius lòci, lo “spirito del luogo”.

Angelo Rizzo, chiosa Petix, “sapeva interpretare sia lo spirito della sua Sicilia, ma anche lo spirito del tempo”. Si chiede cosa avrebbe pensato e detto sulla cronica mancanza d’acqua, sulla sanità siciliana, sulle persone povere… “Cosa avrebbe scritto per mettere dinanzi alla nostra coscienza i morti di Gaza”, chiede quasi retoricamente. Aggiungendo il tema inerente la guerra tra Russia e Ucraina, e “degli altri 56 conflitti armati”.
Pone altri temi. Per capire, per riflettere. “Gli chiederei – ad Angelo Rizzo – della ‘morte dei sentimenti’ nei ragazzi d’oggi”, scrive Pasquale Petix. “Il mondo giovanile – ribadisce – è un mosaico policromo”. Per il sociologo serradifalchese, il tema che concerne l’universo giovanile è basilare: “L’Italia ha bisogno dei giovani, ma anche delle loro speranze e delle loro capacità”.
Conclude: “Angelo Rizzo di sicuro avrebbe alzato la sua voce”. Ci avrebbe donato “la forza di persuasione dei versi”. “Quanti amano la poesia – termina Petix – avranno sempre il privilegio di ritrovare il pensiero di Rizzo nei suoi libri”.
MICHELE BRUCCHERI
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