Dal 14 maggio 2025 è disponibile in libreria e su Amazon “Se non dovessi sentirmi”, il nuovo romanzo di Cecilia Lavatore, edito da Red Star Press. Un’opera intensa e riflessiva che racconta la storia di Flaminia Lante Della Rovere, giovane ragazza romana che, dopo un incidente misterioso, si ritrova in uno stato di sospensione esistenziale. Il romanzo si sviluppa come un diario intimo e profondo, esplorando temi quali l’identità, la solitudine e la ricerca di senso in una realtà che sembra sfuggire ogni certezza.

Romana di nascita ma cittadina del mondo per formazione, Lavatore ha fatto della sua scrittura uno strumento di impegno civile e di introspezione. Il suo stile, ricco di influenze internazionali, dà voce agli invisibili e ai marginali, restituendo dignità a contesti spesso dimenticati. Dopo il successo di opere come Citofonare Morabito e Mia sorella è figlia unica, la scrittrice conferma con questo nuovo romanzo la capacità di coniugare poesia e prosa, impegno sociale e racconto intimo.
“Se non dovessi sentirmi” non è solo una narrazione, ma un atto di resistenza alla disumanizzazione dei tempi moderni. Attraverso la storia di Flaminia, Lavatore invita il lettore a interrogarsi sul significato dell’esistenza, sul confine tra realtà e percezione, e sulla necessità di restare umani, nonostante tutto.
L’INTERVISTA
Come è nata l’idea di questa storia?
L’idea è nata dal desiderio di esplorare uno stato liminale, quello spazio in cui la percezione della realtà si frammenta e l’identità si mette in discussione. Flaminia rappresenta questa condizione: una ragazza che, dopo un evento traumatico, si trova a interrogarsi su cosa significhi davvero “esistere”. Volevo raccontare il confine fragile tra presenza e assenza, vita e oblio.
Nel romanzo, la stanza d’albergo diventa quasi un personaggio a sé. Che ruolo ha questo luogo nella narrazione?
La stanza è una sorta di limbo, uno spazio chiuso ma anche aperto alla riflessione interiore. È il palcoscenico in cui Flaminia si confronta con le sue paure, i suoi ricordi e i suoi desideri. L’idea che le mura possano “parlare” ci ricorda quanto ogni luogo custodisca storie invisibili, spesso ignorate.
Come si inserisce questo romanzo nel tuo percorso letterario?
Ogni mio libro nasce da una urgenza diversa, ma tutti sono legati da un filo comune: la ricerca di una voce per chi spesso resta inascoltato. “Se non dovessi sentirmi” segna un passo ulteriore nel mio percorso di introspezione e di attenzione verso le fragilità umane, senza però rinunciare a una dimensione poetica.

Parli molto di scrittura come atto sociale. Come si traduce questo principio nel tuo lavoro?
Scrivere per me significa innanzitutto restituire visibilità a chi è invisibile, dare voce a chi non ce l’ha. È un atto di responsabilità verso la società, un modo per creare connessioni e alimentare empatia. La letteratura ha la forza di farci sentire meno soli, di smuovere coscienze e di aprire orizzonti nuovi.
Cosa speri che i lettori portino con sé dopo aver letto “Se non dovessi sentirmi”?
Vorrei che si portassero via una consapevolezza: che esistere non è mai semplice o scontato, ma che dentro ogni difficoltà c’è una possibilità di riscatto e di nuova vita. Spero che Flaminia li accompagni in un viaggio intimo, che li faccia riflettere sulla loro stessa esistenza e sulle connessioni che ci legano gli uni agli altri.
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In un panorama letterario spesso dominato dalla rapidità e dalla superficialità, la scrittura di Cecilia Lavatore si presenta come un’isola di profondità e riflessione. “Se non dovessi sentirmi” è un’opera che non solo racconta una storia, ma si propone come un atto di resistenza contro l’oblio e la disumanizzazione. Attraverso una narrazione poetica e un’attenta indagine psicologica, Lavatore porta il lettore a confrontarsi con le domande più intime sull’esistenza e sull’identità.

Il romanzo non si limita a narrare, ma interpella, coinvolge e spinge a una presa di coscienza che travalica il singolo racconto. La scrittura diventa così un rito, un atto sociale e una forma di cura, capace di restituire voce a chi spesso rimane invisibile.
In questo senso, Cecilia Lavatore si conferma una delle voci più interessanti e necessarie della narrativa contemporanea italiana, capace di coniugare impegno civile e profondità emotiva, poesia e racconto, memoria e speranza.
ILARIA SOLAZZO
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