peppe
L'avvocato Giuseppe Dacquì

Le persone più care quasi sempre vanno via in silenzio senza un saluto, senza avvertirti. Lu mastru, Il maestro. Chi è il maestro? Non solo quello di scuola o di un’arte, è anche quello che ti insegna la vita e da cui impari a superare le insidie, gli ostacoli, i dolori che essa quotidianamente ti presenta. Il maestro è colui che ti dà coraggio, che ti sprona ad essere migliore, ad arrivare a traguardi impensabili.

peppe
Peppe Cravotta

Ho vissuto la mia infanzia, la mia adolescenza in pochi metri quadri del suo salone, maledicendo mia madre che mi ci ha infilato rubando le mie ore di libertà durante la scuola e le mie vacanze estive. In compenso, però, sono cresciuto al suo fianco, sono diventato adulto prima del tempo. Il salone di Peppe Cravotta, crocevia di tante opinioni, di tante idee, di tanti progetti, di tanti domani è stato un punto di riferimento di molte generazioni.

Mi catapultò nel partito socialista appena quattordicenne divenendo egli il mio mentore. Uomo con la battuta di spirito sempre pronta rubandola quasi sempre dal Principe della risata Totò, Suo grande idolo. Come erano idoli certi giocatori dell’Inter, come Armando Picchi cui intestò la squadra di calcio di cui fu fondatore e presidente.

La morte non è mai giusta e il destino talvolta è beffardo. Egli che non fidandosi della sanità siciliana scelse molti anni fa di farsi operare a Bologna, l’altro ieri ha trovato la morte in una stanza di ospedale di Sicilia dove era entrato incontaminato per essere curato e dove un maledetto invisibile pidocchio si è preso gioco di lui.

Chissà cosa avrà pensato, con quale spiritosa battuta se ne sarebbe uscito: “Tu virus? Con quella faccia? Ma mi faccia il piacere”. Certo è che ora starà recitando la sua poesia preferita che amava declamare a memoria durante festosi banchetti: “A livella”, che rappresentava per lui l’uguaglianza. La morte, amava dirmi, è l’abbattimento di tutte le distanze, delle disparità sociali di cui è caratterizzata l’umanità.

Le ingiustizie erano il suo tarlo, con lo spirito di combattente nella vita e nel partito amava la pace; fan dei Giganti canticchiava “mettete dei fiori nei vostri cannoni”, strofa musicale oggi più che mai attuale.

Ad Antonio, suo nipote prediletto, mancherà il suo sorriso come mancherà a tutti noi. Ciao Peppe… ora lo potrai dire a voce alta “‘A morte ‘o ssaje ched”e?… è una livella”.

 GIUSEPPE DACQUÌ

(Avvocato)

LEGGI ANCHE: LILIANA DE CURTIS: “RICORDIAMO E AMIAMO IL GRANDE TOTÒ”

Articolo PrecedenteCONTROLLI DELLE GUARDIE ZOOFILE WWF IN PROVINCIA DI CALTANISSETTA: ELEVATE SANZIONI
Articolo successivoI NUOVI CASI POSITIVI SONO 464, LE GUARIGIONI 572: C’È ANCHE UN DECESSO A SAN CATALDO