L’EDITORIALE. Bisogna avere anche il coraggio di chiedere aiuto e fornirlo bene

Michele Bruccheri
Michele Bruccheri

Viviamo in un’epoca complicata e complessa. Indubbiamente. Nelle scorse settimane, prima dei tragici fatti di Parigi, ho presentato una lodevole iniziativa culturale con un notevole impatto sociale. Ovvero l’inaugurazione dell’ambizioso progetto “Sportello Servizio di Consulenza Pedagogica”. Con un parterre di ospiti assai qualificato e autorevole: il pedagogista Salvatore Benfante, il magistrato Giovanbattista Tona, il presidente della Cooperativa sociale Etnos, Fabio Ruvolo, e il pedagogista clinico, nonché teologo e bioeticista, Vincenzo Bussa. Promotore dell’importante meeting, il vice parroco Salvatore Randazzo. Filo conduttore della manifestazione: non aver paura di chiedere un abbraccio. Avere il coraggio di chiedere aiuto e fornirlo efficacemente.

Un servizio di questo tenore può salvarci tutti e rappresenta veramente una risposta incisiva alla travagliata complessità della società dei nostri giorni. Ciascuno di noi è una tessera del grande e composito mosaico che deve dare un serio contributo personale per migliorare la comunità. La società siamo noi. Tutti. Nessuno escluso. Dobbiamo avere però rispetto degli altri, cercare costantemente il sano confronto. Questa è una scommessa continua, una sfida sempre attuale.

Quella sera, a Serradifalco, sono state dette un sacco di cose interessanti in merito alle questioni che riguardano l’educazione. Intanto, che ci vuole una intelligente collaborazione tra chiesa, famiglia e scuola; che bisogna risvegliare la voglia di stare insieme; che non bisogna avere paura di chiedere un abbraccio.

Siamo testimoni di ciò che facciamo e di ciò che siamo, quotidianamente. Dobbiamo essere credibili sempre e non a rate. Un ruolo importante per l’educazione ce l’ha evidentemente l’oratorio, un prezioso luogo d’incontro. Che diventa un valido laboratorio per coltivare i molteplici talenti.

Coralmente e in modo fiducioso è stato dichiarato che educare è accogliere. E’ curare le passioni. Accogliere il disagio. Riscoprire la motivazione. Rispettare le regole. Incoraggiare le persone.

Essere onesti e corretti sempre, non eroi una sola volta e basta. Tramite le buone regole, si può e si deve dare una prospettiva pedagogica. Educare significa imparare ogni giorno e da tutti. Ma ci vuole pazienza e umiltà. Ci vuole anche coraggio. Essere fieri di un progetto. Ci vuole amore. Ci vuole amore nell’educazione. La famiglia è un “pilastro” portante della società. E’ un luogo di crescita. E’ possibile essere educati alla virtù?

Un interrogativo importante al quale si può dare una risposta positiva se si sa vedere, se si sa ascoltare e parlare, se si sa “essere”. Cambiare se stessi per cambiare gli altri, coltivare le sane passioni e l’impegno civile, credere nei sogni, nella pedagogia dell’oratorio, ci aiuta ineluttabilmente ad essere migliori.

MICHELE BRUCCHERI           

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