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L'opera Claire de Lune del 2009 di Matò

Un’artista che la scena non la calca, ma la domina. E’ vulcanica, solare, inguaribilmente ottimista. Matòart, pseudonimo di Maria Pia Tedesco, 44 anni, di origine pugliese, è una pittrice dal talento innato. Nelle sue opere pittoriche palpita la “poesia”.

La sua pittura rappresenta, indubbiamente, l’eloquenza della sua anima. Donna intelligente, ironica, dolce e di rara sensibilità possiede una volontà di ferro. Una cittadina del mondo, ama definirsi. Da giovane si trasferisce a Milano dove studia al liceo di Brera.

Poi il destino la porta in Brasile, dove abita e vive da un quarto di secolo. Termina i suoi studi presso l’Accademia Alvares Penteado di San Paolo. La sua estrosa attività creativa è prolifica e di grande interesse. La sua è un’arte pittorica raffinata e bella, piena di pathos e di delicata poesia. “La Voce del Nisseno” l’ha intervistata in esclusiva.

Come e quando nasce la tua passione per la pittura?

“Fin da piccolina, mia madre  mi faceva vedere i primi scarabocchi aiutandomi a disegnare. Accompagnando le mie manine sul foglio. Ed io incominciavo ad amare quel momento, come sarta di alta costura, mia madre aveva un disegno deciso poi (bilancina) anche molto sensibile all’arte. Ascoltava opere liriche nel suo atelier assieme a mio padre, anche lui sarto e vivevamo tutti felici”.

Qual è stato il tuo percorso formativo?

“E’ stato duro come tutte le cose in cui credi e le vuoi ad ogni costo. Avevo 14 anni con un paio d’anni a casa di mio zio prete, con la nonna paterna; era un clima sereno e mi ricordo che aveva un bellissimo giardino pieno di rose, si sentivano soli e decisi di andare da loro. Lui faceva il parroco in una cittadina dell’Abruzzo. Un uomo sensibile e coltissimo. Mi ha dato la spinta a cercare come mezzo la pittura, insegnandomi le basi e i primi passi. Lui dipingeva cose stupende ed io rimanevo incantata, oltre al bagaglio culturale che aveva. Professore in un liceo di Lanciano, insegnava Storia ed Italiano. Era molto amato”.

Il tuo pseudonimo è Matòart. Qual è il significato di questo nome d’arte?

“E’ nato per caso. Due galleristi in una fiera importante di Carpi al Castello dei Pio 16 anni fa si contendevano una litografia di Mirò. Io in quei giorni stavo decidendo come battezzare i miei quadri, non mi piaceva scrivere un nome e cognome tanto lunghi. Sono una tipa concisa. Questi manco avevano guardato le mie opere ed io ero triste, allora mi sono intromessa dicendo: ’Lasciate in pace i morti e guardate i vivi!’ Mi hanno preso immediatamente in simpatia acquistando tutte le mie opere esposte nello stand in un batter d’occhio. Dalla gioia volevo gridare, ridere, piangere, saltare… Poi c’era anche un motivo, erano le estremitá del mio nome e cognome  M+  aria pi  +A +T  edesc+O, ma mancava qualcosa. Un accento sarebbe stato l’ideale, più imponente e se fai l’anagramma del tutto, viene anche T’AMO. Allora è stato così: Matòart perché è questo che faccio tutto il tempo! I brasiliani felicissimi pensando che era unito al Matogrosso da allora mi hanno sempre riconosciuta come Matò. Quindi ho soddisfatto le mie esigenze e anche quelli dei Matogrossensi, felicissimi di ospitarmi”.

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Matò in una rivista d’arte

Un ruolo importante e di notevole spessore, per te, l’hanno avuto ad esempio Vittorio Sgarbi e Salvatore Fiume. E’ vero?

“Sì e lo ammetto, il professor Vittorio Sgarbi è una persona fondamentalmente umana oltre che un genio nel suo lavoro di Critico. Mi ha un po’ massacrata all’inizio, ma alla fine i suoi consigli sono stati vitali per tutto ció che ho prodotto in seguito. Diciamo che mi ha aperto gli occhi per una visione piú ampia e meno legata ai soliti schemi modaioli. Mi ha messo in contatto col grande ed estroverso Salvatore Fiume con Studio e abitazione a Canzo (Como). Animo nobile di un Siciliano Doc. Ha preso a cuore il mio desiderio di trovare una via d’uscita. Ero appena rientrata in Italia per questioni di famiglia ed ero anche molto triste. Con tutta la sua passionalità di un’artista figurativo è rimasto incantato dalle mie tele e avendolo frequentato per un buon tempo, mi ha voluta presentare in Semegizia su 3000 cataloghi sponsorizzati da un industriale di Como: 28 opere gigantesche fatte ad olio, quarzo, sabbia, resina varia, dove anche il critico addetto alla pagina d’arte del Corriere della Sera, Sebastiano Grasso, ne ha fatto un bellissimo articolo. In quella mostra ho venduto tutto, sono andati i miei pezzi persino ai politici a Roma. Un’opera l’ha presa l’onorevole Massari dopo averla vista proprio sul Corriere della Sera, mandandomi il suo segretario”.

La tua attività pittorica è inquadrabile in uno stile? Qual è, se c’è, il tuo stile di riferimento?

“Il mio stile credo sia solo matoniano (ride, ndr), definito ‘spazialismo’ da De Palo e da Grimaldi ‘naturalismo informale’. Sono una che in tutto deve provare emozione, come in una tecnica nuova, ma ció che mi preme è sempre cercare di creare un contrasto tra il chiaro e lo scuro, mettere la luce dove non c’è. Ho un’ampia visione di cosa sia l’arte ma anche cosa mi spinge a creare in quel momento. Ho una fede e una veduta della vita quasi mistica, non sono presa alla materia per niente, tanto meno ai grandi sfarzi, Amo tutto ció che è minimalista. Mi nutro di buona lettura e anche di molta musica, apprezzo la vita e la ringrazio ogni giorno che mi dá la possibilitá di vedere ancora un nuovo sole che nasce”.

Dalla Puglia, dove sei nata, ti sei successivamente trasferita prima a Milano e poi, definitivamente, in Brasile. Come ricordi queste tappe di vita e sul piano artistico-professionale?

“Più che sul piano professionale sono quelle radici che te le senti strappare con violenza. Mi ricordo quando arrivati alla stazione centrale di Milano fumogena, annebbiata e con un odore forte di smog, come respirare da un tubo di scappamento, ho avuto quasi uno chok come portare Heidi dalle sue verdi colline in una Metropoli Giungla. Tutto mi faceva stare male, almeno erano gli occhi di bimba che percepivano questo! Adesso l’analizzo con occhi da grande e provo lo stesso torpore e incubo (ride di nuovo, ndr). Sì, Milano è una grande città che ha dato la possibilitá a moltissimi artisti e anche a chi non lo era di creare un futuro dignitoso. Ma evidentemente a me questo me ne poteva fregare di meno! Volevo stare bene con me stessa e creare un futuro sano e colorito anche per i miei bimbi, tenerli a contatto con la natura. Volevo respirare e non morire come in una camera a gas! Vivo con semplicitá tutto ció che faccio e lo apprezzo ancora di piú. E la mia vita è dignitosa lo stesso”.

Cosa ti piace di più del Brasile e viceversa cosa non ti piace?

“Mi piace tutto sinceramente. Troverai sempre un sorriso amico. Hanno una visione della vita ottimistica, sono allegri di natura, credo sia proprio questo clima luminoso, che rende qualsiasi  essere felice. Il sole è onnipresente, il loro sorriso ti conquista subito. E’ gente schietta. Ha una grande fede, non si lasciano abbattere neanche se un temporale gli ha distrutto casa. Tra la molta gente umile troverai persone di questo tipo, oneste, che vorresti abbracciarle proprio tutte. Ora, nelle grandi città, come si sa, c’è più violenza, come a Rio e a San Paolo. Ma sai dirmi dove c’é pace in questo momento? Tutti i popoli della terra sono rivoltati e sempre piú soffrono malattie nervose, depressive. Le persone suicide aumentano! Credo che il Brasile è un po’ immune a questo! Amano la vita proprio come me”.

Chi sono i tuoi pittori preferiti e perché?

“Sono stata davanti le tele di Van Gogh ad Amsterdam ed ho avuto una sensazione piacevole, mi é parso quasi di sentire lo stridire delle sue rondini o merli nei suoi campi. Ho apprezzato Gustav Klimt nel suo tenero Bacio. Amo tutti i pittori impressionisti: da Renoir, Monet, Cezanne, anche i grandi surrealisti come Dalì; anche Vedova a volte mi è congeniale. Pollock lo trovo furioso: lo amo! Apprezzo i contemporanei da Scanavino, Balla, Santomaso, Sironi, Morlotti, Tozzi, Castellani, Fontana (ma vecchio periodo), Tano Festa, Nespolo conosciuto in Fiera a Padova, Schifano, Fernandez Arman e la sua grande creatività. Raccagni e i suoi tratti contorti, Morandi. Amo il figurativo poetico di Migneco, questo sempre grazie alla Sicilia, ho conosciuto bene Xante Battaglia nel suo Studio a Milano e come cattedratico a Brera, Terruso con le sue vedove;  non dispenso il disegno di Guttuso tra l’altro Capricorno come me. Amo anche la Pop art: è brillante e anche molto espressiva”

Quante opere hai realizzato?

“Ahahah! Questa è bella! Credo 1500 opere disseminate intorno alla terra! Ho un baule pieno di foto che mio figlio Davide mi ha detto che mi aiuterà con lo scanner a metterle tutte in archivio e farne dei cd. Io non ho molta pazienza e neanche tempo, ma credo che sicuramente lo farà prima o poi…”.

Chi ha scritto recensioni per Matòart?

“Hanno scritto in molti: Salvatore Fiume, Sebastiano Grasso, Carlos Gomes de Carvalho, Antonio Santoro, Francesco Chiari, Marisa Batalha, Barbara Sanaldi, Umberto Zaccaria, Ângela Fini, Matteo Giambattista, Risoleta Cordula, Daniele Biancardi, Valerio Grimaldi, Michele De Palo,  Aline Figueiredo…”.

E poi?

“Vari giornali hanno scritto sinceramente e anche critici del Matogrosso come Aline Figuereido che definisce la mia pittura uterina (ride, ndr). La cosa mi fa ridere perché ció che dice Valerio Grimaldi in Amazzonia, critico di Bologna e  il professor Francesco Chiari di Milano non parlano assolutamente di utero. Tutto sta a come vede l’opera ognuno di loro, ma fino ad un certo punto conta. Il pittore deve creare senza preoccuparsi o far piacere al critico. Questo l’ho imparato col tempo. Bisogna essere spontanei nella creazione. L’Arte non è una pret a porter che indossi tutti i giorni, o che devi adattare tanto per riempire una parete come fosse un poster, o deve combinare col divano del salotto, cosa spiccia e senza valore. L’Arte deve trasmettere una emozione; devi osservarla per capirne anche la ragione per cui è nata. Non esisterebbe neanche la famosa ‘Sindrome di Stendhal’. Io molte volte mi sono trovata coinvolta fino alle lacrime, davanti la Pietà Rondanini ultima opera sofferta dalle mani stanche di un Michelangelo oramai 91enne e il Cristo Morto del Mantegna, da emozionarsi proprio! Per me l’Arte è sacra e bisogna rispettarla, cercare di capirla e farne tesoro, custodirla come custodiresti un figlio, amarlo”.

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L’autrice italo-brasiliana mentre sorride

Per quanto concerne il tuo lavoro artistico, dove si trovano le tue opere? In quali gallerie e in quali cataloghi?

“Il primo vero catalogo è Semegizia, per esempio il Catalogo Iside tutti sui verdi smeraldo 2500 copie, sponsorizzato dalla Invernizzi. Qui non l’ho proprio trovato, ho rovistato tutto: credimi! Poi arriva Calore Latino ed infine Amazzonia, diciamo i piú importanti in fatto di bellezza e presenza, nonostante ne abbia fatti anche qui in Brasile di cataloghi, ma meno importanti, dovrei fotografarli e cercarli tutti, molti sono da mia madre a Milano. Per qualche anno ho venduto opere all’Executive art Gallery che ha anche delle Gallerie  in Inghilterra…  La mia più grande soddisfazione era vedere annunciate le mie opere, nelle televendite, tra i grandi Maestri, come Fontana, De Chirico, Fernandez Arman e poi veniva subito Matò. Molte opere sono state vendute a privati nelle grandi personali fatte finora. Ho tre architetti che mi prendono le opere per il loro lavoro, non posso assolutamente lamentarmi! Puoi incontrare opere nelle varie ambasciate: Brasile, Egitto, Fondazioni Culturali qui in Brasile, alla casa dei Governatori tre opere importanti,  nelle grandi Istituzioni Governamentali del Matogrosso hanno tutti una mia opera Società Umanitaria, Case Massoniche di Milano e Pavia e anche qui in Brasile, nel Museo in Alessandra d’Egitto, ho lasciato una Iside stupenda, nella Rocca Possente di Stellata. Anche l’opera del catalogo è rimasta lì; nella Pinacoteca dei Frati Cappuccini c’è il Pastore delle Anime,  un Padre Pio con il quarzo e olio su tela. Al Centro Civico di Milano, una serie di opere importanti sono eternamente esposte e acquisite dall’Hotel le Moran, alle porte di Milano, (Lorenteggio) un cinque stelle che ha ospitato grandi personaggi”.

Dove hai inaugurato le tue mostre personali e collettive?

“Ho presentato mostre in Brasile, Germania, Spagna, Egitto… E poi, in Italia, a Padova, Novara, Carimate, Lecce, Milano, Carpi, Bologna… L’elenco sarebbe molto lungo”.

So che hai ricevuto numerosi riconoscimenti e prestigiosi premi. A quale ti senti più legato affettivamente?

“Tutti hanno avuto un valore e un significato, ma credo che sia come il primo amore: è stato quello dell’83, insieme a grandi personaggi dello spettacolo, premio dato alla cultura e anche al giornalismo, io venivo premiata dal Governatore del Matogrosso allora dottor Julio Campos e chiamata sul palco, tremante e col batticuore mi dissero che ero stata scelta come Artista Rivelazione dell’anno. Dopo aver inaugurato una bella mostra che aveva avuto successo e apprezzamenti var. La Tv Globo riprendeva il tutto ed io volevo volatilizzarmi… col mio bronzo stupendo, statuetta alta 30 centimetri per me era il mio Oscar! Figurati ,la mia felicitá era alle stelle!”.

George Bernard Shaw asseriva che “si usano le opere d’arte per guardare la propria anima”. Ti riconosci in quet’espressione?

“Totalmente e pienamente in tutte le fasi ho sempre dato il mio calore e colori, la mia luce, la mia fede. I miei giorni, le mie notti, il mio amore, la mia passione, i miei sogni”.

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L’opera Claire de Lune del 2009 di Matò

Uno zoom sulla tua sfera privata. Com’è Matò, caratterialmente?

“Allegra, ma anche seria ed incuto un certo rispetto, con la battuta pronta ma anche fortemente e maledettamente ironica! Fin dal primo mattino, salto dal letto come un grillo, metabolismo veloce, puoi chiamarmi di notte e ti risponderó come se fosse in  pieno giorno, risponderó un pronto sveglissimo anche se fossero le tre dell’alba e sono in pieno sonno! Con i mie splendidi figli, due maschi, ho un rapporto da fratelli, c’è moltissima complicitá, mi fanno da padre da quando ho perso il marito per un tumore 5 anni fa. Loro sono orgogliosi di me soprattutto quando gli fanno i complimenti per la mamma giovane e in forma che hanno e che è brava! Vorrebbero vedermi felice  e accasata, ma per ora non ci penso proprio! Sono un’attivista sempre, non sopporto gli stupidi e gli  ipocondriaci e anche le persone sleali. Le tengo lontane per il mio benessere”.

Che libri leggi?

“Ho letto tutti gli autori latini, da Coelho a Garcia Marquez, alcuni autori italiani e alcuni stranieri. Molti libri d’arte e molti poeti: da Neruda a tanti altri. Ultimamente sto facendo una incetta di libri Spirita, mi piacciono e mi affascinano, in fondo è  il comportarsi bene, aprirsi alla vita e non fare male agli altri, è una filosofia che amo parecchio. In questa dottrina si dice che chi nasce con una croce è perché nella precedente vita non è stato uno stinco di santo, ora non voglio credere in tutto ció che dice Allan Kardec o Chico Xavier sia la verità assoluta,  ma che c’è una parte di vero ne ho avuto la conferma! Che poi col tempo ti potrò raccontare”.

Che musica ascolti?

“Amo la musica classica, ma quello che ascolto di piú è del buon jazz! Quando sono melanconica  ascolto Chopin, Beethoven, Morricone, Massenet e Schubert. Quando sono euforica ascolto Mozart  o un buon blues. Quando sono furiosa un rock, non mi faccio mancare nulla, a volte anche le opere di Puccini, Verdi, Mascagni”.

Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?     

“Adesso sto preparando una serie di opere unite alla musica in generale ma in prevalenza jazz, spero proprio come promesso dal mio amico Brian Oneal, il jazzista californiano, che possa organizzarmi una mostra a Los Angeles. Ma è ovvio che devo preparare minimo 30 opere, quindi credo proprio che una bella personale potrá nascere l’anno prossimo, per adesso di lavori in casa ne ho una decina. Non di più”.

Infine, essendo alla porte del santo Natale quale messaggio consegni ai nostri lettori?

“Il mio messaggio di Natale? E’ di guardarsi intorno, che c’è tanta miseria di spirito, non è che perché si è alle porte del Natale che uno di colpo diventa buono e generoso, no, bisogna adottare questo modo di vedere e di sentire  tutto l’anno. Condividere un po’ delle nostre gioie con coloro che non hanno una carezza e non avranno neanche una tavola imbandita o i doni sotto l’albero. Siate meno egoisti.  Non abbuffatevi  siate regolari in tutto ció che fate! Il vero spirito di Natale deve essere lo spirito di fratellanza, l’amore quello vero è dato senza aspettarsi un ritorno. Un Santo Natale a tutti, a te Michele e alla tua famiglia. Sei una persona amabile e grazie dal mio cuore per avermi aperto la tua casa”.

MICHELE BRUCCHERI

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