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La copertina del libro

Ciao Francesco e benvenuto su “La Voce del Nisseno”. Un grande onore averti mio ospite per questa intervista esclusiva. Quando hai scelto di scrivere “Mondiali 1982 – La rivincita”? Qual è stata la spinta?

Durante il primo lockdown. Ero sempre stato affascinato dalla storia di quel gruppo di giocatori che, contro tutto e tutti, era riuscito a vincere un campionato del Mondo al di là di ogni ragionevole pronostico. La squadra di Bearzot, oltre ad avere calciatori straordinari e spesso sottovalutati, possedeva dentro di sé una forza morale unica. E in questo l’asse Bearzot-Zoff rappresenta un unicum nella storia del nostro sport.

Ti senti più a tuo agio nel ruolo di Giornalista o più in quello di Scrittore?

Ho sempre amato scrivere. Giornalismo e narrativa hanno naturalmente ambiti molto diversi, e la scrittura si modella a seconda delle regole e dei canoni di due mondi attigui ma diversi. Sono nato e morirò giornalista.

Sfogliando l’album dei ricordi della tua famiglia. Dei Mondiali del 1982 quali i tuoi ricordi e le tue emozioni?

Nel 1982 avevo 17 anni, l’età più bella. Ho voluto raccontare, al termine del libro, la mia personale vicenda perché credo rappresenti non una storia individuale ma quasi una esperienza collettiva di una generazione. L’Italia non vinceva un Mondiale da prima della guerra. Il sapore di quel trionfo, ancor più di quello del 2006, è unico. Inarrivabile. In un’epoca in cui non c’era il web, non c’erano i social, da pochissimo avevamo la tv a colori e la Rai era la nostra grande “mamma”.

Dalla polvere alla gloria: il trionfo dell’Italia. Puoi riassumerci il tuo libro in 5 aggettivi?

I cinque aggettivi li dedicherei alla squadra di Bearzot, il mio non è altro che il racconto di una impresa: mitica, inarrivabile, imprevedibile, compatta e… “italiana” nel senso più profondo del termine.

Nell’epoca dei social, come ti approcci ai tuoi lettori e fans?

Non credo di avere fan, ma ottimi lettori sì. Non scrivo per un lettore tipo, non mi interrogo in tal senso quando mi metto al computer. Scrivo per un impulso: quando c’è una storia da raccontare, divento poi il primo lettore di me stesso. E sono il più critico. Non devo farmi ingannare dalla bella frase o semplicemente dalla bella scrittura. Tutta la costruzione deve necessariamente essere funzionale alla storia raccontata.

Il pallone non è solo degli artisti. Anche gli artigiani sanno costruire le vittorie, magari fanno solo più fatica. Spiegaci meglio…

Non si vince solo con il talento, ma anche con il carattere, l’applicazione, la passione, la pazienza. Valeva per la formazione dell’82, vale in tutti gli ambiti della nostra vita.

Se tu potessi fare un regalo all’umanità per cosa opteresti?

La pace, oggi più che mai.

Il virus quanto e come ha modificato il tuo modo di essere nelle tue varie sfere in questi ultimi due anni?

Ha alterato la fisicità dei rapporti umani. Non stringiamo mani, non ci abbracciamo, sentiamo le nostre voci alterate dalla mascherina. Siamo dominati dalla paura del contagio. Ma è tutto comprensibile, oltre che tollerabile. Penso allora a quanti sono morti in questi anni tremendi. Molti facendo il loro mestiere, provando a salvare altre vite umane. A loro, e ai loro familiari, va sempre il mio pensiero. Nella speranza che prima o poi torneremo ad abbracciarci definitivamente, e non soltanto in alcuni periodi dell’anno, con il sorriso sulle labbra.

Qual è il messaggio che lanci ai giovani autori che vogliono pubblicare un loro libro?

Non ho grandi consigli da dare, mi baso sempre sulla mia esperienza personale perché è quella, poi, che mi ha plasmato. Propongo un esempio, a proposito di 1982: Paolo Rossi. Aveva assaporato il miele della gloria, era improvvisamente finito nella polvere, perdendo tutto o quasi (ma non la dignità), ha avuto la forza, la tenacia, la rabbia per reagire sempre e comunque. Mai arrendersi, agire con umiltà, credere in sé stessi e seguire per quanto possibile i consigli degli altri. Non avendo fretta di sfondare e di sentirsi arrivati.
Progetti futuri?
Dal 2 giugno sono il direttore del Mattino di Napoli. Un sogno diventato realtà. Il mio futuro, ora, è il mio presente alla guida del più prestigioso quotidiano del Mezzogiorno.

ILARIA SOLAZZO

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Il libro di Francesco De Core

 

Per saperne di più:

https://www.amazon.it/Mondiali-1982-Antonio-Menna/dp/8832176246/ref=mp_s_a_1_1?keywords=9788832176247&qid=1656751791&sr=8-1

https://www.mondadoristore.it/Mondiali-1982-rivincita-Francesco-De-Core/eai978883217624/

https://www.ibs.it/mondiali-1982-rivincita-dalla-polvere-libro-francesco-de-core/e/9788832176247

MONDIALI 1982

I mondiali di calcio del 1982, organizzati a due passi dall’Italia, in una Spagna rigenerata, videro la nazionale italiana protagonista di un caso unico di morte e resurrezione: dalla polvere alla gloria in due settimane. L’Italia affrontò le prime tre partite del mondiale spagnolo, che furono un disastro: tre pareggi con Polonia, Perù e Camerun. L’Italia passò il turno ma solo per la differenza reti. Sulla Nazionale si abbatte una campagna negativa mai vista prima: accuse, sospetti, pettegolezzi. Le critiche maggiori caddero soprattutto su Paolo Rossi, che non segnò e giocò malissimo. La sua convocazione era stata fortemente voluta dal Ct Bearzot, seppur tra mille contestazioni. Il secondo turno è proibitivo: un girone a tre con Argentina e Brasile. Il destino dell’Italia sembra segnato. Il 29 giugno, però, qualcosa improvvisamente cambia: l’Italia sfida l’Argentina e vince due a uno con una partita magistrale. La svolta vera, per lui e per tutti, arriva il 5 luglio, quando l’Italia incontra il Brasile. Paolo Rossi fa tre gol e trascina la nazionale in semifinale. L’otto luglio, Paolo Rossi si ripete: fa altri due gol, in semifinale con la Polonia, e regala la finale alla Nazionale. Tre giorni dopo, l’11 luglio, la consacrazione: Rossi segna il primo gol della finale al Santiago Bernabeu, trascinando la nazionale alla vittoria dei Mondiali. Paolo Rossi è il trionfatore del Mundial, si guadagna il nomignolo di Pablito, chiude la competizione come capocannoniere e, tre mesi dopo, vince il Pallone d’oro. La nazionale torna in Italia sull’aereo presidenziale, con Pertini che li riporta a Roma come eroi popolari. Dalla fine alla vetta, in due settimane.

https://www.diarkos.it/index.php?r=catalog%2Fview&id=21

I lettori dicono…

“Bel libro che si legge velocemente”.

“Ho scelto di leggere questo libro dopo la morte di Maradona, poi un’altra terribile notizia: Paolo Rossi non c’è più, questo libro racconta anche le sue gesta e quelle di un gruppo formato da brave persone che fanno squadra come poche volte è successo in Italia, negli ultimi anni mai”. “Assolutamente da comprare e leggere. Imperdibile per chi ama il calcio e la nazionale”.

Descrizione

Un allenatore contestato, solo contro giornali, tv e opinione pubblica. Il re del gol appena uscito dal gorgo del calcioscommesse. Un capitano di quarant’anni tra i pali. Enzo Bearzot, Paolo Rossi, Dino Zoff: dalla polvere alla gloria, il Mundial di Spagna del 1982 segna la loro rivincita. La rivalsa dell’Italia. Il riscatto di un gruppo che, isolatosi dal mondo esterno, porta a termine un’impresa sportiva memorabile, ribaltando ogni pronostico. Un cammino cominciato male, tra i veleni, nel girone di qualificazione di Vigo: tre pareggi, nessuna vittoria. Poi il silenzio stampa e il trasferimento a Barcellona: la cavalcata contro Argentina, Brasile e Polonia, quindi il trionfo nella notte magica di Madrid. Un successo straordinario che simbolicamente è racchiuso nell’urlo di Marco Tardelli al gol del 2-0 sulla Germania: rabbia e gioia insieme all’ennesima potenza. Liberate nell’estate più dolce della nostra vita.

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