storie minime
Filippo Falcone (foto di Pippo Nicoletti)

Ho avuto la fortuna, quando internet non era ancora arrivato, di crescere in un ambiente, seppur ristretto quale quello di un piccolo paese dell’entroterra siciliano, pieno però di stimoli: culturali e umani. Siamo tra gli ‘70 e ‘80, quando, forse un po’ precocemente, ho iniziato a frequentare, al seguito di mio nonno materno, posti come la sezione del Pci, la Camera del Lavoro e, soprattutto, i caffè della piazza. In quei luoghi, allora pieni di vita, ricordo, di aver sentito tante storie, che da allora mi sono rimaste come scolpite nella memoria.

La mia prima formazione, posso dire, l’ho acquisita proprio in quegli anni ed in quei luoghi. Poi, col passare del tempo, a quei racconti non ho più pensato, fino a quando, ad un certo momento della mia vita, ho compreso l’importanza della Memoria. Solo allora ho capito che quelle vicende, quelle atmosfere, seppur marginali, non andavano lasciate solo nella mia mente, destinate prima o poi all’oblio, ma andavano recuperate e raccontate.

Ripensando a quegli anni della mia infanzia ricordo che, a volte, fiutavo dove pensavo potesse esserci qualcosa di interessante da ascoltare. Mi sentivo un po’ come Charlie Chaplin nella Febbre dell’oro, con la differenza che io cercavo solo storie da mettere in salvo. Il tema della Memoria mi ha sempre appassionato ed anche se, allora, non ne conoscevo ancora le dinamiche – che avrei poi appreso dai libri – le vicende del passato mi ipnotizzavano. Da quegli anni mi porto dietro come l’impressione di aver appreso la Storia da quei racconti della gente.

Quelle storie, raccolte disordinatamente nella mia mente, assieme ad altre sentite in famiglia, sono state per anni a sedimentare. Sono rimaste lì, immobili. Hanno avuto la pazienza di aspettare. Poi, ad un certo momento, sono state loro stesse a chiedermi di venir fuori. Il tempo era maturo perché diventassero pagine da leggere e, perché no, da tramandare.

Quelle raccontate sono vicende realmente accadute – certo approfondite, integrate, arricchite da riscontri giornalistici e documentari – ma che si muovono anche all’interno di incursioni narrative e di storia locale. Sono episodi ordinari, che ci aiutano però a capire meglio la società siciliana degli ultimi due secoli.

Non si ha certo la pretesa di aver narrato i grandi temi verghiani della roba o quelli della lucida pazzia pirandelliana o ancora quelli decadenti e malinconici del Gattopardo.

Si è solo voluto raccontare storie minime, vicende marginali di una parte di Sicilia, quella interna, che magari non ha avuto la potenza dei grandi avvenimenti, né l’enfasi della grande Storia, ma dove non è mancata una forte carica di umanità.

storie minime
Filippo Falcone (foto di Pippo Nicoletti)

L’Indice dell’opera è così composta: 1. Un giallo d’altri tempi; 2. L’antenato cerca dote; 3. Il piccolo Stefano muore in odor di santità; 4. Un prete con la passione per la politica; 5. Quando il fumo dello zolfo bruciava le campagne; 6. Un tragico fatto al Circolo di compagnia; 7. Tempi d’arroganza politica; 8. Un caso di corruzione al municipio; 9. Durante la visita di padre Gioacchino si spara sulla folla; 10. I tre eremiti.

Ed ancora: 11. Quel dramma dimenticato; 12. Il duello mancato; 13. Un orribile delitto; 14. La figlia dell’arciprete; 15. Il fattaccio di contrada Mintina; 16. Cinuzzu scende in miniera; 17. Un sogno spezzato; 18. Il Duce alla Trabia Tallarita; 19. Violenza su un caruso; 20. Morte dall’alto.

Ed infine: 21. Mamma Rosa; 22. Un nostro eroe; 23. Un uomo nel turbinio; 24. Dopoguerra e politica: riprendono le beghe; 25. Malavita di paese, tra mafia e scassapagliara; 26. Gli scherzi di lu zì Battista; 27. Scorci di vita paesana; 28. Un attimo e fu l’inferno: 29. I pupi di masciu Vincenzo; 30. La misteriosa morte di un ragazzo.

Per concludere: 31. Quando la Chiesa scomunicava i comunisti; 32. Per un furto di mandorle; 33. Morte in miniera dei due compari; 34. Un delitto d’onore; 35. Il biglietto ritrovato.

FILIPPO FALCONE

(Storico e giornalista)   

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