di MICHELE BRUCCHERI – INTERVISTA ESCLUSIVA. Cinquant’anni di sacerdozio per il presule. “Il Vangelo è gioia”, spiega a La Voce del Nisseno. Ecco il sobrio programma dei festeggiamenti 

 
 Il vescovo Migliore

 

 

Nozze d’oro per il vescovo Antonino Migliore. Cinquant’anni di sacerdozio per l’alto prelato di Serradifalco, ordinato prete il 29 giugno 1969. In maniera sobria, verrà festeggiato con diverse iniziative. Il clou sarà indubbiamente la solenne pontificale domenica alle ore 19 presso la sua ex parrocchia, nella splendida chiesa Madre.

Mi accoglie nella sua abitazione. Mi prepara un caffè. E come accade sovente, ormai, da decenni, lo intervisto. Registriamo la nostra conversazione. Parla, come sempre, a cuore aperto. Racconta e si racconta. “Il Vangelo è gioia”, sottolinea il presule serradifalchese. Ed aggiunge. “Cinquant’anni di sacerdozio, di grazia del Signore. Guardare indietro, per me, significa quello che il Signore – attraverso di me – ha realizzato”.

“Dopo 33 anni, quando io vengo è come se fosse il primo giorno! Questo mi anima molto – spiega ancora a La Voce del Nisseno -. Mi fa anche emozionare. Non vi siete dimenticati di me. Un affetto grande, quello che mi dimostrate. Mi dà conforto per continuare. Devo solo ringraziare, Serradifalco e il circondario”. Nel 1986, lui partì per il Brasile e subentrò, presso la parrocchia San Leonardo Abate, l’attuale arciprete. Lo sollecito e risponde: “Devo ringraziare padre Giovanni Galante. Eravamo amici e siamo ancora amici. Tra noi c’è molto dialogo. Lo ringrazio per l’appoggio, per la collaborazione”.

A conclusione della nostra piacevole conversazione, consegna ai posteri un impegno solenne e importante: “Se tra due anni io ritorno, certo non per lavorare, prevedo… Ci sono molti ammalati e anziani. Visitare anziani e ammalati, questo bisognerà fare. Per dare conforto. Se il Signore mi aiuta, voglio realizzare questo progetto”.

Antonino Migliore, vescovo di Coxim (Brasile), si trova a Serradifalco ed è ospite de La Voce del Nisseno. Nei prossimi giorni, festeggerà ufficialmente il cinquantesimo anniversario di sacerdozio (la data esatta dell’ordinazione è il 29 giugno, ndr). Partiamo da questa preziosa, significativa, importante tappa esistenziale e pastorale: cosa significa?

Intanto, Michele, ti ringrazio per questo incontro. Serve per gli altri, che leggeranno questa nostra intervista, e serve anche per me. Per riflettere un poco. È una tappa importante. Cinquant’anni di sacerdozio, di grazia del Signore. Guardare indietro, per me, significa quello che il Signore – attraverso di me – ha realizzato. Il primo atteggiamento che sento di manifestare è questo ringraziamento al Signore che mi ha guidato. Mi ha aiutato a non accomodarmi. Lui mi ha “sbattuto”, tra virgolette, di qua e di là, ma mi ha sempre accompagnato. È stato sempre con me. 

 
 Il giornalista Michele Bruccheri e il vescovo Antonino Migliore

 

Quali sono state le sue principali date?

Sintetizzando le date: il primo anno a Messina, cinque anni poi a Sommatino, undici anni a Serradifalco. Dopo, subito in Brasile come sacerdote. Dieci anni. Poi il ritorno in Italia. E la chiamata come vescovo, nel 2000. Il ritorno di nuovo in Brasile. Tutto questo mi ha aiutato a non accomodarmi. Situazioni nuove chiamano a rinnovarsi. A cambiare atteggiamento, modo di vivere. La cosa più importante è che a quarant’anni sono partito per il Brasile. Completamente una vita nuova. Mi sono sempre sentito giovane perché a quarant’anni ho cominciato una vita nuova. Vita nuova vera. Perché è un altro mondo. Ho accettato tutte le sfide che in cinquant’anni di sacerdozio ci sono state. Ringrazio il Signore. E non penso alle difficoltà che ho avuto.

Quali sono stati i frutti?

I frutti, nella diocesi, ci sono. Con i sacerdoti che abbiamo, che il Signore mi ha dato la grazia di ordinare. È la cosa più bella, questa! Due esperienze fondamentali, ho fatto da missionario. Quando sono arrivato in Brasile, sono stato a Piracicaba. Già al secondo anno, parlando col vescovo del luogo, dissi che non mi sentivo realizzato, come missionario. Era tutto pronto…

E quindi si inserisce la tappa di Sonora, vero?

Esatto. Lui ha capito e mi ha detto: tu sei missionario. Il vescovo di Coxim mi ha mandato a Sonora. Dove c’è stato tutto da fare. Non c’era nulla. Nemmeno le case, c’erano! Il Comune esisteva da un anno. Ho collaborato a creare una situazione migliore. Tante iniziative per dare a quel popolo il senso di un impegno. Per farlo sentire popolo. Non c’era identità di popolo. Ho collaborato a creare l’inizio di un paese.

Durante gli anni, c’è sempre stato questo “ponte” di solidarietà tra il Brasile e la nostra terra. So che non ha mai sentito la mancanza di affetto del nostro paese: Serradifalco. A distanza di anni, con quali parole esprimerebbe la sua gratitudine?

Mai c’è stato questo distacco. Dopo 33 anni, quando io vengo è come se fosse il primo giorno! Questo mi anima molto. Mi fa anche emozionare. Non vi siete dimenticati di me. Un affetto grande, quello che mi dimostrate. Mi dà conforto per continuare. Devo solo ringraziare, Serradifalco e il circondario: Sommatino, Calascibetta, Sacro Cruore (parrocchia di Caltanissetta, ndr). Mi sento “ponte”. Una cosa veramente bella. Questo gruppo di brasiliani che arriverà è, per me, una gioia grande. Sto pensando più a loro che a me. Per continuare a creare questo ponte.

Tra poco entriamo nel vivo per quanto concerne i festeggiamenti. Sono curioso di sapere però una cosa. Durante questi quasi venti anni di attività episcopale, ricordo che venne ordinato vescovo nel giugno del 2000, ha avuto modo di conoscere tre grandi papi. Dei tre che profilo mi tratteggia?

Ognuno è differente rispetto all’altro, come accade per le persone. Ognuno ha i suoi carismi, ognuno è grande. Papa Giovanni Paolo Secondo era negli ultimi anni della sua vita. Era stanco, ammalato, ma ha continuato con tanta forza e ci ha dato un esempio, di accettare la sofferenza… Ratzinger è una persona colta. Persona spirituale. Ci ha dato un grande esempio di amore alla Chiesa. Non è stato solo umiltà, quando si è ritirato.

E Bergoglio?

E Bergoglio ha il desiderio di rinnovare. La Chiesa ha bisogno tante cose da cambiare (…).

Tra le tante soddisfazioni…

Un’altra soddisfazione pastorale che ho, nella seconda fase da vescovo, è quella di aver dato un ordinamento sereno, con la presenza di tanti sacerdoti. Prima non c’erano. Quando sono arrivato erano tutti Cappuccini, anziani. I primi cinque anni, io ho sofferto. Ho cominciato ad ordinare sacerdoti nel 2005. Ho lavorato con i giovani, con le vocazioni. Ho la grazia di aver ordinato quindici sacerdoti. Ora la diocesi è ben fornita. Una grande soddisfazione pastorale e sociale.

Una semina importante, indubbiamente. Domenica 15 settembre, in occasione della Festa dell’Addolorata (compatrona di Serradifalco), ufficialmente si festeggiano le nozze d’ore, a livello sacerdotale, del vescovo Migliore. Come sarà articolata la giornata? Quali sono le iniziative in programma?

Praticamente con il popolo di Serradifalco – niente di speciale – domenica 15 ci sarà la messa solenne, con la presenza del coro. Verrà anche il vescovo della diocesi nissena. La cosa per me più bella è la presenza di questi trenta brasiliani. Rappresentano tutta la diocesi.

Questa delegazione brasiliana da chi è composta?

Sono sei sacerdoti. Poi, varie coppie e altre persone. Vorrò far vedere qualcosa della nostra Sicilia. Arrivano domani e resteremo a Palermo, a Monreale. Sabato mattina ad Agrigento. E nel pomeriggio verremo a Serradifalco, per partecipare ai vespri. Qui ci sarà un’accoglienza solenne. Con il sindaco, la banda Maestro Aldo Lalumia. Loro dormiranno a Caltanissetta, al seminario.

La domenica mattina ci sarà qualcosa a Caltanissetta, vero?

Sì. Celebreremo la messa solenne al Sacro Cuore. Per i miei cinquant’anni di sacerdozio. Sono stato parroco per due anni. È stata una bella esperienza bella. Nel pomeriggio saremo a Serradifalco, visiteremo le chiese. Poi parteciperemo alla messa solenne.

So che è anche prevista una mostra fotografica, sabato pomeriggio. È così?

Sabato sarà inaugurata, nel pomeriggio, una mostra fotografica sulla mia vita. Un itinerario della mia vita, della mia vocazione. È organizzata dall’associazione “Serra Del Falco”. Ne approfitto per ringraziare.

Lunedì invece…

Lunedì poi io vado con loro. A Siracusa. Dopo giriamo un po’ l’Italia. Faremo Catania-Venezia in aereo. In pullman andremo a Padova. Poi, Firenze, Assisi, Cascia. Infine a Roma.

Mi pare di capire che durante questi anni ci sia stata una proficua collaborazione con il clero serradifalchese e con l’arciprete Giovanni Galante. Conferma?

Devo ringraziare padre Giovanni Galante. Eravamo amici e siamo ancora amici. Tra noi c’è molto dialogo. Lo ringrazio per l’appoggio, per la collaborazione. Ogni anno, nel periodo quaresimale, c’è la raccolta per le adozioni a distanza dei bambini del Progetto Speranza. Padre Galante è sempre stato sensibile a questo “ponte”. Ha sensibilizzato anche il popolo.

Se lei dovesse chiedere qualcosa di specifico e di particolare alla nostra comunità, cosa chiederebbe?

Di vincere questa mancanza di entusiasmo. Dobbiamo superare lo scoraggiamento sociale e religioso (…).

Cosa pensa dei giovani?

Dobbiamo capirli e per capirli, dobbiamo stare sempre vicino a loro. Ricordo le scarpe che ho consumato in via Cavalieri di Vittorio Veneto per stare vicino a loro. Ci vuole una presenza continua. Nella nostra diocesi brasiliana abbiamo un motto: entusiasmo, allegria e gioia nell’annuncio del Vangelo. Il Vangelo è gioia.

L’anno 2019 è l’anno delle sue nozze d’oro di sacerdozio. Se dovessimo sintetizzarlo con tre aggettivi, quali sceglierebbe?

In tutta la mia vita, ho avuto questo entusiasmo. Quindi direi “entusiasmo”. E gioia. Che continuo ad avere ancora (…).

Auguri di vero cuore, padre Migliore.

Se posso dire… Se tra due anni io ritorno, certo non per lavorare, prevedo… Ci sono molti ammalati e anziani. Visitare anziani e ammalati, questo bisognerà fare. Per dare conforto. Se il Signore mi aiuta, voglio realizzare questo progetto.

MICHELE BRUCCHERI

 

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