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Nino Morreale e Michele Bruccheri

Questo libro è Nino Morreale. C’è lui. Ci sono i suoi pensieri e i suoi sentimenti. C’è il suo estro e il suo talento. È un autentico genio del teatro, indubbiamente dal notevole talento artistico. Nasce come attore, poi diventa anche regista e da qualche anno è pure eccezionale autore teatrale. La sua prosa è effervescente e briosa, nel corso degli anni ha perfezionato il suo stile. Un abile narratore, capace di descrivere vizi e virtù, le luci e le ombre della società. Il suo teatro, infatti, è pedagogico. Racconta la vita, suona le sinfonie di luci e colori del quotidiano. Ma anche il suo risvolto: la cultura dell’apparire…

Nino Morreale, sposato con Angela, padre di due perle – Verdiana e Giada -, crede strenuamente e inflessibilmente nella missione etica del teatro, del “suo” teatro. Infaticabile e prolifico, ha scritto già diverse opere teatrali. Qui raggruppate come tante pepite d’oro. In questi anni, ho avuto l’onore e il piacere di presentare le sue commedie e di scrivere alcuni articoli. Ho avuto, inoltre, il privilegio di leggere in anteprima i suoi copioni. Scrivere, oggi, questa introduzione è – per me – motivo di infinito orgoglio e di indicibile fierezza.

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Nino Morreale e Michele Bruccheri (foto di Gioachino Divita)

Ricordo l’ovazione per la commedia brillante in tre atti dal titolo Nna muddica di pani. In un teatro gremito e partecipe. Questa è stata la sua opera teatrale d’esordio, splendida ed esilarante. Venne poi realizzato persino un dvd. La prima “creatura” ad avere il marchio Siae, depositato a Roma. Personalmente consegnai – anni addietro – una copia della sua opera al mitico Pippo Baudo, re dei presentatori, poco prima di intervistarlo. Oltre agli aspetti di intelligente leggerezza e di sano intrattenimento, nel teatro di Nino Morreale c’è sempre uno spunto di riflessione. Il “suo” teatro è cultura, racchiude tradizioni, ma anche divertimento. In un mix sapiente di gustosa scrittura.

Sciddicavu a la funtana è la sua seconda opera teatrale. Una commedia brillante in tre atti, come la prima. Nino Morreale mi chiese di scrivere una prefazione. Lui mi ha sempre mirabilmente coinvolto nei suoi progetti e, per me, è stata occasione di crescita umana e culturale. Nei suoi testi ci sono dialoghi piacevoli e divertenti, spesso all’insegna di equivoci e malintesi. In un italiano sicilianizzato o siciliano italianizzato (sic!). Con inevitabili colpi di scena.

“Il teatro è vita”, disse una volta Nino Morreale. Un aforisma vero e sacrosanto. Parafrasando Novalis, aggiungo: il teatro è l’attiva riflessione dell’uomo su sé stesso. Questo geniale autore teatrale, tra cultura e intrattenimento, ci fa conoscere di più e meglio noi stessi e anche gli altri. Che si vuol fare, titolo di un’altra sua commedia brillante (in due atti), è il racconto, sagace e intelligente, del “vizio” della società. Questo versatile autore teatrale, con ironia, canta la vita e le sue distorsioni. Mostra un notevole e limpido talento, una grande passione per il teatro dialettale. 

Tutte le sue meravigliose opere (menziono, in ordine sparso, quelle depositate alla Siae: In ricchezza, in povertà… finché morte non ci separi; Più di ieri, meno di domani; Quanta… e che poesia, eh!; ‘Sta vota ‘u Sinnacu ‘u fazzu ji) sono un mosaico di sentimenti, uno scrigno prezioso di cultura. Nei suoi testi c’è sempre uno sguardo a tematiche sociali, delicate e scottanti. Le sue commedie sono pregevole occasione di crescita umana e culturale, dunque sociale.

Da sempre si è occupato di teatro, Nino Morreale. Come attore e regista, ora anche come autore. In tutti i modi, quindi, ha calcato le scene, riscuotendo enormi apprezzamenti ed elogi meritati. Ha dimostrato concretamente che il teatro è “palestra di vita”. Ha trasmesso la passione per il teatro a numerosi giovani e non solo. Ha fondato un’associazione culturale – “Gli Amici di Claudio” – che è memoria viva. Ci ha insegnato, con le sue commedie e le relative rappresentazioni, che il teatro è espressione scenica della poesia e della vita quotidiana.

Nino Morreale ha dimostrato – sempre e naturalmente – il forte attaccamento alla sua terra e alle tradizioni. Come ho scritto in passato, parlando di lui, “porta sul palcoscenico del teatro il vizio e la miseria della società, ne racconta le distorsioni, le storture, le piaghe, con grande abilità narrativa”. Ci dà un semplice e significativo insegnamento, ci fa capire il male ma poi ci presenta il bene. Ci fa conoscere il buio, però poi ci mostra la luce. I suoi attori, quando rappresentano le sue opere, rendono plastico il suo “sentire”: “Ciascuno dei vari protagonisti dello spettacolo teatrale rappresenta una perla – ebbi a dire qualche anno fa, presentandolo -. Tutti assieme, formano una preziosa collana. Tutti, allora, dobbiamo sentirci dei diamanti. Tutti, insieme, se si vuole, si può imparare. L’unione fa la forza”.

MICHELE BRUCCHERI

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