Domenico Benfante

di MICHELE BRUCCHERI – GASTRONOMIA. Per ben due volte ha vinto il prestigioso «Cappello d’Oro». Dice: “La mia vita non può più prescindere dalla cucina. È una vera e propria missione” 

Domenico Benfante, di Serradifalco, due volte “Cappello d’Oro” – prestigiosa onorificenza professionale alla carriera – è uno chef ad altissimi livelli. Metà della sua vita (a settembre spegnerà la sua trentanovesima candelina e da ben venti anni è in prima linea in cucina), il giovane cuoco l’ha dedicata alla ristorazione. Anche se, ad essere precisi, già nel periodo 1994-1995 lavorava presso un noto locale.

 Domenico Benfante e la sua arte culinaria

“La mia passione – ricorda a La Voce del Nisseno – nasce da una punizione. Mi avevano bocciato alla scuola media e i miei genitori mi mandarono a lavorare. All’inizio, lavoravo con odio che presto diventò passione per la cucina”. “La mia vita – riprende – non può più prescindere dalla cucina. È una vera e propria missione”.

Padre di un figlio di otto anni, fa i salti mortali per dedicargli il tempo necessario. Un genitore presente, “un buon padre” dichiara al nostro microfono. Ha già vinto due volte il “Cappello d’Oro”: a Rimini (l’ultima volta due anni addietro) e due anni prima, podio alto a Montecatini. Era il 2016. E l’anno precedente, a Sorrento, era diventato “Cappello d’Argento”.

Riavvolgendo il nastro dei ricordi, Domenico Benfante rammenta il 2009 allorché diventò prima stella a Salerno. L’anno prima, invece, venne nominato Giovane Discepole dell’Escoffier delegazione di Nizza. Attualmente lavora presso il Resort Scala dei Turchi a Realmonte, nell’agrigentino. Nel suo curriculum professionale, poi, un incarico importante: essere il presidente provinciale per Agrigento dell’Associazione italiana cuochi.

Meriti conquistati nel settore enogastronomico dove la concorrenza – come si sa – è veramente spietata. Riconosciute le sue competenze culinarie, il suo forte impegno nel rispetto della buona cucina italiana nel mondo. Infatti, vanta esperienze lavorative di tutto rispetto non solo in ambito nazionale ma anche all’estero: Egitto e Spagna, su tutti. Ha lavorato inoltre a Gela e a Caltanissetta in un famoso ristorante per ben dieci anni dove ha acquisito un prezioso bagaglio occupazionale.

Collabora attivamente con vari corsi dell’Alberghiero di Favara e Licata (sempre nell’agrigentino) per formare le nuove leve, “le nuove generazioni” dice. Insegna “nuove forme di cottura, più innovative e interessanti”. Un mestiere – quello dello chef – che ha bisogno di continuo aggiornamento e grande passione, di “un amore immenso per la tipicità siciliana, dei nostri prodotti genuini”.

MICHELE BRUCCHERI         

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