Tra crisi economiche, ricoveri e decessi a causa del Covid, ora per effetto della guerra in Ucraina, come si può misurare la qualità della vita? Tutte le province siciliane nelle ultime indagini del Sole24Ore sulla qualità del benessere si trovano in coda alla graduatoria generale. Manco a dirlo tra le peggio messe è la provincia di Caltanissetta: che si piazza al 106° posto lasciando l’ultima posizione a Crotone (107°).
La provincia nissena occupa l’ultima posizione nelle graduatorie specifiche su “Ambiente e Servizi”, “Affari e lavoro” e “Partecipazione alla formazione continua”. Risulta penultima nelle graduatorie specifiche per “Giovani che non lavorano o studiano” e per il “Tasso di occupazione”. Si trova al 94° posto per “l’offerta culturale”. Ma in questo articolo voglio portare l’attenzione dei lettori sulla situazione di Serradifalco.
È un paese, come impietosamente dicono i dati, che ha toccato il punto più basso della sua storia demografica: in vent’anni ha perso 871 abitanti, dai 6.425 ai 5.554 del 2022 con un’accelerazione della perdita a partire dal 2016 quando la popolazione era attestata su 6.043 abitanti. A partire da tale anno il declino si è trasformato in una vera valanga: -489 residenti. Ma le amministrazioni che si sono succedute negli anni conoscono questi dati? Hanno avuto un’attenzione politica adeguata?
Si è molto, tanto parlato del progetto megagalattico di ricostruzione della Scuola Elementare. Mi chiedo: ma quali alunni potranno frequentare questo edificio, se ogni anno a Serradifalco nascono 33 bambini (dato 2020) ovvero una classe e mezza forse. È comprensibile che ciascuno voglia lasciare la propria impronta amministrativa, ma occorre sempre guardare la realtà e le priorità. È brutto dirlo, ma in termini di investimenti comunali, con questi numeri forse bisognerebbe allargare il camposanto visto che la mortalità è di gran lunga in vantaggio rispetto alla natalità.
Al di là di questa considerazione, il problema vero è: che fare politicamente per tentare di arrestare questo terremoto sociale che sta eliminando dal paese ogni anno decine e decine di giovani che non vedono alcuna possibilità di realizzazione lavorativa, professionale e culturale? La parola a questo punto passa alla Politica comunale, provinciale, regionale. Ma sempre dalla base bisogna partire. Lo stimolo, l’impegno, le idee, le proposte da qui devono scaturire.
Il problema dei nostri comuni dev’essere affrontato da angolazioni diverse in modo da poterlo prendere in esame in maniera differente e più approfondita. La Politica deve scoprire il pensiero laterale, deve provare ad affrontare questo momento storico da punti di vista innovativi.
Siamo sotto pressione, in crisi ed emergenza. E allora visto che è possibile utilizzare gli strumenti finanziari del Pnrr, occorre cercare nuovi stimoli, nuove abitudini, trovare strade che finora non sono state battute. Bene, la modalità descritta è proprio il pensiero laterale: la capacità di vedere la realtà da una prospettiva diversa, creativa, visionaria capace di annullare le vecchie riserve mentali e i vizi che ci hanno portato al declino.
PASQUALE PETIX
(Sociologo e docente universitario)
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