Enorme soddisfazione per il terzo appuntamento della rassegna “Spazio al Colore” a Caltanissetta, presso Spazio Pitta (con Lorenzo Ciulla, presentazione di Giovanni Bartolozzi), che si è tenuto mercoledì. In mostra le splendide opere di Valentina Mistretta, artista di San Cataldo.
Al nostro microfono, soddisfatta e raggiante, osserva: “Il tema della mostra è in stretto rapporto con la sensibilità e con il corpo femminile. Con questa mostra intendo esprimere il mio punto di vista personale, comunicare il lavoro che sto eseguendo su me stessa ed esprimere – in piena libertà – il concetto di sessualità”.
“Sensualità Femminile” è il titolo della sua mostra. Con una Performance ha espresso il suo lavoro interiore che “mi ha portato – prosegue l’artista sancataldese – a scavare dentro di me con estrema difficoltà”.
“La sensibilità artistica di Valentina Mistretta è espressa in queste tele astratte dove è il colore a guidarci nel mondo della sensualità femminile. Sono le diverse tonalità del rosa a guidarci in direzione della delicatezza della sensibilità/sensualità femminile. Anche perché la sensualità è un qualcosa che spinge a sentirti spontaneo, ‘fluido e fluente’, e in queste tele la sensualità appare come tale”, spiega Bartolozzi.
“Lo scopo di queste tele è sicuramente quello di comunicare emozioni. Quale siano queste emozioni o come vengano percepite dipende da ognuno di noi – riprende –. Occorre guardare senza chiedersi di comprendere il significato. Perché il significato o non c’è o ce ne sono tanti quanti sono quelli che stanno guardando queste opere”.
Parliamo ora della performance, facendo la premessa che la tecnica performativa è strettamente legata all’arte femminile e femminista degli anni della ribellione, evidenzia ancora Bartolozzi. “Anche nella performance di Valentina Mistretta possiamo cogliere diversi messaggi. Uno è sicuramente preponderante. Valentina ha elaborato su di sé, in prima persona il concetto di ruolo della donna. Nella nostra società ancora la morale imperante relega la donna a modello di virtù domestiche, la donna-sposa o al contrario a femmina-seduttrice. Valentina è contro tutto questo. Vuole costruire una nuova narrazione, un nuovo racconto di sé, vuole distanziarsi dalla figura della donna sposa e soprattutto vuole riappropriarsi della propria libertà”.
“Non credo sia un discorso facile da fare, soprattutto a fronte di una società che vive sotto le regole di una certa cultura che vuole la donna madre e sposa – conclude –. Sulla performance non voglio dire di più perché immagino che ognuno di noi abbia vissuto in pochi minuti alcune emozioni che sono strettamente individuali, soggettive e tali devono rimanere”.
MICHELE BRUCCHERI
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