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Il consigliere comunale Alessandro Safonte

Approvata dal Consiglio comunale di Serradifalco un’importante mozione. È sostanzialmente il Regolamento per la Tutela e la Valorizzazione delle Attività agroalimentari tradizionali locali e l’Istituzione vera e propria della De.Co. (Denominazione Comunale). A fare la proposta è stato il consigliere comunale Alessandro Safonte (primo firmatario) e successivamente i colleghi Daniele Territo (tra l’altro è il presidente della massima assise cittadina) e Calogero Safonte.

Le De.Co. sono certificazioni del settore agroalimentare che hanno la funzione di legare un prodotto o le sue fasi realizzative ad un particolare territorio comunale. “A differenza delle denominazioni protette a livello europeo, le De.Co. (denominazioni comunali) – spiega il consigliere comunale Alessandro Safonte – vengono disciplinate a livello comunale e sono pertanto alla portata di iniziative di valorizzazione locale di prodotti (e ricette) tipici del territorio”

L’iniziativa per la protezione del prodotto o processo tradizionale che si intende certificare De.Co. può quindi “nascere anche da un gruppo di cittadini o di aziende produttrici, che si limitino a segnalare l’idoneità alla certificazione e l’importanza del prodotto o processo per la comunità”, osserva Alessandro Safonte.

Questi marchi di garanzia sono nati in seguito alla Legge n. 142 dell’8 giugno 1990, che consente ai Comuni la facoltà di disciplinare, nell’ambito dei principi sul decentramento amministrativo, in materia di valorizzazione delle attività agroalimentari tradizionali.

“Questa attestazione De.Co., pertanto, dimostra l’origine locale del prodotto, ne fissa la sua composizione e ne garantisce gli ingredienti ai produttori del territorio e ai consumatori – prosegue il primo firmatario della mozione approvata unanimemente dal Consiglio comunale di Serradifalco -. Col passare degli anni, le De.Co. sono diventate anche uno strumento di marketing territoriale, comunicando e promuovendo il patrimonio culturale e ambientale presente su una determinata zona oltre i propri confini locali e regionali”.

Attraverso la certificazione De.Co. il “prodotto territoriale” agroalimentare e/o enogastronomico acquista un’identità sul mercato. Esistono poi tre gruppi di De.Co. Ci spiega tutto Alessandro Safonte: “Il primo gruppo può riguardare la tutela di un prodotto tipico (è il caso di un prodotto agricolo coltivato in quel territorio, adattatosi nel tempo e conservato, come coltura, dagli abitanti di un paese, ad esempio la cipolla borettana di Boretto), di un prodotto dell’artigianato alimentare (è il caso di un prodotto dell’artigianato alimentare locale, che rappresenta un valore identitario delle famiglie di un paese, ad esempio il panettone di Milano) o di un prodotto dell’artigianato (si tratta di un sapere che ha sviluppato un artigianato locale, ad esempio i fischietti di Rutigliano)”.

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Comune di Serradifalco

Prende fiato e a La Voce del Nisseno illustra: “Il secondo gruppo è rappresentato dalle De.Co. a tutela una ricetta (che raffigura il livello meno commerciale e più culturale. Solitamente è legato ad una tradizione, che a sua volta ha prodotto una sagra, codificando la storia e l’esistenza di un piatto, ad esempio la De.Co. sulla ricetta degli agnolotti gobbi di Asti), di una festa (si tratta di momenti legati alla tradizione di un piatto o di un prodotto, che rimangono un momento di aggregazione popolare di una data Comunità, con una certa storicità; esempio di questo gruppo è sicuramente la De.Co. sulla Fiera del Bue grasso di Moncalvo) di un sapere (sono denominazioni riferite ad una pratica in uso in un determinato Comune come può essere una tecnica di pesca, di coltivazione, di artigianato. Ad esempio, i muretti a secco di Arnasco) o di un terreno (è il caso delle De.Co. sulle tartufaie, che di fatto tutelano un territorio vocato alla crescita e raccolta di una particolare specie di tartufo)”.

Ed infine, spiega il terzo gruppo che “comprende il filone delle De.Co. multiple, come ad esempio la De.Co. sulla pasticceria alessandrina, che tutelano tradizioni che riguardano sia elementi del primo che del secondo gruppo”. E per completare, aggiungiamo noi che per garantire la sostenibilità di una De.Co. occorrono due caratteristiche: la storicità della stessa, per evitare improvvisazioni a solo scopo commerciale e che attraverso la certificazione si manifesti l’espressione di un patrimonio collettivo e non un vantaggio per una singola azienda.

MICHELE BRUCCHERI

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