roberto Lipari
Al centro il giornalista Michele Bruccheri e Roberto Lipari

È il vincitore del talent show su La 7 “Eccezionale veramente”. Roberto Lipari, prossimo ai trent’anni, palermitano, ha conquistato la giuria: Selvaggia Lucarelli, Diego Abatantuono, Paolo Ruffini, Renato Pozzetto e il conduttore Gabriele Cirilli.

roberto lipari
Salvatore e Michele Bruccheri, Roberto Lipari e Vincenzo Volo

Ma il giovane e talentuoso comico, assai seguito sul web, conquista chiunque, con la sua innata e travolgente simpatia. Della nostra lunga intervista, ecco i brani salienti. A conclusione ci regala due perle. “Una di Charlie Chaplin: un giorno senza un sorriso è un giorno perso. E poi un’altra frase di un filosofo, di cui non ricordo il nome: la vita è troppo triste per essere vissuta, per questo hanno inventato i comici. Ne abbiamo sempre bisogno, di comici”. Ammette: «Trasformo l’ansia in energia».

Roberto Lipari, giovane attore palermitano. Stasera presenti uno spettacolo. Di cosa si tratta?

Lo spettacolo si chiama “Battipanni Lipari tutto”. Un modo per dire; quando si gioca a nascondino, dalle mie parti si dice “battipanni, libera tana”. È giocata con liberi, usando il mio cognome Lipari. “Tutto”, invece, è ciò che metto dentro: tutto, appunto. In qualche modo mi libero, di un po’ di cose in questo spettacolo. Una metafora… Ci sarà poi un finale a sorpresa.

Tu sei il trionfatore del programma su La 7 intitolato “Eccezionale veramente”. Cosa ha significato per te, dal punto di vista umano e professionale questo importante risultato?

Sia umanamente, sia professionalmente è stata un’esperienza stupenda. Colorado che era la casa di produzione con cui si vinceva il contratto di centomila euro… Faccio sempre la battuta: ho vinto un contratto di centomila euro in contratti. Cioè devo lavorare sino a guadagnare i centomila euro. Che per un siciliano è la parte peggiore… Datemi una parte in nero, ci organizziamo (sorride, ndr). È come se avessi preso il diploma. Facevo i video sul web, lavoravo sul palco. È come se avessi conseguito la patente da comico. Questo mi ha aperto la possibilità di fare Colorado, di fare da co-conduttore alla seconda edizione di “Eccezionale veramente”. Professionalmente un’esperienza bellissima. Umanamente, nella famiglia di Colorado, mi hanno accolto bene, mi vogliono bene. Sono tutti amici miei.

E con i fans?

Con i fans, si è creato un legame che probabilmente nessun programma potrà mai darti. Per Colorado, sono un professionista che lavora. C’è una stima verso il comico. Umanamente la gente non mi stringe la mano, ma mi abbraccia (…).

Quando nasce realmente la tua passione per questo genere, il teatro, il cabaret, questa forma di arte nello spettacolo?

Da bambino ho sempre avuto questa passione. Da piccolo raccontavo le barzellette. Ho avuto sempre la passione per la comicità. Mai avrei potuto pensare che diventasse un lavoro. Lo vedevo come un hobby. Ho divorato libri, Vhs, spettacoli dal vivo di comici. Era un sogno e neanche ci credevo! Poi ad un certo punto, ci ho creduto. Abbandonai la Facoltà di Medicina. Dopo il terzo anno di Medicina, ho detto: basta! Sono felice di quello che ho fatto.

Chi sono stati i tuoi punti di riferimento, Roberto?

Ho iniziato a desiderare di fare il comico quando vidi la prima puntata di Zelig in prima serata. Era il 2003. Vidi Ficarra e Picone. Non li conoscevo bene. Mi documentai meticolosamente. La vita mi ha dato la fortuna di conoscerli. In questo mio spettacolo, c’è anche la loro mano. Crescendo, mi sono informato su quelli che non ho vissuto. Cronologicamente non c’erano più o non erano in auge. Massimo Troisi e poi due che ho sempre amato, Roberto Benigni e Beppe Grillo, ora hanno smesso, e più indietro Pino Caruso. Mi dico sempre: cosa farebbero loro?! E poi faccio una cosa che non c’entra niente (ride con gusto, ndr). Non ce la faccio ad arrivare ai loro livelli, ma punto in alto.

Tu hai anche scritto un libro. L’hai presentato all’Accademia della Crusca inserendo ben 101 modi di dire. Ci parli di questa singolare esperienza culturalmente appagante?

Faccio un video nel febbraio 2016, ispirandomi al bambino che scrive “petaloso”. L’Accademia della Crusca dice: potrebbe diventare italiano. Renzi, presidente del Consiglio, rilancia la notizia e diventa famosa. Allora dico: se mettete “petaloso” nel vocabolario italiano, mettete anche tante altre parole siciliane… Siamo tra i padri di questa lingua. Con questa scusa, faccio il video che diventa virale. Lo condivide addirittura Renzi, tra parentesi non è una cosa di cui vantarsi… Poi Fiorello e altri. Mi contatta questa casa di produzione palermitana e mi chiede: facciamo un libro in cui proponi tutte le parole che non sei riuscito a dire nel video? Scrivo questo libro (…). Anche se il libro è goliardico, ho cercato di fare una denuncia anche lì.

Che libri leggi e chi sono i tuoi scrittori preferiti?

Allora…: La Gazzetta dello Sport (risata sonora, ndr). Se devo fare il fenomeno, dico che leggo Paulo Coelho, tanto… Qua casco male, sono un amante delle letture (…). Comicamente, ho letto tanti autori: Giobbe Covatta, Ficarra e Picone hanno scritto un libro… Luttazzi, Woody Allen, Steven King qualcosa (…).

(…). Sono curioso di sapere qual è il tuo film preferito?

Il mio film preferito? Questa è una bella domanda. Non lo so. Ne amo tanti. Ne dico qualcuno: Johnny Stecchino, Nati stanchi, La vita è bella, i film di Woody Allen… Avrei l’imbarazzo della scelta.

Qual è la tua migliore qualità, umana e artistica?

Non lo so…

Allora diciamo: qual è l’elogio più bello che ti hanno fatto?

Sia in entrambi i casi, umanamente e professionalmente, è che sono vero. Spero di essere vero sempre.

Al contrario, se c’è, qual è il tuo peggior difetto?

Ne ho tanti difetti. Forse il peggiore è quando io mi incaponisco (…). Sono molto ansioso. Però trasformo l’ansia in energia.

Scrivi un messaggio per i lettori de La Voce del Nisseno: quale?

Una frase non mia… Due frasi, facciamo. Una di Charlie Chaplin: un giorno senza un sorriso è un giorno perso. E poi un’altra frase di un filosofo, di cui non ricordo il nome: la vita è troppo triste per essere vissuta, per questo hanno inventato i comici. Ne abbiamo sempre bisogno, di comici.

MICHELE BRUCCHERI   

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