la geometria degli inganni
Luca Martini

Gianluca Morozzi, nella prefazione al libro dello scrittore bolognese Luca Martini, intitolato poeticamente “La geometria degli inganni”, definisce “pazzi” un po’ di esseri umani. In primis, è pazzo l’autore, poi la casa editrice e, infine, i lettori.

Scrivere un libro di racconti, pubblicarlo e leggerlo è, paradossalmente, una (sana) pazzia. “Per fortuna, i pazzi conquisteranno il mondo”, chiosa Morozzi.

Luca Martini, 38 anni, laureato in Giurisprudenza è un poeta raffinato, delicato e profondo, ma anche uno scrittore brillante, di notevole padronanza lessicale e di insuperabile bravura nelle descrizioni. Con acutezza “dipinge” i profili psicologici dei suoi personaggi.

Un narratore attento e introspettivo, dal linguaggio ora asciutto e cinematografico, ora invece più elegante e forbito. “La Voce del Nisseno” ha avuto l’onore d’intervistarlo.

A maggio è uscita la tua prima raccolta di racconti dal titolo suggestivo, bello e poetico: “La geometria degli inganni”. Ce ne parli?

“E’ una raccolta di tredici racconti, attraverso i quali cerco di narrare quelle piccole menzogne che si insinuano nella vita quotidiana delle persone. Sono tredici racconti che rivelano la struttura degli inganni insiti nelle relazioni umane, piccole storie che scompongono pezzo per pezzo le dinamiche dei legami, mettendo a nudo la nostra profonda fragilità. Ho cercato di fotografare i momenti che precedono la caduta, quegli istanti che fanno sbriciolare quella perfezione che ha un che di geometrico”.

Il libro è dedicato a Giorgia. Perché?

“Giorgia è mia moglie, la mia compagna di vita, di amore e di sorrisi, del quotidiano come dei giorni speciali. Sì, sono un uomo fortunato, lo confesso, ho trovato l’esatta metà della mela, quella composizione perfetta di affetto e consiglio, la mia ispirazione, colei alla quale questo libro non poteva non essere dedicato”.

Hai presentato il volume in diverse città. Che riscontro c’è stato da parte della gente?

“Suono presuntuoso dirlo, ma la verità è che ho trovato ovunque molta attenzione ed entusiasmo. Ho sempre pensato che dove avrei avuto la possibilità di parlare di me, della mia passione, del mio libro avrei senz’altro trasmesso l’entusiasmo della scrittura e la voglia di leggere. E devo dire che è capitato esattamente questo”.

Come si è espressa la critica in merito alla tua ultima fatica letteraria?

“Piuttosto bene direi. Sono stato recensito da diversi siti letterari, così come da quotidiani importanti, come A di Maria Latella. Ho anche avuto l’onore di essere stato scelto quale libro del giorno da ‘Fahrenheit’, la trasmissione quotidiana di Radio 3 Rai, che rappresenta il momento letterario più importante che ci sia oggi nell’etere. Una grande soddisfazione davvero”.

C’è un aneddoto divertente o peculiare che, durante le presentazioni, si è fissato nel tuo cuore o nel tuo ricordo?

“Beh, uno a dire il vero c’è, il volto di una bambina che aveva letto il mio libro e che si è timidamente avvicinata a me dopo una presentazione che ho fatto a Roma alla libreria ‘Rinascita’. Aiutata dalla mamma è riuscita a dirmi che le mie storie le avevano un po’ cambiato la vita e che anche lei avrebbe voluto scriverle. Io le ho sorriso e le ho detto che con quel gesto la vita l’avrebbe cambiata a me. Ed è stato proprio così”.

Hai esercitato la professione di avvocato per un quinquennio, ma di fatto, attualmente, svolgi un altro mestiere. Nel tuo sangue, però, scorre la passione per la scrittura. Quando hai avvertito i primi morsi?

“I primi ‘languori’ a sedici anni, attraverso la composizione di canzoni d’amore strappalacrime, da taglio delle vene, davvero orribili. Poi, a vent’anni, la poesia, che ha occupato la mia attività letteraria fino ai trent’anni. Da quell’età ad oggi, otto anni trascorsi nella ‘febbre’ della narrativa, tanto scottante quanto invadente. Una magnifica ossessione la definirei”.

la geometria degli inganni
Luca Martini

Nel 2001 hai pubblicato una raccolta di liriche. Come s’intitola il libro di poesie? Qual è il filo conduttore?

“’Per un attimo indelebile’, il cui filo conduttore era la memoria che non si può cancellare, l’emozione che ti rimane dentro, per sempre. Era un piccolo editore di Pontassieve che oggi non esiste più, ‘I miei colori’, e il suo patron mi disse che con le mie poesie aveva avuto la sensazione di volare. Un bel complimento”.

Qualche anno dopo esce una nuova pubblicazione, “Riflessi d’interno”. Come è stato accolto il tuo secondo libro, da parte del pubblico e da parte della critica?

“Mah, sai Michele, la poesia ha pochissimo pubblico e, se non sei un Luzi o una Merini, difficilmente la critica si occupa di te. Devo dire che con la poesia ho sempre ricercato una dimensione intimistica, personale, da condividere con pudore con le persone più care”.

Completa la tua opera poetica la terza silloge denominata “Partitura compiuta per pensieri distratti”. Già nel titolo c’è qualcosa di asimmetrico e di geniale. Puoi spiegare meglio i contenuti della tua fatica letteraria?

“L’idea è nata con l’intento di legare le parole alla musica. Al termine di ogni poesia indicavo un brano che secondo me sarebbe stato perfetto da ascoltare leggendo la lirica, ovvero un pezzo che ne aveva ispirato la composizione. Ecco, con quel libro ebbi la soddisfazione poetica più grande della mia vita. Tonino Guerra, il grande poeta e sceneggiatore romagnolo, le lesse e mi disse: ‘Alcune poesie mi hanno fatto schifo, altre sono buone. Ci sono poi alcune poesie che avrei voluto scrivere io’. Me lo disse per telefono e le gambe iniziarono a tremarmi e l’emozione mi ha portato fino alle lacrime. Il titolo poi è tratto da un grande film di Nikita Michalkov ‘Partitura incompiuta per pianola meccanica’. Non avevo niente di meccanico e i pensieri mi sembravano compiuti…”.

Mi risulta che hai pubblicato, inoltre, nel corso di questi anni, molti racconti. Dove?

“Su tante riviste, tra cui ‘Toilet’, ‘Fernandel’, ‘Catrame Letterario’, ‘Il paradiso degli orchi’, un’ottima palestra per un giovane narratore, che consiglio a tutti, anche per farsi notare da editori interessanti”.

A quale racconto ti senti più legato e perché?

“I figli sono pezzi di cuore, per cui dovrei dirti che sono tutti uguali per me. In realtà forse mi sento più affezionato a ‘La geometria degli inganni’, perché è stato quello che ha poi dato il titolo alla raccolta e ha trovato il tema conduttore di tutti gli altri, l’inganno appunto. E poi perché è ambientato in luoghi che conosco e che amo tanto”.

Con il racconto “Un comunista” hai vinto un importante premio. Quale?

“Il premio ‘Arturo Loria’ edizione 2008, organizzato nell’ambito della ‘Festa del racconto’ di Carpi (Modena), luogo ed evento nel quale sono tornato quest’anno a presentare il libro. Ricordo una piazza gremita e una emozione debordante”.

So che la rivista letteraria “Toilet” ha pubblicato alcuni tuoi racconti. E’ vero?

“Sì, è vero. Umberto Eco l’ha definita quella rivista una delle poche fucine letterarie presenti in Italia, ed il fatto di aver pubblicato quattro racconti su questa rivista bella e provocatoria mi ha dato molto onore e prestigio. Sono racconti pubblicati ‘per il bisogno’, come dice la dicitura, da leggere in bagno. Infatti è indicata a fianco del titolo la durata dello stesso, per regolarsi, appunto”.

Ti senti più poeta o più scrittore? E perché?

“Attualmente mi sento più scrittore, perché la febbre ora è lì. Però devo dire che sono nato poeta, cresciuto scrittore e morirò poeta. Il più tardi possibile, s’intende. Scherzi a parte, penso di essere uno scrittore che racconta la vita con la cura di un poeta. Almeno io cerco di farlo”.

Che genere di musica ascolti?

“Farei prima a dirti che genere non ascolto. La musica è fondamentale per me, non potrei mai scrivere senza musica. Posso dirti che adoro il jazz, la musica classica, la musica lirica, il rock, il progressive, la musica contemporanea, quella cantautorale raffinata e quella per pianoforte solo, il mio strumento prediletto, che mi diverto a suonare”.

So che ami la pittura. Chi sono i tuoi autori preferiti?

“Un altro mare magnum.…di certo Paul Klee e Jackson Pollock su tutti. Poi anche Hopper e Magritte, Newman e Haring, e per andare indietro con gli anni, il grande Caravaggio e il maestro dei maestri, Velasquez. Un occhi particolare lo riservo anche alla pittura contemporanea, è sempre bello conoscere artisti nuovi”.

Tornando alla letteratura, chi preferisci e perché? A chi ti senti di assomigliare?

“Il mio padre putativo letterario lo individuo in Raymond Carver, il grande narratore americano che nella sua vita ha scelto di scrivere soltanto racconti. Poi un po’ tutta la narrativa americana, da Roth a Bellow, da de Lillo al compianto David Foster Wallace. Tra gli italiani nutro una grande passione per Giuseppe Berto e Italo Calvino, e tra i giovani ammiro molto Valeria Parrella e Paolo Cognetti”.

Quali sono i tuoi ideali irrinunciabili?

“Di getto mi viene di dirti la lealtà, l’onestà e la libertà. Poi tutta una serie di principi che hanno sempre regolato la mia vita, dall’educazione al rispetto, passando per la serietà e giungendo fino alla riconoscenza”.

Tratteggia un tuo breve profilo caratteriale. Chi è Luca Martini?

“Un sognatore, qualcuno che è molto concreto e razionale ma che, appena può, si dedica a pensare ad un mondo migliore, e cerca di farlo attraverso le parole, mettendo a nudo le nostre debolezze. Un uomo caparbio ma fragile, forte ma delicato. Insomma, il tutto e il contrario di tutto”.

Qual è il tuo rapporto con lo sport? E, calcisticamente, per quale squadra tifi?

“Amo lo sport  in generale, anche se non ne pratico tanti. Mi piace scaricarmi in palestra, anche se non amo gli eccessi. Non sono un tifoso di calcio, mi sento uno sportivo, questo sì, ed ho un affetto particolare per la squadra della mia città, il grande Bologna, quello che un tempo era ‘…lo squadrone che tremare il mondo fa’. Purtroppo qui si vive sempre di ricordi…”.

Si vocifera che siano in cantiere, prossimi alla pubblicazione, un paio di romanzi. E’ vero?

“Caspita, ma come fai ad essere così informato Michele? Hai le spie? Un tuo agente all’Avana? Sì, ci sono due testi lunghi in cantiere, sono in una fase delicata, una specie di limbo, quella della valutazione, che a volte può avere tempi lunghi. Ma non ho fretta, per ora mi godo questo libro di racconti che mi sta dando tante soddisfazioni. Inoltre ci sono tanti nuovi racconti, ma anche per questi verrà il loro tempo”.

Dulcis in fundo, lo scrittore Luca Martini chi si sente, eventualmente, di ringraziare e per quale motivo?

“Mi vengono in mente le parole di Violeta Parra: ‘Gracias a la vida, que me ha dado tanto’. Senz’altro grazie alla vita, che mi sta facendo provare emozioni fortissime, grazie ai miei genitori, che mi danno tanto affetto e grazie, ancora, a Giorgia, perché attraverso la lente dei suoi occhi riesco a vedere le storie che poi troveranno consacrazione sulla carta bianca”.

Un augurio per tutti a proposito del 2010, dopo un anno di pesante crisi economica e sociale. Qual è il tuo messaggio? 

“Il mio messaggio è di tenere duro, di resistere, di non mollare mai. Di non smettere mai di sognare, di volare con i piedi per terra, di buttarsi con il sorriso e la speranza. Di essere felici, perché la vita può dare tanto. E con l’augurio di uno splendido 2010 a tutti, va anche un ringraziamento a te, Michele, per la tua sensibilità e la tua passione”.

MICHELE BRUCCHERI

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