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Felicia Isabella Butera

Le date da ricordare del 2023. Dal centenario della fondazione di Disney ai 10 anni dalla morte di Mandela, dai 60 anni dell’omicidio Kennedy ai 30 anni dell’Unione Europea, ai 20 anni dallo scoppio della Sars, l’ultima grande epidemia prima del Covid-19.

I 70 anni dalla scoperta del Dna. I dieci anni di Papa Francesco al Vaticano, i 50 anni della morte di Pablo Picasso. I 40 anni dal giorno storico “13 giugno”, per l’esplorazione spaziale, la prima volta che un veicolo umano usciva dal sistema solare. 130 anni di Banca d’Italia che gioca un ruolo chiave nella gestione monetaria e finanziaria del Paese.

A cinquant’anni di governo ininterrotto, la Democrazia Cristiana viene sciolta nel 1993, segnando l’inizio di una nuova era politica in Italia. Il fatto dell’anno sembrava segnato dai grandi ascolti per la scomparsa ad 86 anni, di Silvio Berlusconi, l’imprenditore e politico, fondatore di Mediaset e 4 volte presidente del Consiglio dei Ministri. Seguito da un altro grande politico, l’ex Capo dello Stato cresciuto nel Pci e primo nella storia repubblicana ad essere rieletto ed altri.

Ogni giorno il calendario ci ricorda d’impegni e di scadenze, ma ci regala anche la possibilità di scoprire quel che è accaduto, giorno dopo giorno. Un’occasione per viaggiare fra libri, vite, opere e storie, una storia in cortometraggio, che mi ha particolarmente colpito è il nuovo spot dell’azienda per cui lavoro, TIM SpA, diretto dal Premio Oscar, Giuseppe Tornatore: “La parità non può aspettare”, andato in onda il 31 dicembre prima del tradizionale discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Lo spot: “Non c’è più tempo. Abbattiamo i muri. Facciamolo insieme”. Sinceramente quest’anno passato per me, doveva rappresentare il cambiamento, questo spot, riproduceva lo sfruttamento lavorativo al femminile. Lo sfruttamento aziendale, l’ho vissuto anch’io, è un fenomeno sempre più diffuso che ci caratterizza per le patologiche manifestazioni delle relazioni di lavoro, agevolato dalla condizione di disagio e/o vulnerabilità di una delle due parti del rapporto di lavoro. È la forma di schiavitù moderna più diffusa, meno a volte percepita dalla collettività, i segnali si percepiscono attraverso un disagio sociale, economico ed umanitario.

Le frasi ricorrenti in un’azienda sono: “gli sforzi sono ancora insufficienti rispetto alle necessità della valutazione”. Quest’anno l’Italia aveva due grandi donne al potere, quali politiche di prevenzione hanno adottato, allo sfruttamento da lavoro? I metodi dello sfruttamento aziendale sono del genere e forme più estreme: privazione della libertà di azione e movimento, attraverso metodi coercitivi e violenti. Avviene in modo sommerso ed impalpabile, in contesti difficilmente monitorabili, a differenza della schiavitù sessuale privata, l’azienda rende più arduo identificare e assistere le vittime, percepire o qualificare il disvalore.

Le situazioni da lavoro forzato possono già identificarsi come “frode” o diffusione di mercati del lavoro paralleli, che oltre a fondersi sulla sistematica violazione dei diritti fondamentali dell’uomo, determinano un enorme costo in termini di evasione fiscale, alterano significativamente la concorrenza, pregiudicando i diritti dei dipendenti e delle imprese che rispettano le regole. E se non possono svilupparsi in diversi settori economici, si prestano a pratiche abusive o irregolari, introducendo anche lavoro nero, e sfruttando l’aspetto economico della dipendente.

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Felicia Isabella Butera

Sfruttamento tra datore di lavoro, e lavoratrici, autonomamente o tramite altre intermediarie non dipendenti, che ottiene il consenso a volte da un semplice capo ufficio, avrà autorità su un’altra, ai fini di sfruttamento. Le dipendenti a volte non hanno altra scelta effettiva ed accettabile se non cedere all’abuso di cui è vittima. Dando origine ad una forma di prostituzione o altre forme di sfruttamento sessuale: lavoro forzato o servizi, schiavitù o pratiche analoghe, l’asservimento o il prelievo di organi… altri reati associati: reclutamento, trasporto, trasferimento, l’ospitare o accogliere persone, tramite la minaccia o all’uso della forza, di rapimento o sequestro, frode, inganno, abuso di potere o di posizione di vulnerabilità, “anche di un semplice capo ufficio”.

L’emergere di queste forme di lavoro forzato e di grave sfruttamento lavorativo, tra cui una grande percentuale significativa è di bambini. A volte costretti a compiere reati, come borseggi, scippi, furti o il traffico di sostanze stupefacenti, è ardua, non solo per il timore delle vittime, ma anche per la difficoltà di monitorare e di investigare per gli organi competenti, per l’assenza di validi strumenti normativi, si potrebbe pensare, ma in questi contesti si possono riscontrare, forme di violenza psicologica anche agli organi competenti. Ed è così che maggiore è la vulnerabilità ad esempio della dipendente, più potenziale diventa la dipendenza di non perdere quel posto di lavoro, divenendo vittima dell’azienda.

La tratta di persone è da sempre all’apice dei reati compresi nei diritti fondamentali dell’uomo, la tratta non mostra alcun segno di cedimento in tutto il mondo. Semmai di progressivo sviluppo. È quindi importante cambiare la percezione del fenomeno, che spesso viene sottovalutato, quasi esclusivamente associato al settore dello sfruttamento sessuale, a volte marginalizzato anche questo. Il rischio attuale è che la tratta a scopo lavorativo aziendale diventi una componente strutturale di determinati gruppi criminali organizzati, sempre più protesi a sfruttare la vulnerabilità sociale, economica ed umanitaria dei dipendenti d’azienda.

La Giurisprudenza con il buon esito dell’iter parlamentare che ha condotto all’approvazione del disegno di legge in materia di “caporalato”, implicitamente ha riconosciuto agli art. 600, 601 e 602 del c.p. le norme che attualmente puniscono l’utilizzo di lavoro irregolare. L’art. 1 della legge 199 opera una nuova formulazione dell’art. 603 bis del codice penale. My friends, non attenzionavo qualche buon consiglio da un qualche tempo: “Quando pensi di non essere all’altezza, di non saper cosa vuoi o come raggiungere i tuoi obiettivi. Affidati alla tua energia più potente interiore”.

Felicia Isabella Butera

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