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Opera di Alighiero Boetti

Il rapporto tra parola scritta e immagine dove recuperare un nuovo ascolto tra visione ed emozione è affrontato dalla mostra collettiva “Fare Uno dalla Parola al Segno un dialogo possibile” che inaugura a Roma domani, 29 marzo 2023 alle ore 18 presso la Galleria Erica Ravenna (Via della Reginella 3, Via di Sant’Ambrogio 26).

La mostra aperta fino al 15 luglio 2023 in collaborazione con Micol Veller Fornasa, presenta una selezione di opere di artisti da Carla Accardi a Tomaso Binga, da Mirella Bentivoglio e Simona Weller a Vincenzo Agnetti, da Alighiero Boetti a Jannis Kounellis e Gino Marotta attivi nella seconda metà del Novecento, che attraverso le loro opere hanno portato nuovi sviluppi sul possibile dialogo tra immagine e parola entro un processo di ricerca che dalle prime avanguardie del Novecento si è sviluppato fino ai giorni nostri.

Il percorso espositivo evidenzia un tipo di sentire comune nell’ambito della ricerca artistica che ha caratterizzato gli anni ’60 e ’70 e allo stesso tempo – in un momento storico di grande attenzione e riscoperta dell’arte al femminile – pone la questione di un confronto tra le “due metà dell’avanguardia”. Il richiamo all’assunto lacaniano della “(im)possibilità di fare Uno”, accompagna questo sentire attraverso un dialogo a più voci nel quale protagonista è la Parola come fondamento dell’immagine “in cui l’essere si riconoscerà e attraverso la quale riconoscerà gli altri”.

Esponente dell’Arte Povera, poi dell’Arte Concettuale a partire dagli anni Settanta Alighiero Boetti (Torino 1940 – Roma 1994) partendo da un discorso analitico legato alle dinamiche del linguaggio dell’arte, sviluppa opere in cui lettere/segni definiscono frasi e parole dove le stesse lettere/segni appaiono disposte a creare un alternarsi di pieni e vuoti, chiari e scuri.

Fondatrice nel 1947 del “Gruppo Forma” insieme a Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Perilli, Sanfilippo e Turcato, Carla Accardi (Trapani 1924 – Roma 2014) precorritrice dell’arte astratta, mette al centro del suo processo creativo il segno e il colore. La sperimentazione del segno le permette di creare intrecci e diagonali, figure simili ad arabeschi in sintonia con il colore che sperimenta anche nella sua luminescenza: prima su supporti opachi, poi su fogli trasparenti di “sicofoil” dipinti con smalti monocromi.

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Opera di Simona Weller

Il suo capolavoro è “Triplice Tenda” dove il rapporto tra l’opera d’arte e il suo ambiente raggiunge un traguardo significativo grazie all’allestimento della struttura abitabile che l’osservatore stesso poteva percorrere.

Riguardo il segno, il pittore e scultore greco naturalizzato italiano, Jannis Kounellis (Atene, 1939 – Roma, 2017) alla galleria La Tartaruga di Roma ha esposto nel 1960 una serie di Segnali in riferimento ad un alfabeto. Nelle opere di Mirella Bentivoglio (Klagenfurt 1922 – Roma 2017) artista, poetessa e performer vi è una perfetta sincronizzazione sul piano visivo ed emotivo dell’intreccio tra linguaggio verbale ed immagine.

Riguardo la poesia verbo-visuale ella esplora la forma di poesia-oggetto e successivamente diverse declinazioni della poesia-azione per poi giungere ad un lavoro realizzato sui libri-oggetto. Guardando all’arte quale pratica analitica volta alla disamina dei concetti, l’artista scrittore e poeta Vincenzo Agnetti (Milano 1926 – 1981) indaga i possibili significati dell’oggetto in rapporto ad un richiamo dell’immagine sul piano fisico e mentale. L’aspetto legato alla relatività dei significati nel linguaggio viene sintetizzato nella sua opera “Macchina Drogata” una calcolatrice Divisumma 14 Olivetti i cui numeri erano sostituiti da lettere dell’alfabeto, così da far risultare le parole frutto di operazioni matematiche.

Alla sintesi dinamica tra figurazione, linguaggio e codici guarda la ricerca dello scultore e pittore Gino Marotta (Campobasso, 1935 – Roma, 2012) il cui interesse si allarga poi ai nuovi materiali chimici/industriali nello specifico al metacrilato materiale ipertecnologico cui egli infonde uno spessore “lirico” realizzando universi popolati di alberi e animali, di cieli stellati e fulmini come per l’installazione “Bosco naturale-artificiale” presentata a Foligno nel 1967.

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L’invito

Impostasi all’attenzione della critica con la X Quadriennale di Roma Simona Weller (Roma 1940) è famosa per le sue tele astratte di grandi dimensioni in cui la pittura si mescola a lettere e scrittura. Nei suoi lavori le parole, scelte per la loro particolare struttura e concisione assumono una particolare valenza sul piano visivo e di contenuto.

Tomaso Binga (Salerno 1931) nome d’arte di Bianca Pucciarelli Menna, artista, poetessa e performer attiva a Roma dove vive, fin dagli inizi degli anni Settanta ha incentrato la propria sperimentazione artistica e poetica sulla scrittura verbo-visuale. Dalla scrittura “desemantizzata”: un segno grafico apparentemente disfunzionale e non comunicativo, e dalle sue azioni performative come “Parole da distruggere, parole da conservare” ha dato vita a “Scrittura Vivente“: lettere dell’alfabeto formate con il proprio corpo femminile.

All’interno del catalogo sono presentii testi di Benedetta Carpi De Resmini e Ludovico Pratesi. Gli orari di apertura della mostra sono da lunedì al venerdì 10.30 – 13.30; 15.30 – 19.30; sabato mattina dalle 10.30 alle 13.30; sabato pomeriggio e domenica su appuntamento. Per informazioni sulla mostra e visite su appuntamento telefonare al numero 06 3219968, sito https://ericaravenna.com

SILVANA LAZZARINO

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