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Uno scorcio suggestivo di Caltanissetta

Non c’è quasi giorno in cui non scoppi una polemica, un dibattito, un dubbio che riguarda i beni culturali e il patrimonio memoriale di Caltanissetta.

Dalla vicenda dell’uso poco consono, non autorizzato dalla Soprintendenza, dello storico Palazzo Moncada e sulle cui responsabilità è calato un velo; agli ennesimi convegni sulle miniere in assenza di un progetto di recupero (almeno) della memoria solfifera e quindi anche del Cimitero dei Carusi che versa in totale stato di abbandono; dall’affiancamento “virtuale” ad un Comitato cittadino per il mantenimento della Antenna Rai, in assenza però di una voce di bilancio che ne preveda la gestione e di un fondamentale cambio di proprietà dell’antenna stessa che probabilmente non si verificherà mai; alla progettazione di una scala mobile che sventrerà, per quanto sotterranea, l’imponente scalinata Silvio Pellico per la cui realizzazione, non certo prioritaria, il Comune ha ricevuto un finanziamento di 500.000 euro dal Ministero dell’Interno; al rischio che venga smantellato il Museo della prima scuola elementare di Caltanissetta, la San Giusto, per far posto alle aule del Cipia dopo che peraltro era stato promesso pubblicamente al dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Vittorio Veneto”, di cui il plesso fa parte, che ciò non sarebbe mai avvenuto.

Per non parlare di ciò di cui non si parla più in quanto risucchiato nel dimenticatoio di finanziamenti promessi e mai arrivati, ossia lo stato di abbandono e degrado dei nostri siti archeologici, chiusi e quotidianamente depredati dai “ladri di antichità” mentre altrove, anche a poca distanza, sono sede di manifestazioni e di accoglienza turistica. E, ciononostante, apprendiamo con grande sorpresa dai media della riconferma di chi, dal 2019 a oggi, poco o nulla ha fatto per tutelare e valorizzare il nostro patrimonio archeologico.

Come Sos Sicilia Centrale assistiamo sempre più basiti all’indifferenza istituzionale con cui, dietro il paravento delle carte a posto e del rischio perdita di finanziamenti, si proceda con sicumera e noncuranza di dati di fatto incontrovertibili: l’assenza di qualsivoglia pianificazione che consideri lo status quo economico, sociale, culturale della città di Caltanissetta.

Già in diversi hanno preso posizione relativamente al progetto di meccanizzazione della scalinata Silvio Pellico e, in una prospettiva di sviluppo delle infrastrutture viarie, che veda la realizzazione di un nuovo parcheggio degli autobus sempre in zona via Rochester, la proposta non sarebbe insensata, se però non toccasse uno dei manufatti più tipici e monumentali di Caltanissetta e se, in zona, non ci fossero scalinate assai meno nobili che ben si presterebbero all’uso.

In una città come la nostra, in cui l’unico servo scala per l’accesso ai disabili – che collega il piano ammezzato e il piano nobile del poc’anzi citato Palazzo Moncada – è normalmente fuori uso, in cui l’unico collegamento sub viario – ossia quello che collega i due fronti di Corso Testasecca sotto la piazza Grazia – è abbandonato a ricettacolo di bottiglie e cicche, sarebbe davvero una bella sfida non tanto realizzare, quanto gestire una scala mobile in sotterraneo, in forte pendenza e che, oggi come oggi, collega due tratti pedonalmente poco fruiti dai cittadini.

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Uno scorcio suggestivo di Caltanissetta

I problemi della città, infatti, non stanno tanto nella spesa del finanziamento di turno, spesso considerevole, quanto nella logica complessiva degli interventi e nell’utilizzo successivo. Dal centro Michele Abbate all’antiquarium di Gibil Gabib, dalla Biblioteca Scarabelli agli scavi di Sabucina i finanziamenti non sono mancati, ma questi luoghi vivono soltanto se c’è qualche attività (a Sabucina, neanche quello): nella normalità o sono chiusi o si fa il minimo sindacale, rivelando come il tessuto connettivo che costruisce una comunità, ossia la sua cultura, sia spesso un corredo di facciata.

Ci chiediamo dove sia finito quel momento aurorale in cui questa Amministrazione aveva approntato ben tre giorni per coinvolgere la città per progetti di rigenerazione urbana. Non è certo alle associazioni (per quanto non riunite in alcuna Consulta) che manca la voglia e la propositività di collaborare. Ricordiamo ai nostri politici che gli unici stakeholders che dovrebbero consultare sono i cittadini nisseni, se non per fare uno spot, almeno per chiedere loro quali tratti viari sarebbero più frequentati se ci fosse un abbattimento delle barriere architettoniche.

Auspichiamo, quindi, che questo progetto di scala mobile, ai cui costi rischiamo di aggiungere lo scempio, resti in stand by sino a quando non ci sia la certezza che non saranno arrecati danni materiali ed estetici alle strutture architettoniche e che sulla futura gestione ci sia piena chiarezza.

Le Associazioni di SOS SICILIA CENTRALE

(Associazione Alchimia, Associazione Archeologica Nissena, Associazione Città Viva, Comitato di quartiere di Gibil Habib, Italia Nostra Sicilia, Pro Loco di Caltanissetta, PiùCittà, SiciliAntica)

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