di MICHELE BRUCCHERI – L’EDITORIALE. I dati del Registro dei Tumori di Caltanissetta. Con la prevenzione si vince. Sempre
Se ne parla da anni. Talvolta a sproposito, talaltra con eccessivo allarmismo. Mai con il giusto equilibrio o con prudenza. In passato me ne sono occupato, con cautela, cercando di far accendere i riflettori. Un faro sul nostro territorio per sapere. Mi riferisco ai tumori nella nostra provincia.
Il dato di incidenza dei tumori nel Nisseno è in calo. Anche se soltanto dell’1%. Un valore emerso in occasione della presentazione dei dati del registro tumori che contempla il quinquennio 2007-2012. Un miglioramento esiguo, quasi marginale, dunque. Ma ciò che preoccupa è un dato inatteso in merito all’incidenza elevata del tumore ai polmoni tra i cittadini di San Cataldo. Questa tipologia tumorale è veramente peculiare. Si chiama mesotelioma. La sua insorgenza è legata all’inalazione di particelle di amianto. Quasi certamente è riconducibile alla presenza di fabbriche – presenti nel territorio – che lavorano, appunto, questa sostanza. Nociva per la salute.
I dati complessivi, tuttavia, non desterebbero particolari preoccupazioni. Non sono dati allarmanti. In questi anni c’è stata una lungimirante semina sul fronte della prevenzione. Un altro dato inaspettato, però, è la distribuzione geografica dell’incidenza delle neoplasie tra la parte settentrionale e meridionale della nostra provincia. Secondo il Registro dei Tumori di Caltanissetta il numero medio annuo delle persone che si ammalano (il riferimento è, come abbiamo accennato, al lustro 2007-2012) è pari a 683,6 per gli uomini e 564,6 per le donne.
L’ultima stima disponibile, che risale al 2011, del numero di persone curate o in corso di cura per tumore è la seguente: 3949 uomini e 5037 donne. Queste ultime, tradotto, sopravvivono in maggior numero dopo la diagnosi. Il numero medio annuo dei decessi è pari a 379 uomini e 277 donne.
Nel Nisseno i nuovi casi di neoplasie sono pari a 1249 all’anno, esclusi i carcinomi cutanei che hanno una marginale incidenza. Il numero di persone curate o in stato di cura è di quasi 9000 persone. Questo dato, sebbene elevato, risulta positivo, perché significa che in tanti sopravvivono alla diagnosi tumorale. Ben 656 sono invece i morti.
I tumori più frequenti nell’uomo sono: al polmone, al fegato, al colon-retto, alla prostrata e al pancreas. Queste cinque tipologie elencate sono in ordine decrescente. I tumori più diffusi nelle donne sono, nell’ordine: alla mammella, al polmone, al colon, al fegato e al pancreas. A San Cataldo, però, i dati legati al tumore al polmone nelle donne sono superiori rispetto a Gela. Molto probabilmente tutto ciò è riconducibile all’aumento delle fumatrici.
Qualche volta ho presentato iniziative promosse da associazioni che combattono sul fronte della prevenzione. Ed ho avuto modo di intervistare e sollecitare i professionisti della sanità nissena. Il direttore generale dell’Asp, Carmelo Iacono, tuona da sempre: ci vogliono corretti stili di vita e gli screening sono basilari nella fase di prevenzione del cancro. Grazie al cielo, poi, le nuove ed efficaci terapie consentono una migliore e prolungata sopravvivenza rispetto al passato. Nel corso di una conferenza stampa, il direttore generale – tra l’altro brillante oncologo – ha evidenziato che un tempo di tumore al polmone si moriva in nemmeno sei mesi, attualmente invece è possibile sopravvivere fino a dieci anni dalla diagnosi.
Come ha asserito in varie occasioni, per la cura del melanoma esistono farmaci di nuova generazione che costano 40mila euro per quattro somministrazioni e che la nostra azienda sanitaria provinciale utilizza normalmente e regolarmente. Un investimento nella cura dei malati tumorali. Iacono, nelle scorse settimane, aveva dichiarato: “Avevamo deciso di mettere in campo il progetto salute, un progetto all’avanguardia a livello mondiale che ci avrebbe consentito di fare prevenzione bio-molecolare. Cioè scoprire eventuali mutazioni del Dna che avrebbero potuto far insorgere un cancro ancor prima che si manifestasse in modo da prevenirlo. Volevamo sperimentarlo a Gela. Avevamo già ottenuto un finanziamento di circa un milione e mezzo di euro da parte dell’Eni. Ci avrebbe messo a disposizione laboratori e strumenti. Il protocollo però non è stato sottoscritto dall’amministrazione comunale e il progetto è andato in fumo”.
In Italia sono attivi 43 registri tumori, ma sovente sono intrappolati nella burocrazia. Gestirli e aggiornarli diventa un’impresa titanica. Globalmente, se ben funzionanti, riescono a monitorare la metà della popolazione italiana. Disporre, quindi, di dati aggiornati e freschi è assai importante. Monitorare il territorio è un intelligente fattore di prevenzione. Plaudo all’associazionismo che opera nel nostro territorio. Promuove iniziative di conoscenza, di partecipazione, di sensibilizzazione e di consapevolezza. Su tutte, oggi, voglio ringraziare l’associazione onlus No SerradifalKo. Grazie al loro tenace lavoro, la pianta della prevenzione cresce. Operare sinergicamente significa combattere meglio la piovra del cancro. Per vincerlo.
MICHELE BRUCCHERI