Militare
Nadia Zandrelli, l'avvocato Bonanni, Mara e Matteo Sabbioni

In occasione dell’incontro dei giorni scorsi sul tema “Amianto e Uranio, in guerra e in pace”, promosso e organizzato dall’Osservatorio Nazionale Amianto e moderato da Franco Di Mare, è intervenuta con il suo commovente racconto Nadia Zandrelli, vedova di Domenico Sabbioni, vittima dell’amianto, e madre degli orfani Matteo e Mara, per portare dopo 11 anni la sua testimonianza di vita come lei stessa ha specificato “a dare voce a mio marito, dopo anni di buio e profonda depressione”.

Questo il suo racconto: “La nostra è una triste storia, ho conosciuto mio marito, appena adolescente e dopo 6 mesi lui partì per la leva nella Marina Militare e già a quei tempi lo Stato lo obbligò per ben 26 mesi alla lontananza dalla sua famiglia e di me. Dopo anni di sacrifici lavorativi, nel maggio 2011, Domenico raggiunse la tanto desiderata pensione ma appena 2 mesi dopo è iniziato il suo e il nostro calvario con la sentenza di morte: mesotelioma pleurico. Il desiderio di Domenico era quello di invecchiare con me e vedere i suoi figli realizzarsi, ma purtroppo è rimasto solo un sogno per lui: se n’è andato via a soli 58 anni”.

Ha poi proseguito affiancata dai figli: “sono stati necessari numerosi e lunghi processi, seguiti con tenacia e determinazione supportati dall’Ona e dall’avvocato Bonanni per vederlo riconosciuto vittima del dovere. Non posso non ricordare l’importanza e la drammaticità di uno dei momenti cruciali di questa nostra lunga battaglia legale: il mio romanticismo mi aveva portato a conservare la divisa e il cappello con cui Domenico svolgeva il servizio di leva nelle navi Mincio e Brenta, la cui analisi si è rivelata un potente elemento di prova della presenza di fibre di amianto. Sono stati anni emotivamente difficili per noi”.

E continuando ha sottolineato: “Grazie alla nostra forza, possiamo oggi dire di essere quasi riusciti ad ottenere la giustizia, nonostante lo Stato cerchi ancora di imporre ulteriori e inaccettabili lungaggini e insidie a questa nostra già dolorosa battaglia”.

L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona ha dichiarato: “Purtroppo, il ritardo delle bonifiche e l’approccio solo giudiziario hanno determinato e determinano un continuo aumento di casi. Solo con lo smaltimento di tutto l’amianto sarà possibile una vera prevenzione. Ai tempi ordinari della bonifica, dobbiamo aggiungere anche la latenza che per il mesotelioma è in media di 48 anni. Pertanto il picco di malattie da amianto è atteso per il 2030”.

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Nadia Zandrelli e la figlia Mara

Non meno allarmante è la situazione legata all’uranio impoverito, o meglio ai proiettili utilizzati nei luoghi dove sono stati impiegati i nostri uomini in divisa ed anche dipendenti civili del Ministero della Difesa perché continua a mietere vittime tra gli appartenenti alle forze armate. L’impatto dell’uso dell’amianto nel settore difesa è pari ad oggi a 982 casi di mesotelioma e tenendo conto anche di tutte le altre patologie asbesto correlate, il numero dei decessi sfiora i 5 mila. Per il solo uso di proiettili ad uranio impoverito, sono stati censiti circa 400 decessi, e 8 mila casi di malattie professionali. Le più recenti sentenze hanno confermato il nesso causale.

Dopo i saluti istituzionali da parte dell’avvocato Paolo Nesta, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma (COA), sono intervenuti, tra gli altri il Consigliere presso la Suprema Corte di Cassazione, Nicola De Marinis, il generale in congedo dell’Arma dei Carabinieri e componente del comitato tecnico scientifico dell’Ona, Giampiero Cardillo, il professore di Diritto del lavoro all’Università “La Sapienza” di Roma, Pasquale Montilla, oncologo, e Marcello Migliore, professore di chirurgia toracica e componente del comitato tecnico-scientifico dell’Ona.

L’Ona chiede che la problematica sia affrontata e risolta con la bonifica dell’amianto e la tutela delle vittime e dei loro familiari, evitando lungaggini burocratiche e giudiziarie. Così per quanto riguarda l’uranio impoverito, ferma la necessità di un coinvolgimento delle istituzioni europee e Nato in chiave preventiva, evitando l’uso per il futuro dei proiettili ad uranio impoverito, anche in chiave risarcitoria”, ha concluso Bonanni.

Le vittime del dovere e dell’amianto o i loro familiari possono rivolgersi all’Osservatorio Nazionale Amianto per cercare di ottenere il riconoscimento dei propri diritti chiamando il numero verde 800.034.294 o sul sito https://www.osservatorioamianto.it/vittime-del-dovere

SILVANA LAZZARINO

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