Gerry Di Lorenzo e il suo libro

L’autore Gerry Di Lorenzo nel 2019 pubblica la sua prima silloge poetica Pensieri di un poeta mediocre, nel 2021 la seconda dal titolo In viaggio e il 2022 è l’anno del suo primo romanzo: Accusa premeditata (PAV Edizioni).

"Accusa Premeditata"
La rubrica

Gerry, era stato annunciato ed è arrivato il salto letterario… quale evoluzione personale e di scrittore ti ha condotto fino all’esordio nella prosa?

Credo sia il frutto di una maturazione oltre che di un nuovo obiettivo. Cerco sempre nuove vette da raggiungere ma inizio la salita solo quando sono certo, mi sento pronto. Si è trattato di un processo naturale, un desiderio che lentamente è cresciuto e si è concretizzato in pochissimo tempo. Logicamente il passaggio alla prosa non è un addio alla poesia ma una fedele compagna di viaggio. Vivo questo primo romanzo come un altro passo della mia evoluzione sia come scrittore che come uomo. Scriverlo mi ha dato tanto, in termini di emozioni ma anche di continue riflessioni che spero possano trovare anche i lettori. Devo ammettere che sono orgoglioso di questo lavoro e so per certo che altri romanzi arriveranno. La scrittura non è una scelta di genere ma una necessità per chi scrive e il resto viene da sé. Insomma, non decido se scrivere in versi o in prosa ma scrivo e basta. Non stabilisco cosa fare, lo faccio di getto e in principio cosa nascerà non lo so nemmeno io. So solo dirti che per me la poesia è magia, la prosa atmosfera che ti rapisce. Mi chiedi quale evoluzione mi ha condotto alla prosa? Forse la mia ricerca di nuove esperienze, la mia sempre accesa voglia di nuove sfide. Eppure dopo due sillogi che mi hanno dato tante soddisfazioni in termini di vendite sarebbe stato logico pubblicare la terza, ma io non ho niente di logico.

Un titolo forte… lo hai scelto tu o la casa editrice?

Chiaramente io. Probabilmente se la mia casa editrice mi avesse chiesto di cambiare il titolo, avrei rifiutato di pubblicarlo. Credo molto in quello che faccio, in ogni parola c’è una mia emozione e stravolgerle vorrebbe dire violentarmi l’anima. Ho la fortuna di avere alle spalle persone professionali e sensibili che mi hanno lasciato libero di fare le mie scelte, non hanno tentato di condizionare ciò che ho scritto e addirittura mi hanno dato carta bianca nella costruzione della copertina. Il titolo è forte perché è reale, lo sentiamo tutti sulla pelle. Viviamo in un mondo dove siamo tutti bravi a puntare il dito contro il più debole, gli invisibili, magari perché ci si è documentati attraverso i social in cui echeggia la stupidità d’informazione. Puntiamo perché ci bombardano con messaggi sbagliati, lo facciamo perché ciò che è diverso lo rinneghiamo, insomma sono tanti i motivi. Troppo spesso accade anche nelle aule dei tribunali, un luogo in cui non sempre c’è vera giustizia e frequentemente la legge non è uguale per tutti, quindi meglio accusare un povero cristo piuttosto che una figura che “conta”, ad esempio. Poi credo che viviamo in un’epoca in cui la storia non è riuscita ad insegnarci nulla; viviamo in una società cosiddetta civile che condanna nel disprezzo, non condanna con attenuanti. Il disprezzo non è sinonimo di civiltà. Per me il colpevole deve pagare, anche pesantemente, ma ognuno di noi ha un passato alle spalle che condiziona le nostre azioni e questo non va trascurato. Non si nasce buoni o cattivi, giusti o sbagliati, ma si diventa. Bene, “Accusa Premeditata” parla di tutto questo.

"Accusa Premeditata"
La copertina del libro

Ci proponi un giallo in cui Rosario Accollato, un venditore ambulante, viene accusato dell’omicidio del senatore Bonamano. Da qui una costellazione di personaggi e un susseguirsi di eventi…

Si intrecciano vari personaggi in questo romanzo e di ognuno di essi emerge l’aspetto più debole, vulnerabile, corrotto o corruttibile. Nel bene o nel male metto in evidenza quanto il passato abbia condizionato ciò che sono; emergono frustrazioni e rimpianti, condizioni da cui è impossibile venirne fuori. Alla fine, ogni personaggio, così come ognuno di noi, ha due volti: uno rappresenta ciò che siamo ed è frutto delle esperienze e delle scelte, mentre l’altro, quello nascosto, rappresenta ciò che avremmo voluto essere. Qualche rimpianto ce l’abbiamo tutti e non credo in chi dice il contrario. “Accusa Premeditata” tratta di disperazione, delle coscienze, della corruzione, di come ogni individuo abbia più personalità e quella che viene fuori, come ho già detto, è il frutto delle esperienze vissute. Rosario Accollato è un venditore ambulante accusato dell’omicidio del senatore Bonamano. Sposato con Marianna, abbandonata dalla mamma e vittima di violenze sessuali subite da un potente uomo, si ritrova a fare i conti con Iure: giudice corrotto sposato con una donna bella e arrivista. La storia si aggrava con la deposizione del dottor Cattaneo, psichiatra che in passato teneva in cura l’imputato. Suo malgrado, informa Iure che Rosario soffre del disturbo dissociativo dell’identità: avrebbe quindi potuto assassinare il senatore senza però ricordarlo? Questi ed altri personaggi costruiscono con le loro vite presenti e passate l’aspetto psicologico del romanzo.

In chiusura, dietro alla risoluzione di un caso racconti la realtà di un sistema dove, troppo spesso, trovare un colpevole a tutti i costi è cosa diversa dal fare giustizia. Possiamo aspettarci un sequel?

Come dicevo prima, ciò che conta è dare un colpevole in pasto a una finta giustizia e ai media. La giustizia è un’altra cosa! Spesso si condanna dietro congetture o teorie che non hanno un fondamento fermo ed inopinabile. Si condanna per chiudere un caso, si condanna perché fa comodo, si condanna gli invisibili e in questo gli Stati Uniti sono dei maestri. Si condanna a morte! Capita che si condanni per nascondere ed insabbiare la verità e lo si fa abilmente distogliendo l’opinione pubblica dal concetto principale. Vedi i casi di Marco Pantani o di Diego Armando Maradona: il primo lascia emergere una sorta di autocondanna per l’ipotetica massiccia assunzione di sostanze stupefacenti e antidepressivi, il secondo probabilmente non si allontanerà dal primo, poiché le patologie di cui soffriva Diego erano legate ad un certo standard di vita, quindi o non pagherà nessuno, oppure a pagare sarà l’ultima ruota del carro. Ma alla fine sai cosa resta? Si tratta di due drogati che hanno deciso la propria sorte e questo mi fa davvero male. Questo è ciò che vogliono metterci in testa. Per quanto riguarda un sequel, ora che mi ci fai pensare, direi che non è un’ipotesi da scartare. A parte gli scherzi, per ora sono concentrato su tanti progetti che un po’ per volta spero di riuscire a condividere con voi.

LISA BERNARDINI

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