rossella
Rossella Seno

Rossella Seno è un fiume in piena. Dalla tempra coriacea, dalle forti idealità. Combattente e dinamica, la sua vita artistica (e non solo) ha come essenziale punto di riferimento l’arte, la cultura, la musica, la bellezza. Il senso civico, l’impegno civile. La Voce del Nisseno (versione online) l’ha intervistata per saperne di più sul suo conto.

“Cantattrice” di Venezia, vive e lavora a Roma. È la presidente dell’associazione culturale “Disobedience”. Dà “voce” agli ultimi, agli invisibili. E già soltanto per questo motivo a noi piace un sacco. Ma anche per tutto quello che esprime artisticamente. In maniera raffinata e sobria, con raggiante entusiasmo…

Con il suo quotidiano impegno cerca di scuotere le coscienze. Le stimola, le provoca, le interpella. Con intelligenza e rara sensibilità. Vanta una ricca biografia artistica. Un talento assai multiforme. Ci parla, sollecitata, anche del suo ultimo lavoro discografico: “La figlia di Dio” (contiene una dozzina di tracce).

“Un album laico e religioso allo stesso tempo”, asserisce al nostro microfono. Un concept album interessante (abbiamo avuto modo di sentire le tracce del progetto). Canta con soave delicatezza e coinvolgente pathos. Una professionista seria e affidabile, brava e capace. In sinergia con i suoi più stretti collaboratori.

“Devo molto a Mario (Castelnuovo, ndr). Forse tutto. Mi ero allontanata dal mondo musicale per problemi personali ed è stato Mario a riportarmici, ospitandomi anche in quel meraviglioso lavoro…”. Eccola ospite, graditissima, della nostra testata giornalistica.

rossella
Rossella Seno

Tu sei la presidente dell’associazione culturale “Disobedience”. Per dare “voce” agli invisibili e non solo. Ce ne parli?

Credo sia davvero arrivato il momento di disubbidire contro un sistema che ha messo l’avere al primo posto, a discapito dell’essere. La disuguaglianza sociale si fa sempre più evidente. L’unico Dio che adoriamo è il Dio Denaro. Dobbiamo tirarci fuori dal grande inganno in cui stiamo vivendo e lo possiamo fare solo se torniamo a “guardare” l’altro, a dargli l’importanza che merita, senza dimenticarci di portare rispetto alla Madre Terra che ci ospita. Quello di cui parlo è una disobbedienza “buona”, culturale, che va contro le ingiustizie e i soprusi dei prepotenti e dei potenti. È il nostro modo di reagire. Se non lo facciamo ne siamo complici. Un sentire ovviamente condiviso dagli altri due soci, Fabio Crisafi e Danilo Mariani.

Ovviamente la vostra “mission” si basa sulla conoscenza, sull’arte, sulla cultura, sulla bellezza. È così?

Sì, appunto. Come dice Vasco, dobbiamo provocare le coscienze per tenerle sveglie.

Quali progetti avete portato avanti, nel tempo?

L’evento “PIEROLITALIANO”. In ricordo di Piero Ciampi, nel 43esimo anniversario della sua morte (e parliamo di un cantautore decisamente disubbidiente), fortemente voluto dal Premio Ciampi di Livorno. Molte città hanno aderito a questa iniziativa. Disobedience al Teatro Arciliuto per Roma. Abbiamo collaborato alla produzione dell’album “La figlia di Dio” (l’eterna contrapposizione tra il bene e il male) uscito per Azzurra Music. Abbiamo prodotto il video del brano “Cantami” di e con Allan Taylor, tratto dall’album “La figlia di Dio”, disegni di Roby il Pettirosso, e lo spettacolo di teatro canzone “La figlia di Dio”, unendo più forme d’arte, quella fotografica di Renato Ferrantini e la performance dello street artist “Skizzo”.

Quali sono le principali difficoltà che incontrate lungo il vostro cammino?

Sono molte. Non essendoci un ritorno economico gli sponsor scarseggiano e la maggior parte dei bandi richiedono tre anni di attività. Ma non demordiamo. Ciò a cui Disobedience ambisce è uno spazio culturale, di aggregazione, nel centro della città.

Se la vostra associazione dovesse lanciare un appello, all’opinione pubblica e alle istituzioni, cosa direbbe?

Di dare spazio all’arte, alla cultura, che non è vero che con la cultura non si mangia. Di tornare a sostenere con finanziamenti adeguati le iniziative culturali più significative. Ma soprattutto di avere una maggiore attenzione verso le proposte che arrivano dai nomi meno noti, ce n’è di roba bella al di là del mainstream.

Parliamo della tua carriera artistica, Rossella. Sei cantante e sei attrice, in una sola parola sei una “cantattrice”. Quando nasce la tua passione per l’arte?

Più che passione direi forse missione. Ho traversato varie forme d’arte, non so se per necessità o curiosità, ho fatto anche cose che con “la Seno di poi” di certo non rifarei, ma non sono mai scesa a compromessi con la musica, la canzone d’autore, il teatro canzone, dove la parola cantata e recitata ha un senso ben preciso e il contenuto è fondamentale.

Da fonti qualificate, so che circa trent’anni addietro hai partecipato – in qualità di corista – in un programma televisivo di Pippo Baudo. Confermi?

In verità ho partecipato alle registrazioni in studio e poi me la sono data dopo la prima puntata prova. Non me ne voglia Pippo, ma non mi sentivo a mio agio con minigonna e tacchi a spillo a sorridere in telecamera.

Sono varie le tue partecipazioni. Quali ricordi con maggiore gioia?

Televisive intendi? Non saprei… Sai che ho partecipato anche ad un “Cantamare” nella tua Sicilia?

Nel 2005 hai un ruolo importante in seno – parafrasando il tuo cognome – all’album del cantautore Mario Castelnuovo. È così?

Devo molto a Mario. Forse tutto. Mi ero allontanata dal mondo musicale per problemi personali ed è stato Mario a riportarmici, ospitandomi anche in quel meraviglioso lavoro che è “Com’erano venute buone le ciliegie nella primavera del ’42”.

Poi ci sono altri progetti. Me ne ricordi qualcuno?

Il mio debutto nel teatro canzone con “La rossa di Venezia”, titolo tratto da un brano che Mario  Castelnuovo scrisse per me. Uno spettacolo autobiografico, provocatorio. Irriverente. Al Piccolo Ambra Jovinelli di Roma, con la regia di Claudio Insegno. Scritto con Giò Alajmo.

rossella
Rossella Seno

Sei stata anche testimonial contro il femminicidio. Di cosa si trattava?

“Ti amo da morire” era un’associazione contro il femminicidio. Con un numero verde da chiamare in caso di difficoltà e pericolo. Quello del femminicidio è un problema dilagante. Con Lino Rufo e l’associazione in questione abbiamo portato in scena per molto tempo “L’Amore Nero”, un cantateatro dove si affrontava questo tema. La violenza nei confronti delle donne assume varie forme e modalità e non esiste un profilo della donna tipo che subisce violenza. Il concetto è che se ti fa male non è amore.

So anche che per parecchi anni sei stata una delle voci di una rubrica televisiva, ovvero Prima Pagina del Tg5. È vero?

Oh sì, quante albe! Poi è arrivato Mimun e ha cambiato il format. E tutti a casa! Mi piaceva lavorare nella redazione di un tg, pur se come speaker.

Nel 2017 sei stata protagonista di un interessante e importante spettacolo per dare “voce” agli ultimi. Mi parli di “Puri come una bestemmia”?

Sempre con Lino Rufo, mio compagno di palco e di tanta strada. In scena gli ultimi, come hai anticipato tu, quelli che per scelta o costrizione stanno al di là della vetrina. E le loro storie. L’altro visto come un’occasione e non come una minaccia. C’erano alcune delle canzoni inserite poi nell’album che prende il nome proprio dallo spettacolo, ma al singolare “Pura come una bestemmia”.

Vanti una ricca discografia, cara Rossella. Ci accenni dei tuoi progetti musicali?

La mia credibilità arriva nel 2008, grazie ad un progetto ciampiano e all’inedito “E il tempo se ne va” di Piero Ciampi, per il quale mi è stata consegnata la targa “Premio Ciampi Speciale 2008”, con Nada e Capossela…

Prosegui, Rossella…

Ho avuto la fortuna di lavorare con “i grandi”, in quel caso con Gianni Marchetti, storico coautore di Piero Ciampi. Ed Ezio Alovisi, uomo colto, produttore dell’album. La mia collaborazione con Germini nasce invece grazie a “Luna su di me” di cui scrisse la musica su un testo di Paolo Fiorucci. Il brano appositamente scritto per il progetto corale “Il cielo degli orsi” divenne successivamente un singolo distribuito dalla CNI, per Animals Asia, organizzazione no profit internazionale che da anni combatte per porre fine alla crudele pratica delle fattorie della bile. Segue il singolo “A tutti buonasera”, in difesa della nostra Costituzione, e poi gli album “Pura come una bestemmia” e “La figlia di Dio”, canzoni d’autore, tematiche sociali, ambientali.

Ecco… c’è l’ultima fatica discografica: “La figlia di Dio”. Qual è il “succo” del progetto, se possiamo approfondire?

Un album laico e religioso allo stesso tempo, che esce dagli schemi, soprattutto quelli imposti dal maintream. Un concept album che prende il titolo da un brano di Sirianni, scritto dopo aver visto il film “Dio esiste e vive a Bruxelles”. Canzoni di denuncia e di speranza. Tante le tematiche affrontate e le storie raccontate, tra queste quella di Zhora, una domestica pakistana di otto anni uccisa a bastonate dai padroni per aver liberato due pappagallini. Patrocinato dall’Associazione Comunità “San Benedetto al Porto” di Don Gallo, figura carismatica e rivoluzionaria, ben lontana dagli sfarzi e dall’ipocrisia della chiesa. Speciali guest Alessio Boni ed Allan Taylor.

Cerchiamo di conoscere un po’ di più e meglio Rossella Seno: qual è la tua principale qualità umana?

L’empatia.

E il tuo peggior difetto?

L’impulsività.

Chi sono i tuoi scrittori preferiti?

Sono talmente tanti…  Ne cito solo alcuni, senza voler far torto agli altri: Celine, Dostoevskij, Hesse, Pavese, Pessoa, Garcia Marquez… Ed ancora, tra gli altri, Fallaci, Mazzantini, Marone, Lodoli… Diciamo che mi piace spaziare nella lettura, tra narrativa e saggistica.

Qual è l’ultimo film che hai visto?

Il sol dell’Avvenire di Moretti.

Qual è stato il momento più bello della tua vita?

Credo debba ancora venire…

E il più brutto?

Ne ho avuti tanti… Ho difficoltà a lasciar andare…

Quale messaggio intendi consegnare ai lettori digitali de “La Voce del Nisseno”?

Di farci gli affari degli altri, di non girarci dall’altra parte, di non essere complici. Di disubbidire alle regole imposte da questa società malata e crudele, che ci vuole vincenti a tutti i costi e al di là dei meriti e che come pensiero unico ha il profitto.

MICHELE BRUCCHERI

LEGGI ANCHE: IL CANTAUTORE RON: “NON ARRENDERSI MAI”

GRAZIA DI MICHELE, LA DOLCEZZA DI UNA CANTAUTRICE

Articolo Precedente“NO PONTE”, A TORRE FARO (MESSINA) IN MIGLIAIA TRA MUSICA E RIVENDICAZIONI
Articolo successivo“XXI GIRO STORICO DELLA BARONIA DI CARINI”, A PARTINICO PREMIATE TRE CATEGORIE