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Michele Bruccheri alla presentazione della monografia

Sulla plancia di comando da quindici anni. Michele Bruccheri, giornalista iscritto all’Albo professionale dell’Ordine di Sicilia, da tre lustri guida il periodico d’informazione La Voce del Nisseno. L’ha fondato e lo dirige con autorevolezza, prestigio e credibilità.

Un giornale che racconta il territorio. Questa sarà comunque un’intervista particolare, originale, unica. Per sei anni è stampato in bianco e nero, da ben nove anni invece è a colori. Dall’estate 2009 è pure in rete.

Michele Bruccheri intervista Michele Bruccheri. Per raccontare questi quindici anni, le tappe salienti e magari svelare qualche aneddoto o retroscena. Conoscendoci da una vita, decidiamo pacificamente di darci del “tu” senza inutili formalismi o melense ipocrisie.

Quindicesima candelina, dunque, il 17 marzo. Un brindisi: Cin cin, direttore. In esclusiva la nostra lunga conversazione.  

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Michele Bruccheri, fondatore e direttore responsabile del periodico d’informazione

Direttore Bruccheri, ricordi il primo numero de “La Voce del Nisseno”?

Sì, certo! La prima edizione, con copertina gialla, uscì il 17 marzo 2002. Era una domenica. Venne presentata presso la sala riunioni della parrocchia San Leonardo Abate. Un “battesimo” importante alla presenza dell’arciprete Giovanni Galante, degli oratori della serata Totò Benfante (giornalista), Pasquale Petix (sociologo), Enzo Aronica e Filippo Falcone (entrambi consiglieri provinciali). Tra i presenti, ricordo anche l’ex sindaca Cettina Blando e il sindaco pro tempore Bernardo Alaimo.

Quella prima edizione come venne strutturata?

Era semplice. Intanto, ogni numero aveva in copertina – finché è stato stampato in bianco e nero (in tutto sei anni sui quindici) – un aforisma. La prima frase fu a firma di Baal Shem Tov: “In ognuno di noi c’è qualcosa di prezioso che non c’è in nessun altro”.

Quali furono gli argomenti di quella storica uscita?

In primis, un editoriale a mia firma. Spiegavo le ragioni del nuovo giornale. Il proposito di raccontare il Nisseno e i nisseni. Lo titolai: “Capire il territorio per crescere”. Scrissi che si voleva raccontare la memoria, la storia, la realtà e i progetti della nostra provincia. Estrapolo un brano di quell’articolo d’apertura: “Siamo delle piccole matite che vogliono, pazientemente e tenacemente, costruire l’identità del Nisseno”.

E poi?

Quel numero ospitava la testimonianza di Filippo Falcone, capogruppo Ds alla Provincia Regionale di Caltanissetta, sulle ferrovie siciliane ormai al capolinea. Infatti, la soppressione di intere tratte penalizzavano fortemente le aree interne e tra queste la nostra provincia. Ospitammo anche un’intervista a Tilde Falcone, assessore provinciale alla Cultura. A firma di Marcella Geraci.

Continua.

A mia firma, ci fu un’intervista ad Enzo Aronica (capogruppo della Margherita alla Provincia). Tra i contenuti principali, l’ammodernamento delle infrastrutture del territorio nisseno e la voglia di migliorare la rete viaria per rilanciare l’economia. Sorvolo su alcuni articoli, ma cito quello firmato dal sindaco di Delia, Gioacchino Di Maria, che focalizzò l’attenzione sugli enti locali e lo sviluppo; l’analisi di Pasquale Petix sulla criminalità minorile e una mia inchiesta su lago Soprano di Serradifalco. Il giornale, inoltre, ospitò un’intervista all’avvocato Leonardo Costa che narrava la lunga battaglia giudiziaria sul lago, appunto.

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Michele Bruccheri riceve una targa per il decennale del periodico d’informazione dal figlio Salvatore

C’erano – lo ricordo perfettamente – altri articoli, a firma di autorevoli personaggi. E’ così?         

Ricordi bene! C’era una profonda riflessione di un sacerdote di Riesi, don Pino Giuliana, che descriveva il valore innovativo della cultura, ma anche un resoconto dettagliato di Gero Difrancesco, allora presidente della Commissione Affari generali della Provincia, che si occupò del convegno regionale sugli archivi storici nelle provincie che si svolse nel suo paese: Sutera.

C’era anche un articolo di uno scrittore riesino, Massimo Rosario Paterna. E’ vero?

E’ vero. Aveva come titolo: “Satira e stupidità cronica?”. Vi erano diversi articoli culturali e un pezzo a firma del collega Totò Benfante…

Ti fermo, per esigenze di economia espositiva. Abbiamo parlato, a lungo e giustamente, del primo numero. Ripercorriamo insieme e brevemente i tre quinquenni?

Volentieri.

Il secondo numero doveva consolidare l’importanza e la novità editoriale. Come hai confezionato il giornale?

A parte il mio editoriale, intervistai l’onorevole Alessandro Pagano (all’epoca assessore regionale al Bilancio e Finanze). Sul fronte politico, ospitammo un paio di candidati per le amministrative di San Cataldo e Sommatino. Ci fu anche l’intervento del consigliere comunale di Caltanissetta, Giovanni Sfalanga, che tuonò con un grido d’allarme sulla povertà e il sociologo Pasquale Petix presentò un dossier sul lavoro. Filippo Falcone, invece, con uno “speciale” articolato su due pagine si occupò della miniera Trabia-Tallarita.

E poi ci furono diverse pagine culturali. Le ricordi?

Ricordo, sì. Entrambi abbiamo una memoria di ferro, vedo! (sorriso sornione, ndr). Su tutti, segnalo l’articolo di Eliana Briante (pastora valdese operante a Riesi), la nascita di una nuova casa editrice nissena, il teatro e la danza, la poesia e le bocce…

Sono costretto a fermarti. Ci vorrebbe un libro per raccontare tutto. Andiamo ad una descrizione sommaria. Ok?

Va bene. Hai ragione. Del successivo numero segnalo, qui, per non dimenticare, un articolo di Filippo Falcone che annunciava l’uscita di un suo libro su mafia e antimafia, dalle origini al dopo stragismo.

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Il sindaco Dacquì, Maria Gina Tortorici e Michele Bruccheri per i dieci anni del giornale

E c’era anche un reportage a tua firma sull’acqua. Ricordo bene?

Ricordi bene! Venne titolato “La mappa della vergogna”. Ovviamente a piè pari salto quasi tutto il giornale, ma vorrei ricordare l’intervista – su due pagine – al cantautore Ron.

L’edizione successiva provocò un grande clamore. E’ vero?      

Sì. Ospitammo un sacco di articoli politici con varie firme. Ma tutti argomenti tranquilli. Diede fastidio una mia intervista all’ingegnere Salvatore Calabrese che titolai: “Va contrastato chi usa metodi mafiosi”. Sarebbe lungo raccontare tutto, ma qui – oggi – facciamo memoria per festeggiare i quindici anni de “La Voce del Nisseno”.

Dell’ultimo numero del 2002 cosa vuoi ricordare?

Anche quell’edizione fu sostanziosa. Rammento una mia intervista all’ex Ministro delle Comunicazioni, Salvatore Cardinale, e un’altra importante intervista, sempre a mia firma, al poeta Angelo Rizzo, illustre e prestigioso intellettuale di Serradifalco, morto qualche anno dopo.

Mi parli del 2003?

Certamente. Non mi sottraggo alle tue domande. Il giornale dedicò quattro pagine alla relazione semestrale del sindaco di Sommatino di allora. Tramite un mezzo d’informazione come il nostro, si raggiungeva in modo capillare la collettività. Ricordo inoltre che ospitammo interviste all’assessore provinciale riesino Salvatore Buttigè e al coordinatore provinciale della Margherita, Alfredo Zoda. Nel nome del pluralismo, vi erano anche altri esponenti politici di varia estrazione.

Sì, infatti. Ricordo Filippo Falcone, Enzo Aronica, Giuseppe Anzalone…

Di quel numero però voglio ricordare un’intervista molto importante, se non ti dispiace.

Prego, dimmi.

Pubblicai l’intervista che feci a don Luigi Ciotti del Gruppo Abele e Libera dal titolo “Combattere la mafia con la cultura”. Nel nostro giornale poi abbiamo sovente ospitato interventi o interviste ad amministratori locali che elencare tutti sarebbe noioso.

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Michele Bruccheri in occasione della presentazione di una sua monografia

Hai intervistato un magistrato antimafia. Ce lo ricordi?

Quel magistrato era Stefano D’Ambrouso. Rispondendo ad una mia domanda, dichiarò: “La mafia non è soltanto criminalità quotidiana, ma è organizzazione capace di incidere su tutti i settori. Anche quelli sani della società”.

In quel numero, sempre a tua firma, c’era un’altra intervista prestigiosa. A chi?

Alla cantautrice Grazia Di Michele.

E poi hai intervistato e pubblicato…

Ti riferisci ai personaggi famosi, vero?! Sì, intervistai gli onorevoli Fini e Boselli.

Ma anche Luciano Violante.

E’ vero. Intervistai poi, di nuovo, l’assessore regionale Pagano. Due pagine sul risanamento finanziario. E un’altra mia intervista al giudice Ottavio Sferlazza, già presidente della Corte d’Assise di Caltanissetta e poi capo dei Gip nisseni. Mi disse: “Bisogna rompere i legami tra mafia e politica”.

I sacri valori della legalità erano e sono perennemente presenti nel tuo giornale.

Sì. E lo saranno sempre. Ad arricchire questi temi, gli articoli del sociologo Pasquale Petix e dell’ingegnere Salvatore Calabrese (anche intervistato).

Per le Europee del 2004, il giornale dà spazio alla politica. Confermi?

Sì. Tra gli altri, intervisto l’onorevole Nuccio Cusumano (già sottosegretario al Tesoro) e l’europarlamentare Claudio Fava. Sorvolo sui vari articoli, ma voglio sottolineare un mio reportage inerente la visita del console americano in Italia, Suneta Halliburton, a Serradifalco. Per l’occasione venne creata un’opera che ricorda le vittime del terrorismo. C’era un apparato di sicurezza mai visto.

Nel giornale, sovente, c’erano politici del territorio. Ne ricordiamo alcuni?

Sono stati tanti. Di quel periodo voglio menzionare Enzo Maiorana, Eugenio Zoda, Pio Messina, Raimondo Torregrossa, Antonio Favata, Giovanni Randazzo, Salvatore Licata, Giuseppe D’Antona, Antonio Fiaccato, Calogero Vaccaro, Gero Valenza, Rosario Cusumano, Salvatore Gattuso, Salvatore Sanfilippo, Gero Difrancesco, Crispino Sanfilippo, Carmelo Montagna… Si tratta di sindaci e consiglieri provinciali, ma anche assessori…

Nel marzo 2005, per i tre anni del periodico d’informazione pubblichi un editoriale. Lo ricordi?   

Nitidamente: “Terza candelina per ‘La Voce del Nisseno’” fu il titolo. Tre anni di uscite regolari, nonostante le quotidiane insidie e vari tentativi di sgambetto che non sto qui a raccontare.

In quel numero pubblichi un’intervista a un personaggio famoso. Chi era?

Era il grande Pippo Baudo.

E nel numero successivo c’è una tua intervista a Fabio Concato. E’ vero?      

Sì, è vero. Un’intervista al cantautore milanese che avevo incontrato a Bompensiere.

Un altro reportage a tua firma riguarda il forum e relativa onorificenza al giudice italo-americano Scalia. E’ così?

Indubbiamente. Al meeting che moderai a Sommatino erano presenti numerose autorità e parlamentari. Ed io moderai quello storico incontro. Dedicai poi due pagine sul giornale.

Per “La Voce del Nisseno” hai anche intervistato il presidente della Regione Sicilia, Salvatore Cuffaro…

Sì, è così. Era stata inaugurata una Fiera di prodotti tipici e dell’agroalimentare. Sebbene avesse tempi stretti, in esclusiva mi rilasciò un’intervista. Il supporto fotografico fu della mia cara amica Elisa Milano.

Per le elezioni regionali del 2006, avvii una campagna informativa. Chi ospita il tuo giornale?

Ricordo le interviste a Puccio Dolce (vice presidente della Provincia), Gaetano Nola di Mussomeli, Angelo Lo Maglio (vice sindaco di Caltanissetta), Alfredo Zoda…

Ti fermo, altrimenti facciamo l’elenco della spesa. A Caltanissetta arriva il presidente della Camera, Pier Ferdinando Casini, e tu intervisti lui e…

E l’ex ministro democristiano Calogero Mannino.

Nel tuo giornale, spesso, abbiamo trovato interviste al vescovo Antonino Migliore e i versi di una poetessa che usava lo pseudonimo di Amaia Liberata…

Sei informatissimo!

Nel marzo 2007 pubblichi – per i cinque anni del giornale – gli auguri di quattro professionisti. Ma…

Ma spiccano le quattro pagine che raccontavano la mia assoluzione avendo subito un procedimento giudiziario. “Cronaca del mio processo”, fu l’inserto. Ovviamente sorvolo tutti i dettagli. Ma quella vittoria giudiziaria diede maggiore forza al giornale e a me stesso.

Oltre a dare spazio alla Cultura, hai ospitato in quel periodo un inserto particolare di quattro pagine. Di cosa si trattava?

A firma di Giuseppe Aronica, si trattò di un inserto inquadrato nell’ambito del suo progetto denominato “Il viaggio nel Tempo”. Una raccolta di racconti e poesie alla scoperta del nostro passato, del presente e di un futuro migliore. Nella primavera 2007 pubblicai “La Miniera”. E poi “Il dono dell’alpino”.

A ruota, seguono altre interviste importanti e prestigiose. A chi, direttore Bruccheri?

In base al periodo, ti riferisci agli onorevoli Pagano, Francesco Musotto (europarlamentare) e Angelino Alfano…

Sì, ma anche a Pierangelo Bertoli (lo avevi intervistato anni prima), alla nota showgirl Eleonora Vallone, al Ministro della Giustizia, Clemente Mastella…

Lo seguii a Gela, è vero. Intervistai anche altri politici…

Ovviamente non possiamo citarli tutti. Arriviamo dunque alla prima edizione a colori. In quale periodo siamo?

Siamo nel giugno 2008. Esce la versione a colori. In copertina Rosario Cusumano, capogruppo Pd alla Provincia, che intervisto. Con il mio editoriale spiego il cambio della veste grafica. Con la nuova tipologia, perdiamo – purtroppo – quattro pagine e decido anche di non utilizzare più l’aforisma in copertina.

In quel numero intervisti anche il presidente della Banca del Nisseno, Giuseppe Di Forti, riconfermato alla carica. E’ così?

Due pagine di intervista e un mio breve ritratto al presidente Di Forti. In quella nuova edizione in quadricromia c’è anche una toccante testimonianza del caporalmaggiore Davide Aquilina, in missione umanitaria in Afghanistan. E il reportage del Giro d’Italia di ciclismo che passa da Serradifalco.

Bei colpi giornalistici! Complimenti!

Grazie. Nel nostro piccolo, ci siamo sempre trovati laddove batteva la Storia!

Vi occupate da sempre del territorio, dal punto di vista economico e culturale. Ma anche politico. In quel periodo intervisti altri personaggi. Ci fai un breve elenco?

Anna Finocchiaro, Paola Turci, Luxuria, Pippo Franco, Gaetano Savatteri, Marco Venturi, Beppe Lumia, Fio Zanotti, Anna Mazzamauro, Corrado Tedeschi, Gatto Panceri, Nino Frassica, Enrico Guarneri-Litterio…

Ed ancora?

Tania Zamparo, Denny Mendez, Barbara Enrichi, Toti e Totino, Milena Miconi, Claudia Koll, Diego Ruiz…

Ti fermo!!! Nell’estate 2009 c’è un passo importante. Quale?

Quello di avere un sito web del giornale. Che affiancato al profilo MySpace a nome mio, divulga di più e meglio il nostro prodotto editoriale e culturale. Una proficua sinergia che andrà avanti sino al dicembre 2015 (gestito da Mec Studio), allorché il sito online cambia piattaforma (curata adesso da Cogal Sage).

E intervisti Pasquale Petix che pubblica un libro importante…

“Le macchie del leopardo” è il libro del sociologo ed editorialista del nostro giornale. Pasquale Petix racconta la mafia nissena, il patto scellerato tra politica e criminalità. Da me intervistato, il docente universitario parla in anteprima del suo saggio.

Nell’estate 2010, pubblichi sul giornale un’intervista di grande rilevanza. Quale?    

Un’intervista esclusiva al carabiniere che tentò di salvare il giudice Giovanni Falcone. Per la prima volta parlava, autorizzato dai superiori, l’appuntato scelto…

Nel marzo 2011, giornalisticamente, sei costretto ad occuparti di una brutta notizia. Esattamente di cosa?

Del crollo del padiglione della scuola elementare del mio paese. Non ci fu nessun ferito, ma tanto panico e una ferita alla memoria ancora visibile. Con la magistratura che aprì un’inchiesta e ora è in corso il processo. Insomma, me ne sono occupato professionalmente.

Nel 2012 il giornale festeggia dieci anni. Cosa hai organizzato?

Il 17 marzo, “La Voce del Nisseno” festeggia dieci anni. E in teatro organizzo una serata celebrativa, molto bella e semplice, dedicata alla memoria del mio fraterno amico Totò Petix. Musica, canto, danza, teatro, riflessioni… Una serata rilassante e indimenticabile con numerosi ospiti ai quali viene donata una targa. Per l’occasione realizzo una monografia. Nel corso degli anni ne ho pubblicate un sacco. Sarebbe arduo elencarle tutte. Al momento, l’ultimo supplemento pubblicato riguarda il mio paese: Serradifalco. Ma vi sono diversi progetti editoriali in cantiere che presto vedranno la luce.

Di quel periodo, quali altri articoli ricordi per importanza e affetto?

Sicuramente quello inerente i dati dell’Arpa che affermavano: niente scorie radioattive nelle miniere dismesse. In esclusiva, poi, avevo pubblicato intervista e articolo con dichiarazioni rassicuranti del sindaco Giuseppe Maria Dacquì. Ed ancora, i vari resoconti giornalistici sulla Banca del Nisseno…

Sul finire del 2013, esce un’edizione con contenuti interessanti e peculiari. Quali?

Forse ti riferisci all’intervista a Nelli Scilabra, assessore regionale alla Pubblica istruzione e Formazione, e al mio reportage sulla toccante esequie per gli otto migranti morti in mare sepolti nel cimitero…

Mi riferivo a quello. Ma anche alla tua bellissima intervista a Pasquale Petix, nel frattempo autore di un altro libro…

“E’ passato il generale Patton… e non solo” è veramente un libro molto bello e importante. C’è l’odore della speranza, ho scritto. Un libro premiato in diversi posti, in Italia. E noi abbiamo tempestivamente informato i nostri lettori.

Due anni fa, come per l’edizione estiva dell’anno precedente, appare una copertina legata a Nettuno. Come mai?

Tra me e Lisa Bernardini, direttrice artistica del Photofestival “Attraverso le Pieghe del Tempo”, c’è una profonda e antica amicizia. Insieme abbiamo attivamente collaborato. In quelle due occasioni che ricordi, s’è creata un’intelligente collaborazione e il nostro giornale ha dedicato non solo le copertine ma anche delle pagine informative. Abbiamo costruito un “ponte” ideale per valorizzare di più e meglio il talento e la Cultura.

Sovente sul giornale raccontate i vari talenti…

E’ vero. Abbiamo scritto di Gabriele Palmeri, Carlo Mistretta, Nicole Insalaco, Giuseppe Petix, Danila Trapani, Mariella Buono, ma anche – ad esempio – del numero uno nel mondo nella cardiologia interventista che è il mio amico Giuseppe Migliore (nel cognome, un destino).

Gli editoriali sono a firma tua e di Pasquale Petix…

Finché non ci defenestra nessuno…, saremo io e lui!

In questi quindici anni, non c’è mai stato un momento in cui avresti voluto mollare tutto?

Ci sono state un paio di occasioni. Paradossalmente non i primi tempi. Poteva essere quello il periodo, essendo nati da poco tempo e dovendo fronteggiare insidie di vario genere. E di una certa pericolosità.

E quindi?

Qualche anno fa, nel pieno della grave e storica crisi economica, c’è stata la tentazione di portare i remi in barca. Non fornisco altri dettagli, ma per un attimo l’idea è balzata… Tuttavia, sono un osso duro e combatto pugnacemente.

E l’altra occasione?

Avevo ricevuto una proposta professionalmente importante e, a lungo termine, vantaggiosa… Penso che “La Voce del Nisseno”, di cui sono direttore responsabile e fondatore da ben quindici anni, non sia soltanto una mia creatura. Appartiene ormai a tutti. E finché avremo forza, determinazione, coraggio e voglia di raccontare la nostra terra, questa “voce” non si spegnerà. E’ una sfida continua e difficile. Incroceremo le dita e ci affideremo al buon Dio che dai piani alti ci sostiene sempre.

In ultima analisi, quali sono i numeri de “La Voce del Nisseno”?

Beh… I numeri sono lì: 75 edizioni, cinque ogni anno – regolarmente -, per complessivi 1600 articoli, corredati da migliaia di foto e con numerosi sponsor che hanno creduto e credono in questo progetto editoriale e informativo. 

In questi anni, hai realizzato centinaia di interviste per la rubrica “Incontri” sul sito del giornale. Cosa rappresentano per te?

Sono un vero patrimonio di umanità e talento. Da oltre sette anni, intervisto personaggi di grande valore culturale e morale. Soltanto per questo tema ci vorrebbe un’intervista adeguata, ad hoc. Nonostante oggi siamo stati brevi e stringati, abbiamo preso un po’ di spazio. Quindi, evito di dilungarmi. Affermo soltanto che “Incontri” – a parte qualche rara eccezione – è veramente una perla della mia lunga attività giornalistica. Da un anno, infine, collabora una mia amica napoletana, Daniela Vellani, che arricchisce il sito web del giornale con i suoi articoli e reportage.

Con quale aforisma ci salutiamo?

Con una bella frase di Nelson Mandela che amo: “Un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso”. L’ha scritta, probabilmente, per me.

MICHELE BRUCCHERI

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