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Giovanni Margarone

Introspettivo e orientato alla crescita spirituale dei suoi personaggi, e quindi anche dei lettori. È questo l’identikit di Giovanni Margarone, scrittore il cui imprinting letterario nasce da una commistione eclettica in cui lettere, filosofia e musica si amalgamano perdendosi nei relativi confini.

Già premiato con numerosi riconoscimenti in concorsi letterari nazionali e internazionali, editorialista e ospite fisso sui media italiani, nel 2021 ha ottenuto il terzo posto al concorso statunitense “1th Annual Short Story Contest” del Wisconsin, con il racconto in lingua inglese “The Secret”.

Il suo ultimo romanzo, “Storia di un punto e virgola” (pubblicato con bookabook), gli è valso il 2° posto al Premio Letterario Nazionale “Città di Taranto” Ed. 2022, il 4° posto al Concorso Argentario 2022, la “Menzione speciale della critica” al Premio Massa città fiabesca di mare di marmo 2022 e il “Premio Rinnovamenti” come finalista al Concorso “Le parole arrivano a noi dal passato 2022” di Rogliano (Cosenza).

Giovanni, come nasce l’amore per la scrittura?

La mia passione per la scrittura nasce da tempi ormai lontani. Più che passione la definirei vocazione, in quanto allora, ragazzo lettore, mi domandai se non potessi stare anch’io dall’altra parte del libro, quella di chi lo scrive. Un’idea ambiziosa, diversa da quella di altri ragazzi della mia età che pensavano soltanto ad andare a giocare a pallone o ballare la disco-music. Ambiziosa quanto in apparenza difficile da attuare, considerato l’impegno che si deve profondere per scrivere un romanzo. La scelta del romanzo è stata spontanea in quanto non sono poeta – benché mi piaccia molto la poesia – ma naturalmente portato a scrivere un qualcosa di strutturato, che serbi uno o più messaggi da trasmettere a chi legge. Fu così che presa carta e penna – allora non c’erano computer – mi resi conto che mettere per iscritto ciò che avevo in mente non mi riusciva affatto difficile…

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Giovanni Margarone

Continua…

Scrissi i primi due romanzi sui dodici anni, mai pubblicati, che ancora tengo gelosamente custoditi nel mio scaffale dei ricordi. Trascorrevo domeniche intere a scrivere, quaderni su quaderni, agevolato dalla “facile penna”. Sì, ero alternativo rispetto ad altri ragazzi della stessa età, ma non mi preoccupava, inoltre ero incoraggiato dal fatto di avere sempre ottimi risultati in italiano a scuola: svolgere i temi mi riusciva molto bene. Mi ricordo quando in seconda media la professoressa ci disse di scrivere un racconto come compito a casa; scrissi di getto dieci pagine e mi guadagnai un “ottimo con lode” rispetto ai miei compagni. Crescendo, restò in me questa vocazione e in età più matura, tra impegni di lavoro e famiglia, scrissi altri romanzi che sono stati pubblicati negli ultimi cinque anni: Note fragili, Le ombre delle verità svelate, E ascoltai solo me stesso e, infine, Storia di un punto e virgola uscito nel 2022, grazie ai quali ho ottenuto finora 32 riconoscimenti in concorsi letterati nazionali e internazionali.

Cosa contraddistingue la sua narrativa?

Sicuramente la pacatezza. Non amo la scrittura spigolosa, tantomeno quella di pura fantasia che racconta storie impossibile, per non parlare della narrativa distopica che attualmente è molto in auge. La mia è una narrativa di formazione, molto attenta alla psicologia dei personaggi, alle loro emozioni e ai loro sentimenti. Storie che potrebbero essere vere, perfettamente adattabili a quelle di chiunque di noi, che scrivo per fare riflettere, evitando la banalità, cercando di essere sorprendente. Queste sono valutazioni che provengono dalla critica, in special modo dai verbali delle giurie dei concorsi letterari a cui ho partecipato, che mi hanno altresì premiato, tra l’altro, proprio riguardo alla mia cifra stilistica.

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La copertina

“Storia di un punto e virgola” è il suo ultimo romanzo. In che modo rappresenta la sua evoluzione stilistica?

Questo romanzo, recentemente uscito in libreria, è un po’ differente da quelli che ho scritto in precedenza, se non altro per aver inserito un personaggio – Demetrio – del quale ho enfatizzato il carattere al fine di voler distinguere ciò che era stato e ciò che è diventato. Anche qui, tuttavia, ho dato largo spazio all’introspezione, elemento determinante, se non scatenante, per l’evoluzione della storia del protagonista. Un romanzo con un pizzico di sale in più, volutamente non troppo lungo, con pagine che richiamano molto la commedia. Nella narrazione, il protagonista riconosce gli errori del passato, non è un argomento attuale visto il clima bellicoso che stiamo attraversando? Non sarebbe opportuno rileggere la storia, così come Demetrio ha riletto la sua, per non continuare a commettere analoghi errori mostrando una sorta di pericolosa inconsapevolezza? Questo è uno dei messaggi che promana il mio romanzo.

Qual è il suo rapporto con la Sicilia?

È un rapporto di amore, considerato che da parte paterna sono di origini siciliane, sebbene sia nato e cresciuto in Liguria (terra di origine di mia madre). Margarone è un cognome del catanese, mio padre era di Mineo, il paese di Luigi Capuana. Mi sento molto legato per questo alla Sicilia, terra che ha sempre avuto un notevole sviluppo intellettuale grazie a giganti come Pirandello, Capuana appunto, Verga, l’amato e compianto Camilleri e tanti altri. I siciliani sono un grande popolo che merita rispetto e ci sono tantissime associazioni culturali in Sicilia, come l’ASAS (Associazione Culturale Arte e Scienza) di Messina, per esempio; grazie ai loro associati la cultura respira e vive, si insinua nel tessuto sociale e rende merito a una regione che di cultura è pregna. La Sicilia è presente nel mio romanzo Le ombre delle verità svelate e nell’ultimo romanzo che ho scritto, ma che non è ancora stato pubblicato.

LISA BERNARDINI

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