barbara baraldi
La scrittrice Barbara Baraldi

I libri della scrittrice modenese Barbara Baraldi hanno un solo difetto: alimentano il “vizio” di leggere. Fotografa, modella e collezionista di bambole e carillon, la giovane e bella artista, bolognese d’adozione, è principalmente una brava e promettente narratrice. Esplora sagacemente ogni più buio anfratto dell’anima.

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La scrittrice Barbara Baraldi

Ama vestirsi di scuro con qualche piccolo dettaglio colorato. Ha appena pubblicato un nuovo romanzo thriller intitolato “Lullaby, la ninna della morte”. E un paio di anni addietro, per Il Giallo Mondadori, ha dato alle stampe “La bambola dagli occhi di cristallo”, riscuotendo un immane successo. Un caso editoriale. E “La bambola” sbarcherà, a maggio, in Inghilterra per un editore di bestseller.

Si definisce creativa, passionale e testarda. Adora Marguerite Dumas ed Hermann Hesse. Quando scrive s’ispira a Edgar Allan Poe. I suoi libri sconvolgono e turbano nel profondo, possiedono la forza delle parole. Barbara Baraldi, intellettuale poliedrica ed arguta, si racconta in questa intervista rilasciata a “La Voce del Nisseno”.

E’ stato pubblicato il tuo nuovo romanzo intitolato “Lullaby, la ninna della morte” (edito da Castelvecchi, 232 pagine, euro 15,00). Di che si tratta?

“E’ un thriller ambientato in una provincia che sembra addormentata, ma in realtà nasconde anime inquiete. Vi sfido a scoprire l’assassino prima dell’ultima pagina”.

Qual è stata la risposta dei lettori?

“E’ appena uscito, ma sto ricevendo i primi commenti ‘a caldo’. Si tratta di impressioni positive, per cui tengo le dita incrociate”.

Le incrocio anch’io. E la critica come si è espressa?

“Le prime recensioni sono positive ma, anche in questo caso, mi limito a tenere le dita incrociate”.

Qual è il calendario per la presentazione del volume?

“Lo sto preparando, in collaborazione con l’ufficio stampa Castelvecchi. Non appena sarà pronto, lo pubblicherò sul mio profilo Myspace e sul mio sito personale www.barbarabaraldi.it”.

Un’altra tua fatica letteraria è rappresentata dal romanzo “Bambole pericolose”. Con chi è stato pubblicato?

“’Bambole pericolose’ è uscito all’inizio dell’anno nella prestigiosa collana Il Giallo Mondadori. Esiste dal 1929 e ne è stato recentemente nominato direttore responsabile Maurizio Costanzo”.

Hai esordito tre anni addietro con il romanzo “La ragazza dalle ali di serpente”. Come è stato accolto?

“E’ stato un buon successo nell’ambiente ‘alternativo’, al punto da risultare esaurito”.

Perché ti sei firmata con lo pseudonimo di Luna Lanzoni?

“Luna è il nome con cui sono conosciuta nell’ambiente ‘dark’. E poi la luna è simbolo stesso dell’inafferrabile essenza femminile, e ‘La ragazza dalle ali di serpente’ è proprio un racconto di formazione tutto al femminile”.

Sempre nel 2007, pubblichi “La collezionista di sogni infranti”. Qual è il “succo”?

“’La collezionista di sogni infranti’ nasce da una riflessione sulla rete, e sulle infinite possibilità che offre di creare un’identità fittizia. Il thriller sta proprio in questo: cosa succederebbe se due persone molto diverse tra loro e con diversi obiettivi e che si conoscono su internet, poi decidessero di incontrarsi di persona?”.

E l’anno scorso hai “partorito” una novella nera dal titolo “La casa di Amelia”. Che cos’è?

“Nel finale de ‘La collezionista di sogni infranti’ una delle protagoniste, Amelia, subisce un trauma che la cambia profondamente. ‘La casa di Amelia’ racconta ciò che avviene dopo: Amelia riceve una serie di telefonate minacciose e inquietanti, e lei potrà sbrogliare l’intrigo che la vede al centro di un complotto solo tornando sul luogo del delitto”.

Facciamo un breve passo indietro. Nel 2008, con Mondadori, hai pubblicato “La bambola dagli occhi di cristallo” ottenendo un successo immane. E’ vero?

“Pubblicare con Il Giallo Mondadori significa godere di una certa visibilità tra gli appassionati del settore. Tuttavia, il romanzo ‘La bambola dagli occhi di cristallo’ costituisce un po’ un caso a sé: capita spesso infatti, che Mondadori pubblichi nel Giallo autori stranieri, ma in questo caso avverrà il contrario: ‘La bambola’ sbarcherà in Inghilterra a maggio per un editore di bestseller”.

Un altro tuo romanzo, di due anni fa, per Mondadori, è “Il giardino dei bambini perduti”. Me ne parli?

“E’ un romanzo pubblicato nel libro ‘La bambola di cristallo’, che contiene anche ‘La bambola dagli occhi di cristallo’. La protagonista è una bambina che si trova ad affrontare un temibile serial killer nella campagna emiliana, quella in cui nessuno può sentirti urlare”.

Hai inoltre pubblicato numerosi racconti in antologie e periodici. Li possiamo ricordare?

“Uno dei racconti usciti più di recente è ‘La casa dagli specchi rotti’ pubblicato nel Supergiallo Mondadori nell’inverno del 2009 e ispirato alle atmosfere del cinema italiano degli anni ‘70. Ho fatto una incursione nell’horror puro con ‘Le bambole non uccidono’ ispirato al personaggio di Melissa creato da Danilo Arona. Con ‘Una storia da rubare’ vinsi nel 2007 il prestigioso premio Gran Giallo di Cattolica, vinto prima di me da autori del calibro di Andrea G. Pinketts, Eraldo Baldini, Loriano Macchiavelli, Pino Cacucci e Corrado Augias. Il racconto è stato pubblicato nel n.1 del periodico Il Giallo Mondadori Presenta”.

Il tuo genere viene definito noir o thriller all’italiano. Tu come definiresti la tua scrittura?

“Credo che spetti ad altri definirlo, se necessario. Io mi limito a scrivere libri che mi piacerebbe leggere”.

Hai vinto diversi e prestigiosi premi letterari. Quali, oltre a quello già ricordato?

“Il Gran Giallo Città di Cattolica con ‘Una storia da rubare’ nel 2007, appunto. In giuria c’erano, tra gli altri, Carlo Lucarelli, Andrea G. Pinketts e Valerio Massimo Manfredi. Nel 2007 e nel 2008 il premio Mario Casacci rispettivamente con ‘Dorothy non vuole morire’ e ‘La sindrome felicità repulsiva’. E nel 2009 il premio Orme Gialle, assegnato dall’associazione omonima presieduta da Carlo Lucarelli”.

So che sei stata finalista, due anni fa al Premio Scerbacenco, con “La collezionista di sogni infranti”. Com’è andata?

“Il mio romanzo è risultato nella cinquina dei finalisti grazie ai voti del pubblico su internet. Ricevere tanto affetto da parte dei lettori è stata una grande emozione”.

Come nascono le tue storie?

“In tanti modi diversi. Può essere il testo di una canzone a ispirarmi, come è avvenuto per i Cure con ‘Lullaby – La ninna nanna della morte’; può essere la scena di un film appena visto che rielaboro per creare un personaggio nuovo. A volte è il volto di una modella che ho fotografato a suggerirmi una nuova storia, oppure la vita stessa”.

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Barbara Baraldi e il suo libro

Ami scrivere di più nelle ore diurne o in quelle notturne?

“Dipende dal periodo e dalle cose che devo fare. A volte le giornate sono così piene che mi riservo una porzione di notte per assaporarne la calma e concentrarmi alla tastiera”.

Chi sono i tuoi scrittori preferiti e perché?

“Mi sono formata per lo più sui classici. Adoro Marguerite Duras e Herman Hesse. Per scrivere thriller mi ispiro a Edgar Allan Poe, immaginando come sarebbe il suo mondo trasposto nella realtà contemporanea”.

Quando hai scoperto la “vocazione” per poi diventare scrittrice?

“Quando facevo da baby sitter ai miei fratelli più piccoli e raccontavo loro storie spaventose per farli stare buoni. E funzionava! Poi, un giorno, ho scoperto che potevo scriverle”.

Quali film ami vedere?

“Sono una cinefila onnivora, ci sono periodi in cui vedo un film al giorno. Mi piace spaziare dai thriller italiani anni ‘70 ai film d’autore, dall’espressionismo tedesco alla Nouvelle Vague. Mi piace andare al cinema e godermi lo spettacolo nel buio della sala”.

La cinematografia incide o influenza la tua scrittura?

“Quando scrivo procedo a visioni, proprio come se una pellicola mi scorresse davanti agli occhi. Spesso mi hanno detto che la mia scrittura è ‘visionaria’ e la cosa non può che farmi piacere”.

Che genere di musica prediligi?

“Anche in questo caso mi piace spaziare tra diversi generi: dalla new wave alla musica pop, in particolare quella italiana, passando per il rock, il metal e l’elettronica”.

Cosa dovrebbero fare, a tuo avviso, le istituzioni per promuovere eventi culturali e valorizzare il talento italiano?

“Penso che una semplice sovvenzione non basterebbe. Credo si debbano offrire nuovi spazi, attivare gli assessori alla cultura a livello locale e promuovere la lettura attraverso campagne informative in collaborazione con gli autori e le librerie”.

Caratterialmente, quali sono le tue principali virtù? E i tuoi peggiori difetti?

“Beh, mi considero una persona creativa e passionale. Un mio difetto? So essere piuttosto testarda”.

Infine, Barbara, qual è ancora il tuo sogno nel cassetto?

“E’ chiuso a chiave, non può essere svelato”.

MICHELE BRUCCHERI

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