Calogero Pera

Un anno fa, come oggi, moriva Calogero Pera. Era il giorno del Venerdì Santo. E quel giorno, per Serradifalco, fu oltremodo straziante e doloroso. Prima vittima del Covid-19 di questo piccolo paese del Nisseno, del Vallone. Da una fonte qualificata, ebbi di primo mattino la notizia del suo decesso. Rimasi sconvolto. Ma prima di scrivere il pezzo per il sito del nostro giornale, cercai una conferma. La trovai in un comune amico (oggi posso svelare anche il suo nome: Salvatore Iacuzzo).

Con le lacrime agli occhi, incredulo, e con il cuore in subbuglio, scrissi un articolo breve e lo lanciai in rete: “Era un leone e stava lottando per vincere la battaglia più dura della sua vita. Calogero Pera, 54 anni, di Serradifalco, persona amata e stimata da tutti, è morto purtroppo stamani. Era ricoverato da due settimane all’ospedale Sant’Elia di Caltanissetta nel reparto di terapia intensiva Covid-19.

Dal 26 marzo era, infatti, presso il nosocomio nisseno per una grave polmonite interstiziale e insufficienza respiratoria. Venne immediatamente intubato. Le sue condizioni, sebbene gravi, sono rimaste stabili. Stamattina, l’improvviso peggioramento e il decesso. Uno sconforto per la sua amata e unita famiglia, un colpo brutale alla comunità di Serradifalco.

Era commesso al Tribunale di Caltanissetta. Una persona affabile, buona, generosa. Ne scrivo con cognizione di causa. Lo conoscevo abbastanza bene. Era apprezzato da tutti. In passato, abbiamo lavorato insieme alla radio locale e suonato, per diversi anni, con la banda musicale di Serradifalco.

Calogero Pera, nel Nisseno, è la nona vittima per Coronavirus. Questa terribile epidemia miete dolore e sofferenza, in tutti. Oggi, Serradifalco piange una persona veramente umile e straordinaria. Un dolore atroce, una tristezza sconfinata.

Sino ad oggi i casi positivi, legati a Serradifalco, sono nove. Vi sono tre ricoveri in ospedale (due in malattie infettive e Calogero Pera che era in terapia intensiva), sei in isolamento domiciliare. Si spera di uscire al più presto da questo spaventoso tunnel. Le condoglianze da parte de La Voce del Nisseno alla sua bella famiglia”.

Il sindaco di Serradifalco proclamò il lutto cittadino, esprimendo il cordoglio di un’intera comunità. Il feretro, rientrando dal capoluogo nisseno, fece un breve tragitto prima di giungere nei pressi della chiesa Immacolata Concezione dove il sacerdote Diego Trupia diede l’estremo saluto, dinanzi ai più stretti familiari. Dai balconi, mesti e commossi, salutammo questa persona meravigliosa. Il paese pianse e piange ancora Calogero Pera. Nel frattempo, sono morti altri due uomini anziani di Covid-19. L’ultimo risale allo scorso primo aprile, a Gela. E sempre in ospedale, stavolta ad Agrigento, era morto un altro signore. Un grande dolore per una piccola comunità dove ci si conosce tutti. Nel Nisseno, i decessi, sono quasi duecento ormai (188 per l’esattezza, sino a ieri).

Un mese dopo – domenica 10 maggio dello scorso anno – venne celebrata una messa in suffragio, in diretta streaming su Facebook dalla pagina della parrocchia Immacolata Concezione. Ad oggi, Serradifalco ha registrato 170 casi positivi dall’inizio della pandemia. Siamo stati, sino a pochi giorni addietro, “zona rossa”. Ricordare Calogero Pera è doveroso da parte mia. Conservo un sacco di ricordi. Impossibile elencarli, legati soprattutto alla radio locale Rcs e alla banda musicale. Ma rammento una domenica di Pasqua, di due anni fa. Ci incontrammo a San Cataldo, per la caratteristica giornata dei Sanpauluna. Parlammo della sua passione per i video (era bravo nel montaggio, oltreché nelle riprese) e per la musica (la sua voce radiofonica era popolare).

Ricordo tuttavia il primo febbraio dello scorso anno, un paio di mesi prima del suo tragico decesso. Avevo presentato nel pomeriggio al teatro comunale un’iniziativa sulle Zes (Zone economiche speciali) e subito dopo, in serata, presso la chiesa Madre il concerto dei Rondo Siciliano nell’ambito del Festival dell’Educazione promosso dal sacerdote Salvatore Randazzo. Era tardi, ero stanchissimo e affamato; ci incontrammo in una pizzeria, per ordinare qualcosa da mangiare. Mi disse: “Oggi straordinario, eh?!”.

Gli sorrisi e mi ringraziò perché essendo stato all’evento pomeridiano nel teatro comunale, apprese dalla mia viva voce che sarei stato immediatamente dopo a presentare quel concerto nella chiesa principale del paese. E lui amava profondamente la musica. Scambiammo due parole. Furono le ultime, tra me e lui. Ma questo finale triste del mio articolo va cambiato e, dunque, uso le parole della figlia Letizia Pera che scrisse qualche tempo dopo: “Se potessi scrivere una storia / Sarebbe la più bella mai raccontata / Di un padre dolce e amorevole, / dal cuore d’oro. / Potrei scrivere mille pagine / ma ancora essere incapace di dire quanto lo ami / e quanto mi manchi ogni singolo giorno. / Mi ricorderò tutto ciò che mi ha insegnato / Sono ferita ma non mi sento triste / perché mi manda le risposte / e sarà sempre mio padre”.

MICHELE BRUCCHERI

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