Il libro “Ribellarsi. La sfida di un’ecologia umana” di Don Giulio Dellavite si inserisce in un dibattito contemporaneo particolarmente urgente: quello del rapporto tra l’essere umano e l’ambiente naturale. In questo saggio, Dellavite non si limita a trattare la tematica ecologica in termini scientifici o tecnici, ma affronta la questione da una prospettiva filosofica e teologica, incentrata sull’uomo e sul suo ruolo all’interno del cosmo.
Il titolo stesso, Ribellarsi, suggerisce una provocazione che apre il discorso: l’uomo, nella sua incoscienza e nel suo agire spesso autodistruttivo, è chiamato a una sorta di “rivolta” contro un sistema che lo vede protagonista principale ma che, allo stesso tempo, rischia di autodistruggere l’equilibrio naturale di cui è parte.
Dellavite, attraverso il suo linguaggio semplice e incisivo, invita il lettore a riflettere sulla condizione dell’umanità e sull’urgenza di un cambiamento radicale, che non si limiti a piccole modifiche comportamentali, ma che riguardi una trasformazione profonda del nostro modo di pensare, di vivere e di agire.
In Ribellarsi, Dellavite non si limita a descrivere gli effetti negativi del progresso e dell’industrializzazione sull’ambiente naturale, ma spinge a considerare il legame intrinseco tra ecologia e umanità. L’ecologia, infatti, non è solo una questione di salvaguardia del pianeta, ma riguarda anche la qualità della vita umana e la sua sostenibilità a lungo termine. L’autore esplora il concetto di ecologia umana, che si fonda sull’idea che l’ambiente naturale e sociale siano strettamente intrecciati e che qualsiasi alterazione in uno di questi ambiti abbia conseguenze dirette anche sull’altro.
Dellavite invita alla consapevolezza che la nostra relazione con la natura è strettamente legata alla nostra crescita come individui e come comunità. In questo contesto, l’ecologia umana diventa una sorta di “nuova spiritualità”, un richiamo all’essenzialità, all’autosufficienza e alla riscoperta dei valori autentici che ci legano alla terra.
Un aspetto fondamentale del libro è la riflessione sulla dimensione spirituale dell’ecologia. Don Giulio sottolinea che la crisi ecologica non è soltanto una questione tecnica, economica o politica, ma anche e soprattutto una crisi etica e spirituale. L’uomo, in un contesto di modernità e globalizzazione, sembra aver smarrito il suo legame profondo con il mondo naturale, dimenticando che la creazione non è solo un insieme di risorse da sfruttare, ma un dono da custodire con rispetto e responsabilità.
La “ribellione” a cui l’autore fa riferimento, quindi, è una ribellione contro la mentalità che vede l’uomo come il padrone della natura e la natura come un’entità da dominare. Dellavite richiama le tradizioni cristiane e la visione biblica della terra come un dono di Dio, un bene comune che deve essere preservato per le generazioni future.
Un altro elemento chiave del libro è la visione del cambiamento ecologico come un’impresa collettiva. Dellavite non propone una soluzione individualista o una visione isolata del problema, ma invita ad un cambiamento che coinvolga tutte le persone, le comunità, le istituzioni e, in particolare, i governi. Solo attraverso l’impegno collettivo è possibile affrontare le sfide ecologiche globali e costruire un futuro più sostenibile.
L’autore fa appello alla responsabilità sociale e all’importanza dell’educazione ecologica, sottolineando che una vera trasformazione non può avvenire senza una profonda presa di coscienza da parte di tutti. Inoltre, il libro offre numerosi esempi di buone pratiche e azioni concrete che ogni persona può intraprendere, anche nel proprio quotidiano, per contribuire a questa “rivoluzione ecologica”.
“Ribellarsi. La sfida di un’ecologia umana” di Don Giulio Dellavite è un libro che stimola una riflessione profonda sul nostro rapporto con la natura, sulla nostra responsabilità verso il creato e sulla necessità di un cambiamento radicale nelle nostre abitudini di vita. Non si tratta solo di un’opera sul tema ecologico, ma di un invito a una nuova visione del mondo che pone al centro l’essere umano, non come padrone della terra, ma come custode di un dono prezioso che va rispettato e preservato.
In un momento in cui la crisi ecologica è diventata una delle principali sfide del nostro tempo, il libro di Dellavite rappresenta un’importante testimonianza del valore di un’ecologia integrale, che unisce la cura del pianeta alla crescita spirituale, etica e sociale dell’umanità.

Recensione di “Ribellarsi. La sfida di un’ecologia umana” di Don Giulio Dellavite
“Ribellarsi. La sfida di un’ecologia umana” è un’opera che si inserisce in un contesto di riflessione profonda e urgente riguardo ai temi della sostenibilità ambientale e della dimensione spirituale ed etica della nostra relazione con il mondo naturale. Don Giulio Dellavite, noto per il suo impegno pastorale e per la sua riflessione teologica, propone un testo che non solo affronta le sfide ecologiche del nostro tempo, ma invita anche a un cambio di paradigma culturale, in cui l’uomo riconosce la sua responsabilità verso l’ambiente come parte di un disegno più grande, che comprende la dimensione sociale, economica e spirituale della vita umana.
Il libro è strutturato in modo chiaro e accessibile, ma non perde mai la profondità delle sue riflessioni. Dellavite parte dalla constatazione che l’attuale crisi ecologica è anche una crisi culturale, etica e spirituale. Egli invita il lettore a “ribellarsi” contro una visione antropocentrica e consumistica che ha dominato la nostra società per secoli, promuovendo invece un’ecologia che non sia solo naturale, ma anche umana e integrale. In questo senso, il concetto di “ecologia umana” diventa il filo conduttore del libro, un’ecologia che non separa l’ambiente dall’uomo, ma riconosce l’interconnessione di tutte le forme di vita e la sacralità del creato.
Uno degli aspetti più significativi dell’opera è la fusione tra fede cristiana e preoccupazioni ecologiche. Don Giulio non si limita a una visione laica del problema, ma attinge anche dalle risorse teologiche e bibliche, portando il lettore a una comprensione profonda del legame tra Dio, l’uomo e la Terra. L’autore esplora la responsabilità umana in relazione alla creazione, attingendo dalla tradizione cristiana per proporre un cammino che non solo è etico, ma anche spirituale.
Dellavite, inoltre, sfida il lettore a compiere scelte concrete per il bene del pianeta, senza cadere nel pessimismo, ma proponendo una “ribellione” che è al contempo un atto di speranza e di impegno. La speranza non è solo nell’individuo, ma in una trasformazione culturale che può scaturire da una nuova consapevolezza collettiva.
Il libro si distingue per la sua capacità di coniugare la profondità teologica con una narrazione pratica, che invita ogni lettore a prendere parte a una vera e propria rivoluzione ecologica. Ogni capitolo è un invito ad agire, ma anche a riflettere su come le scelte quotidiane possano contribuire a un mondo più giusto e sostenibile.

In sintesi, “Ribellarsi. La sfida di un’ecologia umana” è un libro che va oltre le semplici analisi ecologiche, proponendo un percorso che coinvolge tutti gli aspetti della vita umana: la fede, la cultura, la politica, l’etica. È un testo che invita alla riflessione e all’azione, ma che lascia spazio anche alla speranza di un futuro migliore, radicato in una visione più rispettosa e solidale della nostra relazione con la Terra. Un’opera potente e necessaria per chiunque voglia affrontare le sfide ecologiche con consapevolezza e impegno.
L’INTERVISTA
Il suo libro, “Ribellarsi. La sfida di un’ecologia umana”, ci invita a riflettere sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Per iniziare, cosa significa, secondo lei, “ribellarsi” nel contesto di questo libro?
La “ribellione” di cui parlo non è un atto di protesta o di opposizione violenta, ma una rivolta interiore contro una mentalità che considera la natura come una risorsa da sfruttare illimitatamente. “Ribellarsi” significa prendere coscienza della situazione e scegliere un altro modo di vivere, più rispettoso, responsabile e in sintonia con la terra. È un atto di cambiamento profondo, che implica una nuova visione dell’uomo e del suo ruolo nel mondo.
Quindi, la sua “ribellione” è un invito a cambiare radicalmente il nostro modo di pensare. In che modo la sua visione dell’ecologia è diversa dalle solite interpretazioni che vediamo nei media?
Esattamente. Spesso, quando si parla di ecologia, ci si concentra sulla gestione delle risorse naturali, sulla sostenibilità, sull’energia. Questi aspetti sono certamente importanti, ma nel mio libro cerco di porre l’accento sull’aspetto umano ed etico della questione. L’ecologia non è solo una questione di ambiente, ma riguarda anche come l’uomo si relaziona con il mondo. Parlo di “ecologia umana” come una visione che unisce la cura della natura alla cura della nostra umanità, al nostro modo di vivere insieme, di educarci, di rispettare gli altri e noi stessi. L’ecologia è, prima di tutto, un cambiamento dentro di noi.
Molto interessante. Nel libro sottolinea anche un legame profondo tra spiritualità ed ecologia. Può spiegarci meglio come la fede influisce sulla sua visione ecologica?
Certamente. La spiritualità è un aspetto fondamentale perché aiuta a ristabilire il giusto rapporto tra l’uomo e il mondo. Nel cristianesimo, la terra non è vista come qualcosa da sfruttare, ma come un dono che dobbiamo custodire. Questo legame tra religiosità e rispetto per la natura è vitale. Quando l’uomo perde il senso del sacro nella creazione, rischia di trattare la terra come un oggetto di consumo. La fede ci invita invece a guardare al mondo come un dono divino, da rispettare e proteggere per amore e gratitudine. La crisi ecologica che stiamo vivendo è anche una crisi spirituale: una perdita di quella visione profonda che ci lega alla natura come a una madre.
Nel suo libro parla di un cambiamento collettivo necessario per affrontare la crisi ecologica. Ma come può un singolo individuo fare la differenza in un mondo così vasto?
Ogni singola azione conta. Certo, non possiamo risolvere tutto da soli, ma ogni gesto quotidiano di consapevolezza e responsabilità fa parte di un movimento più ampio. Se ciascuno di noi, nel proprio piccolo, modifica le proprie abitudini – ad esempio, riducendo il consumo di plastica, risparmiando energia, scegliendo prodotti più sostenibili – questi cambiamenti diventano parte di un cambiamento collettivo. Inoltre, l’educazione e l’impegno civico sono essenziali. Ogni individuo ha il potere di sensibilizzare gli altri, di promuovere buone pratiche, di chiedere politiche più responsabili. Il cambiamento comincia dal basso, ma per avere un impatto significativo deve arrivare anche ai livelli politici e istituzionali.
Sì, un cambiamento che deve essere integrato a livello sociale e globale. In conclusione, qual è la sua speranza per il futuro riguardo alla nostra relazione con la natura?
La mia speranza è che l’uomo possa riscoprire la sua vera dimensione: non quella di padrone della terra, ma di custode responsabile. Vorrei che tutti, indipendentemente dalla propria fede o ideologia, comprendessero l’importanza di vivere in armonia con la natura. La crisi ecologica è una grande sfida, ma anche una grande opportunità. È l’occasione per ripensare a come vogliamo vivere nel mondo e come vogliamo che le generazioni future possano farlo. Se riusciremo a creare una nuova cultura, più rispettosa e consapevole, forse riusciremo anche a salvare il nostro ambiente e, insieme, a ritrovare una nuova umanità.
ILARIA SOLAZZO
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