fantascienza
Mirco Goldoni

La logica dell’ingegnere informatico e la fantasia dello scrittore di fantascienza si combattono o si completano tra loro?

Mi è sempre piaciuta la fantascienza nella quale la parte scientifica sia preponderante. Ho bisogno di condire i miei romanzi con ambientazioni e concetti realistici. A parte il primo patto narrativo di natura fantasiosa, il lettore deve trovarsi a suo agio tra concetti reali o, perlomeno, realistici. Adoro la fantascienza introspettiva e psicologica, ritengo che l’essere umano abbia innumerevoli sfaccettature ancora poco studiate e che meritano attenzione. Sicuramente la mia professione mi stimola a pensare ‘cosa succederebbe se…’ e si avvia così la mia vena fantasiosa; allo stesso tempo la lettura di romanzi fantascientifici mi pone di fronte a possibilità tecnologiche che, non lo nego, ho provato alcune volte ad applicare nel mio lavoro.

Il tuo primo libro è “Progetto Mnemosyne”, in riferimento alla dea della memoria, il secondo “Progetto Dedalo”, in onore all’architetto che costruì il famoso labirinto: direi che sei affascinato dai ‘progetti’ e dalla mitologia greca.

I progetti sono affascinanti perché presuppongono una partenza, l’inizio di un’elaborazione mentale, quindi nascondono genialità. Progettare significa pianificare, ipotizzare, rendere possibile un’idea e sia nel mondo reale che in quello fantastico questi concetti sono alla base della crescita. La mitologia poi ha un fascino tutto suo: rendere umani dei concetti o degli eventi è stato un grande colpo di genio. La memoria divenne un concetto più tangibile ipotizzando che dietro a tutti i suoi meccanismi, incomprensibili duemila anni fa, ci fosse una Dea a gestirli. Il labirinto poi è una costruzione che si addice bene alle difficoltà che l’Uomo deve affrontare e ai tortuosi percorsi che sono alla base del ragionamento: in questi miei due primi romanzi ho tentato di legare le due cose, memoria e ragionamento.

Oltre ai due romanzi che hai citato ti cimenti in altre forme letterarie?

Assolutamente sì. I racconti brevi, che nascono dalla mia voglia di dare delle frustate di ottimismo alla situazione attuale: brevi storie che tentano di mettere in luce dannose abitudini e paure talmente consolidate in noi che rischiamo di non riconoscere più come tali. E poi i drabble: racconti di esattamente cento parole, che sono un enorme stimolo per le capacità di sintesi di uno scrittore. Alcune mie opere sono pubblicate sul mio sito www.mircogoldoniautore.com. Parafrasando posso dire: ai lettori l’ardua sentenza.

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Mirco Goldoni

Ritieni che la fantascienza ‘cavalchi l’onda’ delle situazioni internazionali, sociali e culturali? Probabilmente più che cavalcarne l’onda ne rispecchia il contesto temporale nella quale si trova. A parte alcuni rari precursori, i generi più seguiti nel tempo sono sempre stati strettamente legati agli eventi reali. La fantascienza ebbe un grande boom negli anni ’50 e ’60 quando si iniziò a ipotizzare di raggiungere la Luna e scoprire sul suo lato nascosto chissà quali misteri. L’esplorazione spaziale stimolò gli scrittori a ipotizzare civiltà sparse nell’Universo che avremmo da lì a breve incontrato. Venne poi il timore dell’evoluzione tecnologica oppressiva e nacquero i grandi cicli dei Robot e dei romanzi distopici e ucronici. Poi venne l’esplorazione interiore, consapevoli che stavamo perdendo qualcosa del nostro essere in questa frenetica corsa verso il futuro. Ora vedo un ritorno dei romanzi di esplorazione: forse ci stiamo rendendo conto che gli sforzi che facciamo per salvare il nostro pianeta non sono sufficienti e vorremmo tanto, ahimè, trovare il ‘Pianeta B’.

So che sei un ammiratore dello scrittore russo Isaac Asimov. Cosa pensi di questo momento storico che vorrebbe cancellare pure Dostoevskij dal novero dei grandi artisti?

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La copertina di un suo libro

L’arte ha il grande vantaggio di parlare una sola lingua, quella dei sentimenti, andando oltre a tematiche puramente economiche e ideologiche. Non si può generalizzare associando un popolo a una persona o le azioni di questa alla grandezza di altri suoi predecessori. Posso capire lo sdegno, ma il bersaglio è sbagliato.

Tre è il numero perfetto, ci sarà un terzo progetto?

Assolutamente sì, lo studio del cervello umano e delle sue peculiarità non si è ancora concluso, i protagonisti dei miei due primi romanzi, dopo aver tentato di raggiungere i ricordi delle persone e averli navigati lungo i meandri del ragionamento, si trovano ad affrontare lo scoglio maggiore: i propri ricordi tornano a galla, pur avendoli fatti diventare quello che sono ora bussano alla porta e chiedono maggiore attenzione. Per cui vi dico: a presto con il prossimo Progetto!

ILARIA SOLAZZO

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