letteraria
Federico Sanguineti

La novità editoriale di questi giorni è il volume “La storia letteraria del futuro – Canone di scrittrici e di scrittori” (2024, Edizioni Dell’Orso) del noto filologo, italianista e dantista Federico Sanguineti, la cui analisi critica invita a una profonda riflessione sulla costruzione del canone letterario italiano. Il testo in esame rappresenta un importante contributo alla storiografia femminile e offre spunti per ulteriori approfondimenti.

Per cominciare, attraverso un’analisi del XV secolo, l’autore propone di riconsiderare il Rinascimento (l’epoca meno alienante per la storia dell’umanità occidentale e ricca di contraddizioni al suo interno, come mostrò a suo tempo Ágnes Heller) non solo per la rinascita culturale incentrata sull’uomo, ma anche come un periodo di straordinaria vitalità intellettuale femminile.

Diverse letterate del Quattrocento, infatti, sfidando le regole e le consuetudini sociali e le gerarchie di genere, si sono affermate come protagoniste attive della scena culturale, producendo opere letterarie e filosofiche di grande rilievo.

Un risveglio intellettuale femminile che vede protagoniste autrici come Cristina da Pizzano e Isotta Nogarola, pronte a offrire una rilettura critica dei classici, ponendo al centro l’esperienza femminile e rivendicando alle donne un ruolo attivo nella produzione culturale.

In particolare, a Cristina da Pizzano, impegnata in un ampio spettro di correnti culturali e intellettuali che si incrociano e si contaminano reciprocamente, va riconosciuto il merito di aver ridefinito i confini della letteratura italiana, conferendole una connotazione europea. In questo contesto storico, la letteratura ha rappresentato uno strumento fondamentale per la costruzione di un’identità femminile autonoma, un luogo in cui esprimere aspirazioni e valori.

Le donne di età rinascimentale non erano sole nella loro istanze di emancipazione, poiché unite all’interno di una rete di intellettuali che si scambiavano idee e si sostenevano reciprocamente, con l’obiettivo di promuovere il diritto alla conoscenza e alla partecipazione alla vita pubblica.

letteraria
Il libro

Nel volume l’autore traccia un ampio profilo di scrittrici del Cinquecento, come Vittoria Colonna, Veronica Gambara, Olimpia Morata; del Seicento, come Arcangela Tirabotti e Moderata Fonte; Settecento, come Luisa Bergalli e Petronilla Paolini Massimi, per fare solo pochi nomi.

Attraverso le varie epoche, la letteratura non ha rappresentato solo un esercizio intellettuale, ma anche uno strumento politico. La fusione tra politica e letteratura, presente nelle opere di molte autrici dei diversi periodi storici, testimonia la consapevolezza che la cultura rappresenti un potente strumento di affrancamento e di trasformazione sociale.

La disamina di Sanguineti ci mostra come la costruzione del canone letterario non sia un processo neutrale, ma un’operazione ideologica segnatamente radicata nella dialettica afferente al patriarcato. F. De Sanctis, nella sua “Storia della letteratura italiana”, offre un esempio paradigmatico di come la storia letteraria possa essere strumentalizzata per legittimare un ordine sociale e politico. La sua visione maschilista e borghese – focalizzata su una narrazione politica – esclude sistematicamente le voci femminili, generando una proiezione distorta e incompleta della produzione letteraria italiana.

A differenza di G. Tiraboschi, che riconosceva un ruolo alle donne nella cultura, De Sanctis le relega a una dimensione privata e subalterna, inscrivendole in un quadro concettuale che privilegia l’autore di genere maschile, come soggetto attivo della storia. Questa esclusione non è casuale, ma riflette una visione della storia e della società impressa nella cultura patriarcale borghese.

Il patriarcato – come sistema di potere – definisce ruoli e aspettative di genere in modo rigido e gerarchico, assegnando alle donne un ruolo marginale e subordinato. La letteratura, in tale contesto, diventa uno strumento per riprodurre e legittimare tale piramide del potere. L’autore suggerisce di decolonizzare il sapere letterario, liberandolo dalle sovrastrutture ideologiche e dalle disuguaglianze di genere che lo hanno a lungo condizionato e, in qualche modo, ancora non sono state del tutto superate.

Infatti, questo meccanismo di potere – tratto distintivo della borghesia – è permeato nella storia e nelle strutture sociali; e anche quando, in itinere, le norme cambiano, o si modificano, le mentalità e i comportamenti impiegano più tempo a superare gli arroccamento culturali e, quindi, ad evolversi. Fra l’altro, le rappresentazioni mediatiche molto spesso perpetuano stereotipi di genere e contribuiscono a normalizzare discriminazioni, disparità, squilibri sociali e comportamenti patriarcali.

Nella fattispecie, nell’ambito letterario è necessario riconoscere che la selezione e la gerarchizzazione delle opere non rappresentano un processo oggettivo, ma un’operazione di potere, in cui i meccanismi sociali e le ideologie maggioritarie modellano il panorama di riferimento. Un punto di svolta cruciale in merito alla riflessione sul patriarcato è rilevabile nell’opera di Joyce Lussu, dal titolo “Padre, padrone, padreterno”, un contributo di valore inestimabile, a cui Sanguineti fa costante riferimento, una testimonianza diretta delle dinamiche di potere all’interno della famiglia patriarcale.

letteraria
Daniela Cecchini e Federico Sanguineti

L’analisi di Lussu – con scrittura autobiografica – della famiglia, intesa come microcosmo della società patriarcale e la sua denuncia delle violenze psicologiche e simboliche subite dalle donne permette di comprendere come le esperienze personali siano influenzate in modo significativo dalle strutture sociali e culturali dominanti. Lussu ci mostra come il patriarcato operi non solo a livello sociale, ma anche all’interno delle relazioni più intime, attraverso la negazione della soggettività femminile.

Dunque, la letteratura può essere sia un veicolo di riproduzione di ideologie patriarcali, sia uno strumento per sfidarle e promuovere nuove visioni del mondo. Le scrittrici, come Lussu, hanno utilizzato la scrittura come strumento di resistenza e di emancipazione, offrendo una prospettiva alternativa e sfidando le norme sociali e culturali convenzionali. Quindi, la costruzione del canone letterario è un processo politico e culturale che riflette le articolazioni di potere presenti in una società. Il patriarcato, sistema strutturale di dominio, ha profondamente influenzato la storia della letteratura, marginalizzando le voci femminili e costruendo una narrazione che privilegia la prospettiva maschile.

Ai fini del superamento di questa eredità è necessario decodificare il sapere letterario e riconoscere il ruolo fondamentale delle scrittrici nella creazione di una cultura più equa, inclusiva e democratica. In conclusione, il testo di Sanguineti, offrendo una visione sfaccettata e complessa del ruolo delle letterate nel Rinascimento e nei periodi successivi, rappresenta uno stimolo a rivalutare il loro ruolo e a superare preconcetti, sottolineando come queste donne abbiano offerto un contributo fondamentale alla cultura e alla società civile.

Studiare le vite e le opere delle autrici che si sono distinte nel panorama letterario italiano costituisce un esercizio estremamente utile, in quanto ci consente di ripensare ai mutamenti storici intervenuti e di impegnarci verso il superamento del modello patriarcale – parziale e androcentrico – appartenente ad un passato ancora così palpabile nel tessuto sociale contemporaneo italiano e non solo.

DANIELA CECCHINI

LEGGI ANCHE: Michele Bruccheri intervista Mietta

MILENA MICONI: “HO CAPITO CHE MI DIVERTIVO A STARE SUL PALCOSCENICO”

LIMBIATE, PREMIO ALLA CULTURA A CINQUE DONNE E TRA QUESTE LA GIORNALISTA DANIELA CECCHINI

Articolo PrecedenteONLINE “GESTIRE LE EMOZIONI PER IL BENESSERE PERSONALE” DI VIRGINIA VANDINI
Articolo successivoCALTANISSETTA, GLENDA SAFONTE FINALISTA ALLA MOSTRA PREMIO MODIGLIANI 2023