nisseno
Giuseppe Di Forti

Caro Michele,

so quanto ci tenevi alla mia presenza stasera; purtroppo un malessere passeggero, ma dal quale non mi sono ancora pienamente affrancato, mi impedisce di essere accanto a te, con i miei collaboratori e con la comunità serradifalchese, nei festeggiamenti per i 20 anni della testata La Voce del Nisseno, periodico da te fondato e magistralmente portato avanti per 4 lustri.

La Banca, che ti ha sempre stimato ed apprezzato, e per questo valorizzato quale espressione professionale di quel territorio di cui anch’essa è figlia, è ampiamente rappresentata ai massimi livelli (…).

Mi piacciono le persone schiette e appassionate nel proprio lavoro, e tu lo sei. Conseguentemente lo è stata anche la ricca informazione che hai dato in questi 20 anni. La Voce del Nisseno, come dice letteralmente il nome che hai voluto dare alla tua creatura, è una voce del territorio, libera aggiungo io.

Hai saputo conquistarti (cosa non facile già ai tempi) e poi mantenere (cosa difficilissima oggi) uno spazio locale con la carta stampata che, nell’epoca della transizione al digitale, per una comunità dell’entroterra siciliano dove l’età media della popolazione è spostata verso le fasce alte, rappresenta ancora un valido canale di approvvigionamento delle informazioni.

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Giuseppe Di Forti

Se poi consideriamo la tipologia e la quantità di fatti da te raccontati, possiamo dire che, dalle pagine della tua rivista si può leggere trasversalmente la storia locale degli ultimi 20 anni, compresa quella della Banca i cui avvenimenti hanno sempre trovato accoglienza nelle tue pagine, e non sono stati pochi gli avvenimenti dal 2002 per la Banca del Nisseno (…).

Seconda ragione: Mi sono reso conto in questi giorni che anche io quest’anno festeggio 20 anni di Presidenza (…). Tanta strada è stata percorsa in questi 20 anni ed avere avuto quale compagno di viaggio La Voce del Nisseno che puntualmente ha raccolto, registrato, documentato, ed archiviato i principali accadimenti a futura memoria, è una fortuna non da poco (…).

GIUSEPPE DI FORTI

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