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Elisabetta Pamela Petrolati

Elisabetta Pamela Petrolati ci consegna la sua mission: “La spiritualità guida la mia vita e il mio scrivere”. Lo dichiara con delicata dolcezza a La Voce del Nisseno (versione online) che la intervista. E in questa piacevole conversazione, parla della sua passione per la scrittura e per la poesia (“ormai è divenuta un’impellenza dell’anima”, ammette senza peli sulla lingua).

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La copertina del libro d’esordio

Ci racconta anche il suo enorme interesse per la lettura e cita i suoi beniamini. “Sono molti”, confessa ed elenca. Elisabetta Pamela Petrolati vive a Roma con le sue tre figlie. È laureata in Sociologia presso l’Università “La Sapienza” della capitale. È un’insegnante. È, inoltre, componente del movimento “Rinascimento poetico”.

Prima di concludere, ci dona un messaggio: “Avere la forza e la fiducia di attraversare i momenti duri della vita sentendosi sempre permeati di luce”, dichiara Elisabetta Pamela Petrolati. E dulcis in fundo, osserva: “L’ultimo augurio non poteva non riguardare la poesia: che la vita non ci indurisca e ci doni, a profusione, l’atteggiamento poetico che è la cura e la chiave di eternità in un mondo così materiale e finito”.

Quando nasce la tua passione per la scrittura?

Fin da piccola ho amato la scrittura, infatti ho iniziato a scrivere poesie prestissimo e ho proseguito fino all’età di ventidue-ventitrè anni, poi sono stata catturata dalla “costruzione” della vita: università, concorsi, specializzazioni e quindi lavoro, famiglia. Ho però sempre continuato a leggere moltissimo e a “sublimare” la mia passione per la poesia nel lavoro. Infatti nel corso degli anni ho usato la poesia come strategia trasversale di insegnamento, trovando grande appagamento e soddisfazione, soprattutto nel vedere gli alunni appassionarsi ai testi poetici e alla produzione personale.

Poi, Elisabetta?

Nel 2018 poi, per quelli che possono definirsi i “casi” della vita, quei casi che ne cambiano il corso, ho ripreso improvvisamente a scrivere e non mi sono più fermata; dico spesso che ormai è divenuta un’impellenza dell’anima ed è come se gli anni di non scrittura siano serviti da serbatoio, da fucina per questa nuova fase della vita dedicata all’espressione poetica.

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La copertina di un altro libro

Il tuo libro d’esordio è “Come per immagini”. Ce ne parli?

“Come per immagini” è la mia prima raccolta di poesie e il titolo racchiude il significato, lo stile, la caratteristica della mia scrittura. Il mio scrivere segue le immagini della vita esteriore, ne coglie le linee, le sfumature, le ombre, i significati sottesi ma soprattutto segue le immagini che si stagliano tra la visione reale e quella diversamente percepita, le immagini di scene del passato o di sogni. L’immagine, esteriore e interiore, è la chiave della mia ispirazione poetica. Le poesie contenute in questa raccolta sono espressione dello stupore provato con me stessa nel veder sciogliersi sul foglio versi come se ci fossero stati da sempre.

Sempre due anni addietro, nel 2019, hai pubblicato poi “Tracce di senso”. Qual è il filo conduttore del libro?

Anche qui il titolo racchiude l’intenzione del percorso poetico relativo alla raccolta: la ricerca di quelle tracce nella vita personale che costituiscono una strada di senso. Se non si vive affidando l’interpretazione al caso ci si chiede: che senso ha la mia vita? Tutte le mie esperienze cosa vogliono dirmi? Qual è il mio progetto ultimo, lo sto perseguendo, riesco a essergli fedele? La ricerca e la composizione di queste tracce sono processi necessari per vivere in modo grato e consapevole.

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Elisabetta Pamela Petrolati

So che l’hai presentato al Festival della Poesia “Il Federiciano”. È così?

Sì. L’ho presentato a fine luglio 2019 al Festival della Poesia a Rocca Imperiale, festival molto importante organizzato dalla Aletti editore (dura circa una settimana, quando è possibile farlo in presenza) al quale partecipano personalità di spicco del mondo dello spettacolo e della cultura. Una grande opportunità di conoscenza e crescita per gli esordienti. Ho avuto il piacere di parlare di “Tracce di senso” ad apertura dello spettacolo di Haber su Bukowski e di essere presentata dalla giornalista Caterina Aletti e dal Maestro Alessandro Quasimodo che ha letto alcune mie poesie.

All’inizio di quest’anno hai “partorito” la terza raccolta poetica: “Lo stato del mai”. Ce lo illustri brevemente?

“Lo stato del mai” è nel mio cuore perché nasce da una frase ricevuta in sogno “E’ tempo della riattivazione dello stato del mai”; nell’introduzione tento di spiegare quanto accaduto e l’impatto che ha avuto nella mia vita. Questo imput così perentorio, ricevuto in stato di sonno ma estremamente lucido, ha dato un’impronta indelebile alle poesie che ho scritto successivamente e che ho appunto raccolto nel libro che ne porta il nome.

Come sono andate le varie presentazioni?

Purtroppo, essendo uscito in un momento ancora buio per quanto riguarda i rapporti ravvicinati, non ho organizzato presentazioni, bensì incontri poetici dove ho letto poesie tratte dalla raccolta. Lascio che “Lo stato del mai” trovi la sua strada in modo non eclatante ma profondo.

I tuoi componimenti hanno ricevuto varie Menzioni. Quali ricordi con maggiore soddisfazione e affetto?

Sì, ricordo con particolare soddisfazione l’arrivo in finale in vari concorsi internazionali, attestazioni di merito ed eccellenza in concorsi nazionali e internazionali, il quarto posto al concorso “Salvatore Quasimodo” nel 2021, menzione di merito al libro “Tracce di senso” al concorso “Premio lord Byron Golfo dei Poeti Portovenere” nel 2019 e il premio del presidente di giuria Alessandro Quasimodo sempre al “Premio Lord Byron Golfo dei poeti Portovenere” nel 2021, il quarto posto al “Premio internazionale Michelangelo Buonarroti” nel 2021.

I tuoi versi sono inseriti in varie antologie: mi confermi la notizia, Elisabetta?

Confermo la notizia, diversi miei componimenti sono stati selezionati e inseriti in diverse antologie poetiche relative a premi e concorsi. Sono presenti anche nell’enciclopedia dedicata alla poesia italiana della Fondazione Luzi.

Sei attualmente membro di Rinascimento Poetico, nonché referente per il Lazio. Di cosa si tratta?

“Rinascimento poetico” è un movimento nato da un’idea dello scrittore, artista, poeta Paolo Gambi che ha pensato di unire le forze di scrittori di versi che interagivano con il suo profilo instagram e partecipavano alle dirette dedicate a scambi poetici. E’ dunque un’idea che ha avuto luce dal web e che ora sta avendo una grande risonanza a livello nazionale e non solo, infatti sono nate varie forme di collaborazione e scambio anche con altri paesi.

Da chi è composto?

E’ composto di un direttivo che si riunisce periodicamente per organizzare e progettare, si avvale di moltissimi collaboratori e soprattutto è un movimento inclusivo, che rifiuta ogni forma elitaria o di chiusura, ha un atteggiamento di valorizzazione della condivisione poetica e ha sposato il pensiero di Walt Whitman espresso nella parte finale della sua poesia “Ahimè! Ah vita!”: Che tu sei qui / che esiste la vita e / l’individuo, / che il potente spettacolo continua, e / tu puoi contribuirvi / con un tuo verso.

Continua, Elisabetta.

L’idea fondamentale che guida il manifesto del Movimento e anima la presenza e le azioni di tutti noi è che la poesia può davvero salvare il mondo! In questa ottica sono molte e varie le iniziative finalizzate a diffondere e condividere poesia. Le iniziative che io prediligo sono quelle di condivisione dal vivo: le persone amano e sono felici di poter leggere finalmente le poesie nel cassetto, di uscire dall’isolamento e dall’individualismo per poter trascorrere qualche ora appagando l’anima nello scambio di versi, sia personali sia di autori amati. Io personalmente amo questi incontri e ringrazio “Rinascimento poetico” per avermi dato l’opportunità di collaborare con persone che hanno gli stessi ideali. Il Movimento è presente sui social e per saperne di più si può visitare il suo sito www.rinascimentopoetico.it, ha inoltre la pagina facebook e instagram.

Hai una laurea in Sociologia e insegni nella scuola primaria. Dal tuo “osservatorio” privilegiato, come sono i bimbi oggi nel tempo della pandemia?

Pur non avendo mai lavorato come sociologa, ritengo di essere molto fortunata ad avere un tipo di formazione in tal senso, mi è stata e mi è molto utile in tutte le sfere della mia vita avendomi fornito una capacità di interpretazione dei fatti sociali nel macro e nel micro settore che ritengo molto utile ed efficace. Lo sguardo sociologico e psico-sociale costituisce un ottimo supporto anche per il mio lavoro che, andandosi a unire alla formazione specialistica nell’insegnamento, mi consente di svolgere il lavoro di docente sempre con grande consapevolezza, presenza ed entusiasmo.

Prosegui…

I bambini sono stati colti nel pieno della loro infanzia da un evento improvviso e imprevedibile come la pandemia. Sono ovviamente frastornati e stanno perdendo molte cose importanti di questa fase della loro crescita. Tuttavia sono molto responsabili e pronti a trovare strategie alternative per esprimere la loro forza vitale, messa a così dura prova. Ovviamente “guardano” molto le risposte che gli adulti danno a questo evento e sono variamente influenzati dagli atteggiamenti familiari. Come insegnante ho cercato di far vivere loro nel modo più sereno e meno allarmistico possibile questi periodi così duri, muovendomi col buon senso delle dovute precauzioni senza creare clima di paura, facendoli socializzare normalmente, creando forme alternative di collaborazione scolastica, favorendo un clima di affetto reciproco come supporto a tutte le evenienze difficili che la vita può inaspettatamente presentare. Direi che, in generale, sono molto maturati nel corso di questo ultimo periodo.

Credi in Dio?

Certamente. Sono nata con una spiccata spiritualità che il tempo e gli eventi duri della vita non hanno minimamente intaccato. La spiritualità guida la mia vita e il mio scrivere.

Chi sono i tuoi scrittori e poeti prediletti?

Sono molti, qui ne cito solo alcuni: Leopardi, Ungaretti, G.G. Marquez, O. Wilde, Kundera, F. Carofiglio, Morante, Calvino, Rodari, Pavese, D. Valeri, Hikmet, Neruda, Dickinson, Merini, Pozzi, Candiani…

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Un’altra copertina

Quali sono i tuoi valori irrinunciabili?

A ogni giorno della mia vita cerco di dare valore impegnandomi a vivere e agire nell’amore, nella correttezza, trasparenza, rispetto. Vivere con passione e senso dello stupore. Tendere all’armonia, portare bellezza in ogni cosa. Un valore per me importantissimo è poi il coraggio. Bisognerebbe sempre chiedersi se ogni scelta che compiamo sia animata da coraggio. Trovo che sia un valore poco coltivato, siamo sempre pronti a trovare scappatoie che non intacchino il convenuto, che non ci espongano a rischi. Il coraggio fa la differenza, dà la misura della sostanza di una persona.

Ti dipingi con tre aggettivi?

Amorevole, volitiva, poetica.

Usualmente, che musica ami ascoltare?

Amo variare l’ascolto e sono curiosa dei vari generi musicali. Cambio tipologia a seconda del mio stato d’animo. Mi piace ascoltare del buon rock, buona musica leggera sia italiana sia internazionale, ma quando devo connettermi con le parti profonde di me stessa ascolto musica classica e le musiche dell’anima a 432 herts.

A conclusione di questo 2021, quale augurio ti fai e ci fai per il prossimo anno?

L’augurio che faccio a me stessa è lo stesso che rivolgo a tutti voi: avere la forza e la fiducia di attraversare i momenti duri della vita sentendosi sempre permeati di luce, scendere (o salire) alle parti profonde di sé stessi per allinearsi con la propria anima e realizzarne i progetti, consolidare la comprensione che la vita ha urgenza di essere vissuta per le cose e con le persone che hanno davvero valore. L’ultimo augurio non poteva non riguardare la poesia: che la vita non ci indurisca e ci doni, a profusione, l’atteggiamento poetico che è la cura e la chiave di eternità in un mondo così materiale e finito.

MICHELE BRUCCHERI

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