“Ho frequentato il liceo classico presso il Centro Internazionale Maria Montessori di Perugia, mi sono diplomata a Roma all’Accademia d’Arte Drammatica Stap Brancaccio per poi dedicarmi allo studio del doppiaggio. In ambito teatrale ho lavorato come attrice con la compagnia de ‘Il Bagaglino’ per le rappresentazioni dirette dal Maestro Pier Francesco Pingitore in occasione delle presentazioni dei suoi libri”.
Al microfono de La Voce del Nisseno, la poliedrica Diletta Cappannini. Ci parla della sua carriera, della sua formazione.
“Ho pubblicato con la casa editrice Bertoni la raccolta di poesie ‘L’abbandono’, il romanzo ‘Sonia Ferl, il pettirosso’, il romanzo breve ‘Tutti contro tutti’ e la silloge poetica ‘Dio profuma di glicine’. Mi sono aggiudicata la qualifica di semifinalista ad uno dei festival del cinema più importanti del mondo, il Flickers’ Rhode Island International Film Festival negli Stati Uniti, per aver scritto, diretto e interpretato il mio primo cortometraggio dal titolo: Input”, prosegue.
“Da anni – continua Diletta Cappannini – collaboro come attrice con Story Impact Italia per la realizzazione dei loro cortometraggi di grande successo. Al momento sto lavorando come attrice e produttrice per la giovane realtà: ‘The soul factory’”.
Come è nato il tuo interesse per il mondo dell’arte e dello spettacolo?
È nato sin da quando ero bambina, soprattutto il mio interesse per il cinema, molto spesso andavo a vedere i film da sola a piedi, perché non volevo assolutamente perdermi lo spettacolo del momento. Per me il cinema è il mondo del sogno e nessuna arte lo eguaglia.
Qual è stato il momento decisivo che ti ha spinta ad intraprendere questa carriera?
Quando mi hanno presa all’Accademia d’Arte Drammatica, da quel momento in poi sapevo che non ci sarebbe stato un possibile ritorno alla vita per così dire normale. Quello è stato l’effettivo inizio di tutto, da quel momento è partita la mia giostra.
Hai avuto mentori o ispirazioni particolari lungo il tuo percorso?
No, sto ancora aspettando. Però tanti hanno contribuito al mio percorso, ma la persona decisiva deve ancora arrivare.
Parlaci delle tue esperienze e dei tuoi progetti, Diletta.
I miei progetti più importanti per il futuro sono due: la realizzazione dello spettacolo teatrale tratto dal mio romanzo breve: “Tutti contro tutti” e la realizzazione del film tratto dal mio libro: “Sonia Ferl, il pettirosso”.
Hai sperimentato diverse forme d’arte, come riesci a conciliare queste diverse attività?
Perché temo di avere, artisticamente parlando, una personalità multipla, ed ogni parte esige di esprimere se stessa al meglio. Cerco di conciliarle concedendo a tutte la propria fetta di torta, perché se solo provo ad ignorarne una poi esplode molto più forte.
C’è un progetto a cui sei particolarmente legata? Perché?
Ad “Input”, perché è il primo cortometraggio che ho scritto, diretto, interpretato e prodotto. È stato un progetto a cui abbiamo lavorato solo io e Guglielmo Sergio che ha curato le riprese e il montaggio e ci ha regalato la bellissima soddisfazione di arrivare semifinalista ad uno dei festival del cinema più importanti del mondo: il Flickers’ Rhode Island International Film Festival negli Stati Uniti.
Quali sono le principali difficoltà che hai incontrato nel mondo dell’arte e come le hai superate?
La difficoltà più grande è stata cominciare da zero senza avere nessuna conoscenza nel settore. È stato ed è faticosissimo perché quando non si hanno le spalle coperte è dura, ma questo mi ha temprata nel bene e nel male.
Dimmi qualcosa sul tuo stile e fonte di ispirazione…
Le mie più grandi ispirazioni arrivano dal mondo letterario, soprattutto dalla letteratura italiana e russa. Sono un oceano di spunti e di creature immense e meravigliose.
Come descriveresti il tuo stile artistico?
Poetico e umano, perché tutto ciò che ha a che fare con l’essere umano mi affascina profondamente, in lui vive una poesia struggente e lieve che se riesce a tirare fuori irradia ogni cosa.
C’è un messaggio ricorrente che vuoi comunicare attraverso il tuo lavoro?
Che si può sprofondare nella peggiore angoscia e nei drammi più complessi, ma poi con coraggio bisogna rialzarsi e provare a vivere una vita degna e piena di coraggio, qualunque cosa accada bisogna vivere.
C’è un ambito artistico che non hai ancora esplorato ma che ti piacerebbe provare?
La scultura.
Come vedi il futuro del settore artistico e il tuo ruolo all’interno di esso?
Il settore artistico sta vivendo una grave crisi, la stessa che sta vivendo l’essere umano perché sono uno lo specchio dell’altro. Ma si sa che dopo il buio arriva l’alba e francamente non vedo l’ora perché voglio appartenere a quel sole che non a questa notte.
Qual è stata la critica o il complimento che ti ha colpita di più nella tua carriera, fino ad oggi?
Il complimento più grande è stato quando un signore mi ha chiesto di avere una mia poesia intitolata: “Ritorno a casa mia” perché voleva essere cremato con quella. Penso che non ci sia gratificazione piú bella di questa. Tra tutti gli autori che ci sono e che mi hanno preceduta, lui ha scelto me.
Se tu potessi collaborare con un artista del passato o del presente, chi sceglieresti e perché?
Vorrei tanto aver potuto avere la possibilità di lavorare con il meraviglioso attore francese Gaspard Ulliel, tragicamente scomparso pochi anni fa ancora giovanissimo.
Che consiglio ti senti di dare a chi sogna di intraprendere un percorso simile al tuo?
Di avere un coraggio superiore al normale, di osare senza remore, di andare sempre avanti per la propria strada e di non perdere mai la speranza.
ILARIA SOLAZZO
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