Una vita per il cinema. Così si potrebbe riassumere l’attività professionale di Corrado Azzollini. Quarantanovenne, nativo di Molfetta, in provincia di Bari, Azzollini è oggi presidente del gruppo Draka Cinema attivo nel settore della produzione e della distribuzione cinematografica e anche a capo di Confartigianato Cinema e Audiovisivo dal 2019.
Nel corso della sua carriera di produttore, Corrado ha lavorato con personaggi notissimi come il premio Oscar Russell Crowe e la stella nostrana Maria Grazia Cucinotta; ma ha concentrato la propria attenzione soprattutto nello sviluppare talenti emergenti, con uno sguardo particolare rivolto al continente africano.
Grazie a questa attività ha raccolto innumerevoli premi e riconoscimenti, come quello di produttore del film vincitore del XXV Festival del Cinema Europeo di Lecce nel 2024, il Premio Troisi 2024 al MareFestival di Salina, il riconoscimento alla carriera Premio Città di Nardò, il Premio Excellence Pugliesi 2024.
Nel corso dell’anno passato, oltre a guadagnarsi la riconferma al vertice di Confartigianato Cinema e Audiovisivo, è stato nominato anche presidente dello storico cinema Azzurro Scipioni di Roma.
Corrado, come è iniziato il tuo percorso nel mondo della produzione cinematografica? Qual è stata la tua prima grande esperienza in tale ambito?
Cercavo nuovi stimoli! Un po’ per gioco, ho affiancato al mio lavoro precedente, legato prima al mondo della formazione per le banche, quindi a quello della comunicazione, alcuni piccoli impieghi nell’audiovisivo, con la produzione del primo cortometraggio sulla figura di Pippo Fava, con la regia del giovane Sebastiano Rizzo. Poi, da gioco, questa è diventata oggi la mia professione principale e il mio impegno quotidiano anche in ambito sindacale. La mia esperienza più grande, attualmente, è rappresentare in qualità di Presidente di Confartigianato Cinema e Audiovisivo le MPMI e cercare di far comprendere agli enti il ruolo fondamentale delle MPMI per la crescita dei nostri territori.

Qual è la tua visione sul cinema di oggi, considerando l’evoluzione digitale e le nuove piattaforme? Come vedi il futuro della produzione cinematografica Europea?
Il mondo sta cambiando velocemente, come tu ben sai. Con il Covid sono saltate “regole” che sembravano eterne. Oggi siamo alle porte di un cambiamento senza precedenti, le piattaforme sono uno strumento di diffusione immediata dei contenuti, ma il vero cambiamento lo darà sempre più l’Intelligenza Artificiale.
Nel corso della tua carriera hai lavorato con artisti emergenti e grandi professionisti. Come ti approcci, di volta in volta, a un nuovo progetto e come riesci a mantenere una visione creativa unica per ogni singolo artista?
Facendo il produttore e il distributore, il mio approccio è nell’insieme. Non valuto mai il singolo artista e difficilmente mi interfaccio con loro mentre lavoro sul progetto, sui contenuti, i meccanismi produttivi. Realizzare un film è come dirigere un’orchestra: tutto deve suonare in sincronia.
Come ti prepari per ogni nuova avventura cinematografica? Quali sono i fattori che ritieni più importanti per ottenere il miglior risultato possibile?
Ragionare sulle ambizioni distributive. I prodotti che cerchiamo di realizzare devono guardare al mondo, non solo al territorio italiano. Per noi produttori indipendenti, o produttori artigiani, è importante capire a chi è destinato ciò che offriamo in termini di luoghi di destinazione oltre che di target.
Qual è stato il progetto che ti ha dato maggiori soddisfazioni?
Tutti hanno la loro storia. Sono più legato ai racconti che realizziamo nel continente africano per un discorso di affezione a quella terra. Per ciò che ti lascia dentro e che permette di raccontare.
In che modo il lavoro del produttore influisce, a tuo avviso, sulla carriera di un artista? Quali sono, secondo te, le caratteristiche che deve avere un buon produttore?
L’artista lo dirige il regista, per cui non credo che noi produttori interferiamo sulla loro carriera. Al massimo li segnaliamo, ma personalmente preferisco che l’ultima decisione la prenda sempre il regista. Fare il produttore oggi significa avere una visione soprattutto finanziaria e di marketing. Queste capacità sono le caratteristiche non più importanti, ma indispensabili per lavorare in questo settore.

Hai qualche consiglio per i giovani che stanno iniziando ora a farsi strada nel mondo del cinema?
Di divertirsi. Fare cinema non è una tendenza. A volte sembra che per alcuni lo sia, probabilmente è il sogno che appare più vicino. Ma occorre percorrere sempre strade parallele. È difficile rendersi indipendenti come artisti, è bello crederci, ma essere consapevoli che è un percorso complesso, dove davvero pochi arrivano ad un’autonomia finanziaria.
La pandemia ha avuto un impatto significativo sul cinema e sul mondo dello spettacolo, ma soprattutto sull’industria cinematografica. Come hai affrontato quel periodo e che cambiamenti hai osservato nel tuo settore?
È stato un periodo di difficoltà, ma anche di nuove opportunità. In quei mesi si è studiato tanto e sono stati piantati i semi per il futuro.
Hai qualche artista o progetto che ti piacerebbe affrontare in futuro? Ci sono collaborazioni che sogni di realizzare a breve?
Abbiamo una programmazione almeno triennale. Tutti i progetti hanno per me lo stesso valore. I sogni li realizzi raccontando storie che possano lasciare un messaggio positivo. Oggi abbiamo bisogno di questo. Il nostro ruolo di produttori di contenuti, ci dà grandi responsabilità.
ILARIA SOLAZZO
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