scafa
La copertina del libro

“La domanda che mi pongo continuamente è la seguente: sono io che produco pensieri, oppure i pensieri producono me? Domanda al momento senza risposta” (Carmine Scafa).

Voglio iniziare da questa domanda per parlare di un libro intenso, ricco e di grande interesse, in cui i quesiti sono tanti e altrettanti i dubbi, le risposte, le ipotesi o le ricerche di risposta con ipotesi interessanti, allarmanti o speranzose.

Si tratta dell’ultimo saggio “Il disincanto degli ultimi umani del Novecento” (Paolo Loffredo ed. 146 pagine), di Carmine Scafa, ingegnere, ex dirigente Finmeccanica, amministratore della S.E.Te.S., che per motivi di lavoro ha vissuto in Francia e negli Usa, cura una rassegna stampa di geopolitica e cultura trasmessa streaming settimanalmente.

Con una penna fluida e scorrevole l’autore tratta argomenti complessi che spaziano tra economia, filosofia, sociologia e soprattutto geopolitica, in modo chiaro, coinvolgente e comprensibile da tutti.

La trattazione si suddivide in due parti precedute dalla premessa e seguite dalle conclusioni e da una corposa e preziosa bibliografia.

La premessa è toccante e incontra le corde emotive del lettore, perché nel ricordo del commiato di un suo amico fraterno avvenuto nel 2018, introduce in modo empatico argomenti condivisibili in primis con i suoi coetanei, i giovani degli anni ’70, e poi con le giovani generazioni. Mette a confronto momenti storici diversi con tutti i cambiamenti avvenuti velocemente negli ultimi decenni, grazie o a causa delle trasformazioni tecnologiche e politiche, offrendo al lettore gli strumenti per entrare nella discussione che caratterizzerà il saggio, che è sicuramente illuminante.  Mira a fare chiarezza sul mondo che ci circonda e sulle sue dinamiche sempre più complesse e dettate dalla tecnologia avanzata che prepotentemente si espande a rete in ogni ambito. Si sofferma sul concetto di libertà e giustizia sociale e, toccando argomenti che spaziano dal nazionalismo al sovranismo, dalla rivoluzione alle forme di potere, evidenzia il bisogno dell’uomo, fin dall’antichità, di racconti e narrazioni.

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La copertina del libro

Nella prima parte, il Novecento e il disincanto della Storia, l’autore, che appartiene alla generazione passata alla storia con il nome di “Baby Boomer”, effettua un meticoloso e analitico excursus storico-sociale di anni in cui le trasformazioni e i cambiamenti sono stati repentini e dallo sviluppo delle città e del benessere alle rivoluzioni dal ’68 in poi alla crisi economica e alla società attuale con le sue contraddizioni, dove si procede “con un passo avanti e due indietro”, effettuando una disamina sulle sue peculiarità: le contrapposizioni tra veloce e lento, le società multinazionali, le lobby, il sistema scolastico, il potere della informazione e della comunicazione  che “diventa sempre più uno strumento al servizio di chi detiene potere nella comunicazione mediale ed è in grado di utilizzarla… per orientare nelle scelte, nelle mode, nelle idee…” il fenomeno dell’emigrazione, la globalizzazione con i suoi pro e i suoi contro, il periodo del Covid-19, l’era Trump, l’intelligenza artificiale, l’automazione e la robotica, la guerra in Ucraina.

Nella seconda parte “Serviranno fatica e sudore” Scafa analizza il difficile scenario del mondo attuale in cui si gioca una partita a quattro: “ambizione della Russia, l’occasione dell’Europa, l’orizzonte degli americani e la sfida cinese”.

Con grande competenza geopolitica, prospetta un futuro difficile e complesso da affrontare con la consapevolezza dei rischi e dei limiti della tecnologia “per evitare l’implosione per auto-distruzione del genere umano”. A tale scopo, e nell’ipotizzare come potrebbe essere il mondo nel 2050, affronta le tematiche della nostra epoca in modo chiaro offrendone una informazione esaustiva e soprattutto utile. Si sofferma così su argomenti molto dibattuti e sui quali i punti di vista sono diversi e a volte confusi: l’evoluzione tecnologica che con la rivoluzione dell’intelligenza artificiale invade tutti gli ambiti, persino l’arte e la musica, la completa automazione e i suoi aspetti inquietanti, l’uso sempre più diffuso dei droni, “sua eccellenza l’algoritmo”, corsa al potere, Internet, controllo dell’informazione e gestione dei dati personali con citazioni “orwelliane”, la globalizzazione e i profitti delle multinazionali, l’illusione della conoscenza e i social che spesso sono detonatori di effetti negativi.

Di fronte a tutti questi elementi Scafa cerca e individua non solo i rischi ma anche le possibili soluzioni. In un mondo caratterizzato da questi elementi sempre più predominanti e rischiosi, in cui, come afferma papa Francesco, si combatte una “terza Guerra mondiale a tappe”, cosa si può fare? L’elemento umano è fondamentale e tutto dipenderà da come gli strumenti tecnologici verranno utilizzati, è importante dubitare e ascoltare mettendo da parte il proprio ego e non farsi travolgere dalla tecnologia dirompente come “Apache” dalla “cavalleria degli algoritmi che conquista praterie poco presidiate delle nostre menti”. Serve una svolta epocale che approdi al “Nuovo Umanesimo” in cui la giustizia sociale e le libertà individuali sono gli elementi fondanti della democrazia, con un riformismo rivoluzionario, che incida sui “sistemi educativi, sul vivere in famiglia, sul come relazionarsi con le persone, ripensare al rapporto col cibo e al bisogno sfrenato di consumare”, con un’attenzione all’ambiente e il rilancio dell’artigianato. La scuola può svolgere un ruolo fondamentale e deve svolgere un’azione non solo di insegnamento ma soprattutto di educazione.

Il libro è, dunque, molto interessante e prezioso perché le tematiche affrontate sono importanti e interessanti e aprono la mente di chi legge, offrendo maggiore consapevolezza dei rischi che si possono correre lasciandosi trascinare dalle manipolazioni tecnologiche e “algoritmiche”, il nuovo e sommerso potere, il nuovo “grande fratello” orwelliano.

DANIELA VELLANI

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