amanticizia
Paolo Proietti Mancini

Dopo una lunga carriera nella formazione professionale e una vita dedicata alla trasmissione del sapere, Paolo Proietti Mancini torna con il suo terzo libro, Amanticizia, un’opera che intreccia poesia, memoria ed emozione. Pubblicato il 29 aprile 2025 in lingua italiana (Independently published), il volume conta 126 pagine dense di riflessioni, suggestioni e sinestesia artistica.

amanticizia
Il progetto

Un titolo che è già un manifesto emotivo

Amanticizia è un neologismo poetico, una fusione di “amore” e “amicizia” che rappresenta il cuore pulsante dell’opera. Il libro è una raccolta di 52 poesie suddivise in cinque sezioni – Radici, Versi riflessi, Momenti di una estate, Amanticizia ed Erotico in-verso – che attraversano temi universali come l’affetto, l’erotismo, l’identità familiare e la ricerca di sé.

Ma l’autore non si limita alla parola scritta. Ogni poesia è accompagnata da un’immagine pittorica evocativa e da un brano musicale scelto con cura, per offrire al lettore un’esperienza multisensoriale. Le musiche, raccolte nella playlist ufficiale “Amanticizia” su Spotify, trasformano la lettura in un percorso da vivere con tutti i sensi. “Un libro da leggere, da ascoltare, da contemplare”, come lo definisce l’autore stesso.

Dalla formazione alla poesia, il percorso di una vita

Paolo Proietti Mancini nasce a Roma nell’agosto del 1959, figlio del boom economico italiano. Ingegnere nucleare laureato nel 1984, entra nel mondo del lavoro informatico l’anno successivo. Dopo una prima esperienza come programmatore COBOL, scopre la propria vocazione nella formazione aziendale, dove rimane per quasi 35 anni. Progetta corsi, coordina progetti formativi e sviluppa una personale metodologia di apprendimento ludico per adulti, contribuendo anche al progetto nazionale “Risorgimento Digitale”.

Alla scrittura approda non attraverso la narrativa tradizionale, ma grazie allo storytelling che aveva già saputo valorizzare nel suo ambito professionale. Con il tempo libero guadagnato dopo il pensionamento, scopre una nuova urgenza espressiva: dare voce alle proprie emozioni e raccontare, in versi, le esperienze condivise con le persone che orbitano nella sua vita.

Un’opera che invita a sentire, più che a capire

Amanticizia non è solo una raccolta poetica. È una proposta di ascolto e condivisione emotiva, un invito a perdersi nella bellezza dei sensi e a ritrovarsi attraverso le parole. Un progetto che fonde linguaggi diversi – poesia, pittura, musica – in un unico gesto d’amore verso l’umanità delle relazioni.

Per chi cerca nella poesia una chiave per interpretare la complessità dei sentimenti contemporanei, Amanticizia è molto più che un libro: è un viaggio da percorrere con il cuore aperto. amanticizia

L’INTERVISTA
“Amanticizia” è un titolo intrigante. Come nasce questo termine e cosa rappresenta per lei?
Nasce dal bisogno di dare un nome a un sentimento che non riuscivo a definire con le parole esistenti. È qualcosa che va oltre l’amore e oltre l’amicizia, ma li contiene entrambi. È il legame profondo che si crea quando si riesce a condividere l’intimità senza pretese, l’emozione senza vincoli, la vicinanza senza etichette.

Il libro è composto da 52 poesie, suddivise in cinque sezioni. Come ha costruito questo percorso?
Non ho scritto seguendo un piano preciso. Ho lasciato che le poesie venissero alla luce una alla volta, in base a ciò che vivevo e ricordavo. Solo dopo ho riconosciuto che c’erano delle linee che si intrecciavano: la memoria familiare, le riflessioni interiori, i legami affettivi, l’estate appena trascorsa, l’erotismo. Le sezioni sono nate come capitoli di un viaggio.

Ogni poesia è accompagnata da un brano musicale e da un’immagine pittorica. Perché questa scelta sinestetica?
Perché non scrivo solo con le parole. Vivo con la musica, sono immerso nei colori, nei suoni, nei profumi. Volevo che chi legge Amanticizia avesse l’opportunità di fare un’esperienza sensoriale, non solo intellettuale. La playlist su Spotify è parte integrante del libro, come lo sono le immagini. È un invito a lasciarsi attraversare.

Nel libro si percepisce una grande attenzione alla memoria, alle radici. Quanto contano nella sua scrittura?
Contano tutto. Io sono figlio del boom economico, ho vissuto un’Italia che non esiste più. Ricordare, per me, è anche un modo per restituire senso al presente. Le radici sono il terreno su cui camminano i versi. E non parlo solo di ricordi felici, ma anche di fragilità, di assenze, di lutti. La scrittura è il mio modo per attraversare questi territori.

Lei ha avuto una lunga carriera nella formazione. In che modo questa esperienza ha influenzato la sua scrittura?
Mi ha insegnato l’importanza del racconto. Anche nei corsi più tecnici, ho sempre cercato di usare lo storytelling per rendere i concetti accessibili e memorabili. Quando ho smesso di lavorare, quello stesso bisogno di narrare è rimasto. Solo che, questa volta, i racconti erano dentro di me, non nei contenuti da trasmettere. La scrittura è diventata il mio spazio di libertà.

Molti scrivono per essere letti. Lei, invece, per chi scrive?
Scrivo prima di tutto per me stesso, per capire ciò che provo, per rimettere ordine. Ma spero che chi legge Amanticizia possa riconoscersi, possa dire: “Questa emozione è anche la mia”. Se accade, allora la poesia ha fatto il suo lavoro.

C’è una poesia a cui è particolarmente legato?
Sì, ce n’è una nella sezione “Radici” che parla di mio padre. L’ho scritta in silenzio, quasi con timore. È una poesia che non giudica, non idealizza, ma cerca un punto d’incontro tra il passato e il presente. Ogni volta che la rileggo, sento che mi aiuta a perdonare e a perdonarmi.

Ha in mente un nuovo progetto letterario dopo Amanticizia?
Per ora no. Sto vivendo l’eco di questo libro, leggendo i messaggi di chi mi scrive dopo averlo letto, ascoltando le loro emozioni. Forse, se arriverà un nuovo bisogno, tornerò a scrivere. Ma non voglio forzare nulla. La poesia arriva solo quando è pronta.

amanticizia
Paolo Proietti Mancini

“Ci sono momenti nella vita in cui le parole non bastano. Non bastano per spiegare ciò che si prova, non bastano per giustificare ciò che si è fatto, e non bastano nemmeno per comunicare ciò che si desidera davvero. È in quei momenti che nasce la poesia. Scrivere per me non è un esercizio stilistico, ma un atto necessario. È come accendere una luce in una stanza che conosco da sempre, ma che ogni volta mi rivela qualcosa di nuovo. Ogni verso che scrivo è un passo verso la comprensione di ciò che sono stato, di ciò che sono diventato, di ciò che — forse — sto ancora diventando”.

“Amanticizia non è un libro nato per colmare un vuoto, ma per dare dignità ai silenzi. Ai silenzi che abitano le relazioni, alle parole non dette tra amici, amanti, genitori e figli. È un modo per dire: ‘Ti vedo’, anche quando non ci si guarda più. È un invito a sostare, ad ascoltare, a sentire. Credo che oggi, in un tempo affollato di rumori e opinioni, la poesia abbia un compito rivoluzionario: restituirci l’intimità. Non quella spettacolarizzata sui social, ma quella che si coltiva nel buio delle stanze interiori. La poesia non risolve, non semplifica. Ma accompagna. E questo, a volte, è già tutto ciò di cui abbiamo bisogno” (Paolo Proietti Mancini).

Ci sono libri che si leggono, altri che si attraversano. Amanticizia è uno di quei rari viaggi in cui la parola diventa ponte, tra l’intimità dell’autore e le emozioni di chi legge. È un libro che non chiede di essere capito, ma sentito. Che non pretende risposte, ma suscita domande. Sul senso dell’amore, sulla forma che può assumere l’amicizia quando si fa carne, sguardo, assenza.

Paolo Proietti Mancini ci regala un’opera che è al tempo stesso confessione e carezza, diario e specchio. In un’epoca in cui tutto corre, lui ci invita a fermarci, ad ascoltare una poesia, una musica, un ricordo. A riscoprire la lentezza necessaria per abitare davvero le nostre emozioni. Lasciamo queste pagine con il cuore un po’ più aperto e con il desiderio, forse, di scrivere anche noi la nostra personale amanticizia con la vita.

ILARIA SOLAZZO

LEGGI ANCHE: Michele Bruccheri intervista Luana Rondinelli e Giovanna Mangiù

Hai un blog sulla Sicilia, cronaca, cultura o turismo? Linka questo sito per offrire ai tuoi lettori un giornale unico!

Copia il codice e incollalo nel tuo sito o post.

Grazie per aiutarci a farci conoscere.

Creato da La Voce del Nisseno