TRE POESIE DI UN AVVOCATO DEL NISSENO La Voce del Nisseno online La Voce del Nisseno ott 23 2020 CULTURA. La prima lirica si intitola Icaro. Segue “Cosa siamo” (Poesia delle domande inutili). Si completa la terna con Ruanda. L’autore – di cui conosciamo l’identità – intende rimanere anonimo L’autore vuole rimanere anonimo. «Ruanda» è dedicata alle vittime della sanguinosa guerra civile che ha avuto luogo in quella nazione nel periodo 1990-1993 (la poesia è datata 14 settembre 1994) e del successivo genocidio della popolazione tutsi, dove trovarono la morte oltre mezzo milione di civili, nella totale indifferenza del mondo occidentale. Tutti questi versi sono pubblicati oggi in esclusiva su «La Voce del Nisseno» (m.b.) ICARO Ho volato alto le mie ali vicino al sole, io, novello Icaro, sopravvissuto alla notte dei tempi, a sovrastare le montagne, lieve e leggero come piuma d'uccello, l'aria fredda sulle gote a congelarmi ogni emozione, un sottile fremito e un batter di ciglia. Come tanto tempo fa mi scopro a navigare gli oceani assecondando la rotondità del mondo che io, un tempo, credevo piatto. E sotto a me la vita, a scorrere lenta e velocissima, eternità e istante nella continua lotta tra notte e giorno tra amore e noia tra libertà e morte, finchè giungo all'orizzonte dove gli opposti si toccano e si assapora la somma libertà solo nella morte. Il sole sempre più vicino immenso e caldo fonte di vita e di calore, eterno padre affettuoso e paziente. Le mie ali bianche si muovono lentamente e io mi faccio cullare dall’aria dalle correnti dal vento, eterno alito di qualcuno che da sempre tiene in mano questo palpitante mistero che noi chiamiamo mondo. Ma io sì che scoprirò cosa c’è al di là del sole, nel buio eterno oltre la luce, oltre l'aria, l'acqua, il vento, e il mare. Per questo volo! Per poter dire a tutti di aver visto il niente di avere ascoltato il silenzio. La terra è ormai lontana, mi giro un attimo per guardarla questa palla rotonda brulicante di vita. La guardo ancora una volta poi via, verso il buio che, come sirena, mi attira accogliendomi tra le sue fredde braccia. Chissà se un giorno tornerò, amore mio, a baciarti le labbra. Ti lascio comunque il mio sogno, il sogno di Icaro il sogno di un uomo che ha messo le ali ai suoi sogni. * COSA SIAMO (Poesia delle domande inutili) Cosa siamo. Forse tutto, forse nulla, Forse qualcosa. Forse un'illusione O una speranza O chissà. Cosa cerchiamo, cosa bramiamo, cosa resta. Forse un sogno, forse un incubo o un brutto risveglio o un freddo giaciglio o un tepore di luce lontana o un lampo di vita passata o due bianche ossa o una foto sgualcita o il ricordo di chi ci ama o di chi ci ha amato e ama e conosce ancora. Dove siamo. Forse in un granello di sabbia. Dove andiamo. Forse nel mare infinito o nel vuoto, nel tutto o nel nulla o forse, obliati, nel vortice del vento che ci ghermisce ululando e ci porta via lontano sempre più in alto, dove il cielo si bacia col mare dove il sole sorride dove il sogno, forse, svanisce. Cosa saremo. Forse soltanto un miraggio O un pallido fiore In un mondo di tenebre. * RUANDA Fuggo dall'orrore. Col cuore in gola corro, vincendo i crampi della fame. Davanti a me il sole, le stelle. Dietro di me l'odio, le bombe, i fucili imbracciati, il sangue e le lacrime e le fosse comuni. Corro. Accanto a me i corpi straziati di vecchi di bimbi di donne. Ho visto uomini Cadere, colpiti al cuore e fra essi mio padre; ho visto donne morire seviziate e fra di esse mia madre. Fuggo. Davanti a me il sole. Un giorno un grido si alzerà da questa terra scordata da tutti e una preghiera. “Uomo bianco non dimenticare, uomo bianco non dimenticare, uomo bianco porta un fiore e una lacrima sincera sulle nostre tombe anche se sono soltanto le tombe di uomini dalla pelle nera”.